I predatori dell'arca perduta ha richiesto una faticosa lavorazione, essendo un film molto curato sotto ogni aspetto, con un budget elevato, ma ampiamente ripagato dagli strepitosi incassi (nel solo mercato americano guadagnò 115 milioni di dollari). Merito soprattutto della bravura dell'accoppiata Steven Spielberg-George Lucas. C'è da dire che per il ruolo di Indiana Jones, la loro prima scelta fu quella dell'attore Tom Selleck, protagonista della serie televisiva Magnum P.I., che però perse la più grande occasione della sua carriera, bollando il copione come ridicolo. Fu così chiamato Harrison Ford (Lucas lo conosceva bene, avendo interpretato Han Solo in Star Wars) a vestire i panni dell'archeologo. Per la sceneggiatura Lucas e Spielberg si affidarono a Lawrence Kasdan, un'altra vecchia conoscenza, in quanto era stato autore dello script de L'impero colpisce ancora e, successivamente, lo sarà per Il ritorno dello Jedi. Con il passare degli anni, approderà alla regia con film come Il grande freddo, Guardia del corpo, l'imminente L'Acchiappasogni. Ottimo il lavoro degli scenografi Leslie Dilley e Michael Ford: la ricostruzione di alcuni luoghi ha richiesto l'impiego di tecnici, elettricisti, falegnami, e un gran lavoro di coordinazione quindi. Singolare la presenza di rettili, all'incirca settemila e difficile la situazione riscontrata per le riprese nel deserto della Tunisia, a causa delle non favorevoli condizioni atmosferiche e dell'assillante presenza di mosche. Il film è stato girato anche in Francia, Inghilterra e alle Hawaii. A questo punto, se pensate che il merito maggiore per la riuscita del primo Indiana Jones sia da attribuire al regista, al produttore, agli scenografi, allo sceneggiatore, vi sbagliate di grosso. Una delle scene più divertenti e memorabili del film (quella dell'arabo provvisto di sciabola che fronteggia Indy, il quale, disgustato, gli spara senza pensarci su troppo) venne pensata da Harrison Ford e proposta a Spielberg. L'attore era infatti affetto da una fastidiosa diarrea, che lo costringeva a rimanere per poco tempo sul set e a non poter eseguire i numerosi passaggi del duello. Una leggenda che dapprima venne smentita da George Lucas, ma confermata poi da Steven Spielberg in un'intervista del 1981.
Soffermiamoci ora sugli effetti speciali e in particolare su due tecniche illusorie usate nella parte finale del film: il matte painting, la cui funzione è quella di nascondere parte di una scena per sostituirla con una voluta, e il travelling matte, che consiste in uno schermo blu, che verrà poi sostituito da uno sfondo, davanti al quale vengono filmati gli attori, tecnica usata nella scena in cui vediamo Indy e Marion legati assieme ad un palo. Non vorrei deludervi ma il favoloso magazzino pieno di scatoloni top-secret, non è altro che un quadro con uno spazio bianco, dove è stato inserito in un secondo momento, tramite la tecnica del matte painting, il movimento del magazziniere che deposita definitivamente l'arca.
Ma I predatori dell'arca perduta non è solo Indiana Jones, nel senso che i personaggi che interagiscono con l'amatissimo archeologo sono un contorno più che dignitoso, a cominciare da Marion, donna forte e instancabile padrona di una locanda nel Tibet, ma soprattutto compagna di Indy, cui non esita rinfacciargli in varie occasioni aspetti non chiari del loro passato, rivolgergli frasi non proprio amichevoli e persino maltrattarlo con rabbiosi manrovesci. La interpreta Karen Allen (Animal House, In the bedroom). Veniamo inoltre a conoscenza del miglior amico di Indiana Jones, l'egiziano Sallah (John Rhys-Davies, Gimli ne Il Signore degli Anelli, per intenderci), che fornirà aiuto a Indy nelle sue mirabolanti imprese e che rivedremo in vesti ancor più rilevanti nel terzo episodio della serie. Altro amico di Indy è il collega Marcus Brody, non incline all'avventura ma alla vita universitaria. L'attore che lo impersona, Denholm Elliott, è morto nel 1992 di AIDS. Paul Freeman è Belloq, archeologo francese, cattivo e spietato, al servizio dei nazisti, ma spinto dallo stesso interesse e dalla stessa curiosità di Indiana Jones per i reperti storici ed esperto nell'ingannarlo. Ma l'inganno più grande, alla fine, sarà lui a subirlo.