Non lo scopriamo oggi Simone Massi, ma in qualche modo c'era curiosità riguardo il suo nuovo lavoro perché rappresenta il suo grande salto verso il lungometraggio animato. Una curiosità soddisfatta e appagata dall'opera di cui vi parliamo in questa recensione di Invelle, presentata nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia del 2023: l'autore italiano propone un'animazione matura che sa raccontare al tempo stesso qualcosa di personale e uno spaccato di storia del nostro paese.
La trama di Invelle che guarda al passato
Si parte infatti dal 1918 per farci incontrare Zelinda, bambina con il padre in guerra che si trova costretta a crescere più velocemente del dovuto e rendersi conto di come va il mondo. Si scivola poi al 1943, da una guerra all'altra, da Zelinda ad Assunta, giovane contadina che non rinuncia a guardare il cielo e cucirsi un vestito colorato per fingere che la guerra non esista. Un altro salto temporale in avanti e si arriva al 1978, quando non c'è una guerra ma non manca il dramma: il momento che fa da sfondo a un altro bambino contadino, Icaro, è l'attentato ad Aldo Moro, che non impedisce al ragazzo di fare quello che non è stato possibile per le generazioni precedenti.
Zelinda, Assunta, Icaro: innocenze al cospetto del dramma
È l'innocenza di questi piccoli protagonisti a far da filo conduttore di Invelle, di questi piccole storie intime che attingono al passato e l'esperienza di Simone Massi ma riescono a comunicare qualcosa di più generale e ampio. Dal particolare all'universale della Storia con la S maiuscola che si muove indipendente, ma non slegata, dai piccoli luoghi e dalle esistenze che li popolano e li rendono vibranti di vita. Storie che restano spesso fuori dai libri di storia, ma che di fatto la definiscono.
Il tratto personale di Simone Massi
Simone Massi le racconta attingendo al dialetto, al suo dialetto marchigiano, ma non rinuncia ad avvalersi anche di voci esterne e, in alcuni casi, popolari: Giovanna Marini e Mimmo Cuticchio, ma anche Ascanio Celestini, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Toni Servillo e Filippo Timi. Valori aggiunti a supporto di una costruzione visiva importante, imponente, dal tratto sporco, cupo, affascinante a cui l'autore ci ha già dimostrato di padroneggiare.
Il disegno, rigorosamente a mano, è ricco di dettagli, sfumature e significati, ma Simone Massi lo rende vivo e fluido, facendo scivolare una sequenza nell'altra con un uso intelligente e riuscito del piano sequenza, con il supporto dell'ottimo lavoro sul sonoro del solito Stefano Sasso, con il cuore che traspare da ogni linea tracciata con emozione. In un paese come l'Italia, in cui troppo spesso l'animazione è considerata un media per i più piccoli, un gran film d'autore come Invelle riveste un'incredibile importanza.
Conclusioni
Da amanti dell'animazione come mezzo espressivo, non possiamo che chiudere con entusiasmo la recensione di Invelle, il film di Simone Massi presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 2023. Una storia che sa essere sia intima che universale, supportata da un comparto tecnico d'eccellenza che conferma l'opinione positiva che già avevamo dell’autore. Ottimo anche il sonoro, che sa riempire gli spazi lasciati dall’intenso disegno a mano.
Perché ci piace
- La regia, che sfrutta il pianosequenza per creare continuità narrativa tra le immagini.
- Il comparto sonoro curato da Stefano Sasso.
- La storia, intima eppure universale, che l'autore racconta attraverso i suoi giovani protagonisti.
- Il tratto sporco, cupo, sentito di Simone Massi…
Cosa non va
- … che può risultato impegnativo sulla lunga distanza.