In un'edizione in cui le biografie vanno per la maggiore, il Festival di Berlino non manca di ospitare nella sezione Special una pellicola dedicata al tema dell'Olocausto. La 'location' è quella giusta e il tema è decisamente scottante. Focus di Woman in Gold è, infatti, la restituzione delle opere d'arte sottratte dai nazisti ai legittimi proprietari. La straordinaria Helen Mirren è stata scelta da Harvey Weinstein in persona per interpretare Maria Altmann, ebrea viennese rifugiata negli Stati Uniti che nel 2006, in seguito a una rocambolesca serie di procedimenti legali, ottenne indietro cinque quadri di Klimt, tra cui il celeberrimo Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, realizzati dal pittore per la famiglia Altmann.
Il tema del Nazismo viene affrontato, seppur indirettamente, da una prospettiva tutta americana in una grande produzione che, oltre alla Mirren, vanta nel cast Ryan Reynolds, Katie Holmes, l'interprete di Orphan Black Tatiana Maslany, Max Irons e il tedesco Daniel Brühl.
Reynolds, avvezzo a ruoli da supereroe con poteri, stavolta interpreta un eroe di tutti i giorni la cui unica arma è la buona volontà. Il suo ruolo è quello dell'avvocato di Maria, il quale lascia un prestigioso impiego per dedicarsi anima e corpo al recupero del ritratto di Klimt tanto caro alla sua cliente. L'attore, ospite a Berlino, ci racconta di aver "letto la sceneggiatura di Woman in Gold. Subito dopo ho ricevuto una telefonata di Harvey Weinstein. Harvey mi ha detto 'Reynolds, è il tuo giorno fortunato'. In effetti aveva ragione; il film mi ha permesso di connettermi alla mia famiglia. Mentre mi imbarcavo in un viaggio nel passato ho recuperato le mie radici, ho riflettuto su mio nonno, su quanto ha lavorato duro, sulla vita dell'emigrante. Woman in Gold è un film che riflette sulla grande storia, ma anche sui legami familiari".
Il coraggio di Maria
La vera anima di Woman in Gold è Helen Mirren nel ruolo di Maria Altmann, piccola grande donna dalla volontà di ferro che, dopo aver perso i genitori sotto il Nazismo, ha perseguito il suo ideale di giustizia per tutta la vita. L'attrice riflette sull'importanza storica del suo personaggio, divenuto un simbolo per tutti gli ebrei che sono stati costretti a rinunciare alla loro esistenza e ai loro beni affrontando un futuro incerto oltreoceano.
"Sono le scelte che fai nel lavoro a portarti in direzioni diverse" racconta l'attrice. "L'aspetto di questo progetto che mi ha affascinato di più era proprio la storia. Quando ho iniziato a documentarmi sul personaggio ho avuto il piacere di conoscere attraverso i materiali una donna intelligente, determinata, sexy, affascinante, una donna che provenivca da una famiglia unita, che ha sopportato grandi sofferenze. Un personaggio simile meritava che facessi del mio meglio nel portarlo al cinema. Maria aveva giurato di non fare mai più ritorno a Vienna dopo il Nazismo e si era costruita una nuova esistenza in America. Non posso parlare per lei, ma credo che sia riuscita a trovare il cortaggio di tornare nel suo paese natale e combattere non solo per la sua famiglia, ma per tutte le famiglie ebree che hanno subito l'orrore dell'Olocausto. Maria è morta pochi anni dopo la restituzione del dipinto di Klimt, che oggi è visibile gratuitamente a New York. Tante vite sono state sacrificate, persone straordinarie sono morte perciò quello della restituzione è un gesto piccolo, che non cancella gli orrori della guerra, ma ha un valore importante. E poi mentre ci documentavamo, ci siamo resi conto che di restituzioni non se ne sono verificate molte. Quello di Maria è stato un evento raro".
A Vienna sulle tracce degli orrori del passato
Woman in Gold è ambientato tra Los Angeles e Vienna. Il film, che ricostruisce la vicenda delle cause legali intentate da Maria contro il governo austriaco, è arricchito da flashback che raccontano la persecuzione nazista vista attraverso gli occhi della protagonista da giovane e della sua famiglia. Il regista Simon Curtis racconta: "Abbiamo filmato a Vienna per tre settimane. E' stata una bellissima esperienza. Nonostante il tema spinoso, siamo stati accolti molto bene. Abbiamo fatto casting a Vienna e Berlino, abbiamo incontrato tanti attori fantastici ovunque, ma alla fine abbiamo scelto quelli che erano più adatti per la parte. Il nostro obiettivo era quello di realizzare un film che fosse il più onesto possibile proprio per rispettare la bellezza della storia. Ad attirarmi nel progetto da principio sono state le lettere dolcissime scritte da Maria alla famiglia. Le ho potute leggere e ho compreso l'amore che legava i personaggi. Il film ha una componente emotiva molto forte e sono stato felice di poterla mettere in scena grazie a un cast così incredibile". Helen Mirren conclude riservando un pensiero alle vittime dell'Olocausto. "In Austria sono stati fatti tanti progressi riguardo il problema della restituzione. Quando giravamo siamo stati ben accolti e non abbiamo percepito alcun tipo di rancore nei nostri confronti. Il nostro film è un viaggio umano, ma è anche un'opera che parla di giustizia. Molte persone non hanno mai ottenuto giustizia e questo film, per loro, rappresenta una piccola rivincita".