Seconda opera del francese Jonathan Helpert, IO rappresenta un approccio inusuale al genere fantascentifico e post-apocalittico. Non è difficile capire il perché dell'interesse di Netflix, visto che il colosso dello streaming è sempre alla continua ricerca di film che possano ampliare il catalogo e andare incontro ai gusti e alle esigenze dei numerorissimi e variegati abbonati. Un film di fantascienza che parla di argomenti attualissimi e molto importanti come i cambiamenti climatici, e l'impatto che questi potranno avere sul nostro pianeta, è chiaramente un film che può far gola a prescindere dal risultato finale, e siamo certi che saranno in molti a guardarlo ed apprezzarlo anche solo per i temi che tratta.
Per noi il discorso è certamente diverso, perché nello scrivere questa recensione di IO non possiamo non tenere conto del valore squisitamente cinematografico del progetto, e quindi dei pregi e difetti che si porta appresso. Il film di Jonathan Helpert di difetti, anche piuttosto grossi, ne ha tanti: in primis non riesce mai a coinvolgere lo spettatore e a trascinarlo nel suo mondo. Eppure sappiamo bene come il sottogenere dei post-apocalittici sia stato in grado di esercitare grande fascino negli ultimi anni sia al cinema che in TV.
Una trama fatta di apocalissi, speranze e buoni sentimenti
È un problema di ritmo così come di stile registico, ma è soprattutto nell'ambientazione e nella trama vera e propria che IO pecca di presunzione, scegliendo di non raccontare quasi nulla, lasciandoci invece ad osservare le tediose e monotone giornate della bella Sam (Margaret Qualley), forse l'unica ragazza superstite sul pianeta Terra, mentre raccoglie e cataloga informazioni, conduce esperimenti sulle api ed esplora un territorio reso ormai inagibile dall'atmosfera irrespirabile e tossica.
Se la prima mezz'ora del film procede senza sorprese o avvenimenti degni di nota, le cose cambiano un po' solo quando dal nulla sembra sbucare Micah (Anthony Mackie), un altro sopravvissuto che sta cercando di scappare una volta per tutte verso la colonia spaziale che dà il titolo al film. Se l'uomo sembra non avere più alcuna speranza, la ragazza è invece ancora convinta che che questi cambiamenti cataclismatici non siano destinati a durare per sempre e che prima o poi sarà possibile per tutti gli esseri umani tornare ad abitare sulla Terra.
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Vagabondo che son...
Come avrete intuito, in questo IO non troverete azione nè grandi dialoghi o scene madri. La storia scorre senza grossi scossoni secondo i binari del prevedibile e anche la presenza di un paio "colpi di scena" non è sufficiente a ravvivare l'attenzione se non per pochi minuti. Ed è evidentemente un peccato perché sarebbero bastati pochi elementi in più a rendere ben più piacevole e coinvogente il tutto e quindi anche a dare maggiore risalto agli importanti temi del film.
Di certo arrivati alla fine del film viene spontaneo chiedersi il perché di tante scelte. Perché fare un film su un'apocalisse senza tensione, senza mostrare nulla? O perché allora decidere di offrire uno sguardo più intimista e personale e limitare al minimo indispensabile l'approfondimento sugli unici due protagonisti? O anche solo perché intitolare il film IO se poi su questa colonia spaziale del futuro non ci viene mai detto o mostrato nulla. Ma in realtà l'unica vera domanda che conta è: c'era davvero bisogno di un film con queste caratteristiche quando abbiamo già quel capolavoro che è Wall-E?
Movieplayer.it
2.0/5