Io e il Secco, la recensione: è questo il cinema che ci piace

La recensione di Io e il Secco: Sere nere di Tiziano Ferro, la dolcezza e poi la protezione, ma anche il concetto di supereroe, rivisto e destrutturato nel bellissimo film d'esordio di Gianluca Santoni.

Io e il Secco, la recensione: è questo il cinema che ci piace

All'inizio, e un po' a sorpresa, irrompe in scena la più bella canzone italiana degli ultimi vent'anni: Sere nere di Tiziano Ferro. Un brano che non ci lascerà più, seguendoci per tutta la durata del film (fino ai titoli di coda, quando viene reinterpretata dai Santi Francesi). Una canzone arrabbiata e dolcissima, com'è arrabbiato e dolcissimo il protagonista de Io e il Secco di Gianluca Santoni. Oltre essere un grande esordio, quello di Santoni è cinema incredibilmente epico nella sua semplicità e nel suo sguardo, a volte ironico, a volte dolorosamente drammatico. E forse inconsciamente, la sceneggiatura ribalta i ruoli diventando un film di supereroi. Di supereroi veri, però. Senza mantello e senza poteri, puntando ad un'amicizia che porterà alla salvezza.

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Io e il Secco, una scena del film

Io e il Secco è un film di cui doversi prendere cura (che poi il concetto di cura è il tema portante dello script); è un film che non ti aspetti, più bello e più gentile di come appare, che evita la retorica e si schiera in difesa di chi subisce gli abusi. Ecco il bene ed il male, ed ecco pure la base per ogni opera di supereroi. Ecco anche un disfunzionale romanzo di formazione dalle doppie strade, intanto che i punti di vista della regia rimbalzano tra la leggerezza e la tenerezza. Cinema favoloso, cinema contemporaneo, cinema che si rifà ai grandi buddy movie, spostando l'occhio della camera ad altezza bambino. Da lì, guarderà in altro. Sempre più in alto: cosa vuol dire, davvero, essere uomini?

Io e il Secco: un buddy movie che non ti aspetti

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Francesco Lombardo e Andrea Lattanzi

Di certo, non è un uomo Fabio (Andrea Sartoretti), papà di Denni (il piccolo Francesco Lombardo, pazzesco), che picchia sua moglie Maria (Barbara Ronchi, sempre più brava). Denni ha dieci anni, ed è perfettamente consapevole delle violenze che subisce sua mamma, con gli occhi lucidi e la voce che trema, cantandogli, come una ninna nanna, quella canzone di Tiziana Ferro. Maria è atrofizzata, inerme. Ha paura. Denni, invece, no. Anzi, è determinato a salvarla dalla violenza di quel padre mostruoso.

Come fare? Assoldare un killer, da pagare con i soldi in nero che il papà nasconde nella cassaforte. Ma questa non è Hollywood, e la scelta di Denni ricade su Secco (Andrea Lattanzi), che non è propriamente un omicida, bensì uno squattrinato sbandato del posto. Secco finge di accettare l'incarico con lo scopo di accaparrarsi il denaro. Tuttavia, Denni e Secco, divisi da trent'anni d'età, sono più simili di quanto si possa immaginare. Entrambi arrabbiati, entrambi soli, condivideranno uno strano rapporto, entrando in una simbiosi che, in qualche modo, li avvicinerà al riscatto.

I bambini ci guardano. E ci salvano

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Io e il secco: un'immagine del film

La stessa salvezza che passa attraverso l'emotività di una messa in scena che riempie perfettamente gli spazi, finendo per scaldare la glaciale fotografia di Damjan Radovanovic che, in un gioco di grigi, rispecchia l'umore della storia. Ciononostante, Io e il Secco gioca di opposti, di figure parallele che si tengono la mano: e se Barbara Ronchi riesce ad essere meravigliosa nella sua semplicità, Andrea Lattanzi ha la parlantina e il physique du rôle per essere il classico anti-eroe a supporto del vero eroe del film. Perché Francesco Lombardo, con la sciarpa sul viso e il cappuccio sulla testa, è il vendicatore mascherato di un mondo gracile (come il suo), in grado di essere contemporaneamente sia adulto che bambino, avvolto da un umorismo garbato e libero, che si avvinghia all'oscurità friabile del Secco.

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Io e il Secco, tra dolcezza e rabbia

Una favola, certo, ma anzitutto una destrutturazione della violenza di genere, senza che essa debba essere banalizzata in una didascalia. Del resto, nella sceneggiatura scritta da Michela Straniero e da Gianluca Santoni (premio Solinas 2017 per il soggetto), ogni cosa è organica ed essenziale, libera da forzature o da un eccessivo carico, bilanciando i toni su cui si poggia l'intera storia. Buffa e leggera, morbida fino a spezzare il cuore. Perché in Io e il Secco, come prima cosa, c'è un cuore in frantumi che deve essere salvato e curato (appunto) con l'unico amore che può avere senso: quello di un figlio con sua madre. Ancora una volta, sono gli occhi il centro dell'opera, in un triplice legame empatico (Denni, sua mamma, il Secco). Se è vero che i bambini ci guardano, il coraggio puro e nobile del film punta sulle emozioni, in un tepore in qualche modo propedeutico per spiegare l'istintivo senso di protezione, risultando poetico nella sua disarmante e appuntita delicatezza.

Conclusioni

Il cinema italiano che ci piace, quello puro e genuino, dolce nella sua essenza. Come scritto nella recensione di Io e il Secco, l'esordio di Gianluca Santoni è una favola in equilibrio tra dramma e leggerezza, dove viene ridisegnato il concetto di supereroe. Grande cast (Barbara Ronchi sempre più brava) ma la rivelazione è il piccolo Francesco Lombardo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • Il cast, a cominciare dal piccolo Francesco Lombardo.
  • Il tono in generale.
  • Un argomento importante, reso originale nella sua sostanza.
  • "Sere nere" di Tiziano Ferro.

Cosa non va

  • Forse la location, un po' troppo anonima? Anche se potrebbe essere voluto...