Non potevamo parlare di Profondo Rosso senza dedicare uno spazio speciale alla colonna sonora: un album molto suggestivo, i cui brani aprono la porta del mondo in bilico tra reale e surreale del film di Dario Argento: di volta in volta, da Profondo Rosso a Gianna ci si ritrova nelle stanze dagli altri soffitti della Villa del bambino urlante in silenziosa compagnia di presenze invisibili, si percorre il lungo corridoio in casa di Helga Ullman; in altre parole si rimane affascinati ed emotivamente intrappolati. Ma qual è il segreto di tale magnetismo? Lo abbiamo chiesto proprio a Claudio Simonetti, che allora faceva parte dei Goblin.
D. Claudio, nonostante nei credits dell' LP della colonna sonora di questo film si legga che la musica sia di Giorgio Gaslini e le idee, gli arrangiamenti e l'esecuzione siano dei Goblin, Dario Argento affermò in un'intervista che in realtà Gaslini compose solo il pezzo in cui la sensitiva Helga Ullmann parla in pubblico in un teatro, e la canzoncina infantile che si sente nei titoli di testa; e del resto, quando si parla della colonna sonora di Profondo Rosso, è solo a te che si fa riferimento. Come mai Gaslini, quindi, appare nei credits dell'album come compositore delle musiche? Forse questo è l'unico mistero di Profondo Rosso che non è stato svelato.
R. In realtà l'abbiamo spiegato molte volte quello che successe allora. Gaslini doveva comporre la colonna sonora e noi dovevamo eseguirla a modo nostro. Siamo entrati in sala di registrazione e abbiamo cominciato a realizzare alcuni temi di Gaslini il quale però, quasi subito, litigò con Argento e lascio il film. Argento allora ci chiese di terminare il film e noi ci chiudemmo nella mia cantina dove facevamo le prove a cominciammo a comporre la colonna sonora. Abbiamo composto Profondo Rosso, Death dies e Mad Puppet. Tutti i brani contenuti nella seconda facciata del disco sono composti da Gaslini ed eseguiti da noi tranne il brano Gianna che Gaslini eseguì con l'orchestra. Le prime copie del disco uscirono con la dicitura "MUSICA COMPOSTA DA GIORGIO GASLINI" ma nelle successive ristampe fu aggiunto "E DAI GOBLIN". Comunque considero Gaslini un grande musicista anche se molto lontano dal mio mondo.
D. All'epoca di Profondo Rosso facevano capolino i primi synth analogici come il Moog: quanto sono stati determinanti per la composizione del tema musicale del film e qual è la reazione di un musicista di fronte a un universo del genere che si spalanca di fronte a lui? Usavi strumenti particolari in voga in quel periodo come il Mellotron?
R. All'epoca l'unico sintetizzatore era il Moog che usai molto nella colonna sonora. Il Mellotron, acquistato successivamente lo usai invece su Suspiria.
D. Nonostante tu abbia avuto grandissimo successo, non solo in Italia, con album in cui hai riarrangiato e proposto sia brani dance, sia brani di musica classica, sei famoso soprattutto per essere legato indissolubilmente al pezzo chiave di Profondo Rosso, non ti pesa questo? Quel pezzo l'hai mai sentito come una sorta di "prigione"?
R. In realtà le mie condanne sono due: Profondo Rosso e essere il figlio di Enrico Simonetti che mi è anche pesato molto anche se con grande piacere. Comunque non mi dispiace di essere abbinato ad una colonna sonora famosa d'altronde è sempre una gran nota di merito anche perchè le colonne sonore sono più facili da ricordare piuttosto che una canzone che viene poi dimenticata.
D. So che il brano Profondo Rosso è nato alle due del mattino nel tuo studio, lo hai composto ispirandoti ad alcune scene del film che avevi già visto oppure è partito da una tua idea, qualcosa che ti aveva particolarmente colpito...?
R. In realtà il brano è nato proprio suonando insieme come si faceva una volta. Uno lanciava un'idea e l'altro la sviluppava e così accadde in Profondo Rosso.
D. In che modo componi di solito i tuoi pezzi? Quali sono le condizioni emotive ideali?
R. Quando lavoro per il film di solito vengo ispirato dalle scene e poi subentra anche una certa tecnica di lavorazione che supplisce delle volte alle carenze emotive anche se in realtà ci sono sempre dentro di noi.
D. Se dovessi associare delle immagini, delle scene, ad alcuni brani della colonna sonora, che immagini sarebbero, indipendentemente dal film?
R. In realtà non ci ho mai pensato perchè il condizionamento delle scene su cui lavoro sono molto forti. Al contrario mi posso immaginare delle immagini sui brani scritti non per le colonne sonore.
D. Di solito Dario Argento partecipa attivamente alla composizione della colonna sonora, o comunque se ne interessa in prima persona. In questo caso, quanto è stato coinvolto durante la fase iniziale e in che modo ha scelto, scartato, approvato? In quale brano di Profondo Rosso si può dire ci sia lo zampino di Dario Argento?
R. Argento non ha mai partecipato attivamente alle composizioni, mi ha sempre lasciato carta bianca all'inizio del lavoro e solo alla fine si decide insieme quello che va bene o no. Anche in Profondo Rosso Dario ci ha solo dato dei suggerimenti e le linee da seguire.
D. Il cinema di Dario Argento si potrebbe definire onirico, par una certa attitudine ad essere così vicino al mondo dei sogni, e sopratutto degli incubi, pensi che da un sogno possa nascere una melodia? Ti è mai capitato?
R. Si, mi è capitato spesso di svegliarmi con una musica che ho sognato e qualche volta l'ho subito registrata.
D. Che sensazione si prova scrivendo musica per delle scene di forte suspence?
R. E' difficile spiegare le sensazioni che si provano durante la realizzazione di una colonna sonora. Dipende molto dal tipo di film e dall'intensità della scena ma calcola che io vedo le scene decine di volte e quindi dopo un pò non provi più le stesse emozioni.
D. Cosa c'è stato prima di Profondo Rosso? Voglio dire, pensi che che la tua carriera di musicista, sia stata influenzata principalmente dalla figura di tuo padre, o da un tuo preciso background musicale?
R. Ho studiato al Conservatorio di Santa Cecilia e quindi il mio background è classico. Poi ho suonato in vari gruppi tra i quali Il Ritratto di Dorian Gray con il quale suonavo rock anche un pò sinfonico. Anche mio padre, involontariamente, mi ha sicuramente influenzato nel modo di suonare, sono sempre stato in mezzo alla musica appena nato e questo è uno dei grandi vantaggi di essere figlio d'arte.