Il plot
Dopo la morte di Re Joffrey Baratheon, suo zio Tyrion viene incarcerato con l'accusa di omicidio, in attesa di un processo in cui sarà giudicato da Tywin Lannister, Mace Tyrell e Oberyn Martell. Non potendo aspettare la sentenza, la madre del giovane re, Cersei, chiede al fratello/ amante Jaime di uccidere Tyrion. Intanto, Ser Dontos riesce a portare in salvo la giovane moglie del Folletto, Sansa Stark, consegnandola a Lord Baelish. A Roccia del Drago, Stannis Baratheon fa pressioni sul suo Primo Gentiluomo Ser Davos affinché trovi un sistema per permettergli di reclamare il trono, e Davos ha un'idea brillante grazie alla piccola Shireen. Nelle Terre dei fiumi, Arya e il Mastino trovano ospitalità presso una piccola e pacifica famiglia. A Castello Nero, i Guardiani della Notte ora guidati da Ser Alliser contemplano la possibilità di uscire allo scoperto per fermare il sanguinario gruppo di Bruti guidato da Tormund e da Styr, il Magnar di Thenn. Migliaia di miglia a Est, alle porte di Meereen, Daenerys Targaryen prepara il suo attacco alla più ricca delle città della Baia degli Schiavisti.
Non è il povero Folletto, di nuovo prigioniero, stavolta in una cella molto meno "arieggiata" di quella di Nido d'Aquila dove lo aveva rinchiuso Lysa Tully, a rompere le catene cui allude il titolo dell'episodio: accusato ingiustamente di avere avvelenato il nipote, Tyrion sembra quasi rassegnato all'idea di finire decapitato per alto tradimento, al punto da consigliare al fedele paggio Pod di testimoniare contro di lui pur di proteggere sé stesso. Stavolta sembra davvero che non ci sia geniale pensata che possa salvarlo: chi sarà a venirgli in aiuto?
La tela di Lord Tywin
E' il "cattivo" più affascinante e più interessante dello show, lo è sempre stato; anche nei romanzi di George R.R. Martin, d'altronde, Tywin Lannister va a segno non semplicemente perché astuto o spietato, ma perché mente machiavellica credibile nel contesto pseudo-medievale in cui le vicende delle Cronache del ghiaccio e del fuoco sono ambientate. Qui vediamo il mai abbastanza riverito Charles Dance impegnato in due scene eccellenti, molto diverse l'una dall'altra e che illustrano diversi aspetti della sua abilità politica e maieutica. Con il discorso al piccolo Tommen sulle qualità di un buon re, Tywin prepara il campo al regno di un giovane sovrano saggio e malleabile, sollevato lui stesso all'idea di non dover più gestire uno psicopatico come il defunto Joff; nella scena con Oberyn Martell (il bollente Pedro Pascal), Tywin gestisce una situazione potenzialmente molto insidiosa con un nemico giurato, passando dall'accusare la Vipera Rossa di avere avvelenato Joffrey al farselo alleato in una manciata di minuti. Ci sembra un po' implausibile che il principe di Dorne possa credere alle proteste di innocenza di Tywin sulla morte di sua sorella Elia e dei suoi figli, ma anche Oberyn, probabilmente, sta facendo le sue valutazioni, e sa che in questo momento gli "conviene" tendere la mano all'uomo più potente dei Sette Regni.
Qui ci vuole un applauso. Per Lena Headey e soltanto per lei. La recitazione è uno dei punti di forza de Il trono di spade, ma abbiamo visto spesso la brava attrice inglese ingiustamente ignorata rispetto ai tanti colleghi; tra The Lion and The Rose e La fuga (Breaker of Chains) Lena dovrebbe aver fugato gli ultimi dubbi sulla sua bravura e sullo spessore che è riuscita a conferire a un personaggio che, in partenza, ha pochissimi chiaroscuri come quello della spietata Cersei. Qui Cersei ha una bellissima scena - tra l'altro magnificamente fotografata - con padre e secondogenito in cui, quasi senza aprire bocca, esprime l'insostenibile ansia di una madre che teme di perdere l'ultimo figlio che è rimasto al suo fianco, e a seguire un duetto difficilissimo e fisicamente violento con Nikolaj Coster-Waldau - un interessante rovesciamento di prospettive, tra l'altro, perché la perfida reggente distrutta dal dolore diventa vittima della brutalità di quello che doveva essere il semi-redento Jaime. La legge dell'ospitalità secondo il Mastino
Qualcuno si era lamentato del fatto che lo show non avesse sottolineato con sufficiente zelo l'aspetto particolarmente sacrilego di quanto perpetrato da Walder Frey in occasione delle Nozze Rosse, ovvero il fatto di aver violato la legge ancestrale della sacralità dell'ospite. A tornare sull'argomento in dettaglio è il malcapitato che, blandito dal fascino e dalla furbizia di Arya Stark, offre asilo e un pasto caldo a lei e al suo poco raccomandabile compagno di viaggio Sandor Clegane. A lui, tutto sommato, va meglio che a Robb e Catelyn Stark, perché se la cava con un bernoccolo e una rapina, ma Arya è costretta a tornare a fare i conti con l'amoralità e la brutalità dell'uomo che per molti versi è diventato il suo campione. Stannis, Davos e i banchieri di Braavos
Noi avevamo capito che Re Stannis Baratheon sarebbe andato al Nord a dare man forte ai Guardiani della Notte contro i bruti, voi no? In ogni caso, il piano è in stallo perché Stannis è convinto che l'incantesimo di sangue di Melisandre abbia causato la morte di Joffrey, e sente che non può aspettare a reclamare un trono che è suo di diritto (visto che, tanto vale ricordarlo ogni tanto, i piccoli Baratheon sono in realtà prodotto dell'incesto tra i due gemelli Lannister, Cersei e Jaime, e non figli di Re Robert): "Non sarò una pagina nel libro di storia di qualcun altro". E' la piccola Shireen Baratheon che lo aiuta a togliere le castagne dal fuoco suggerendogli un'idea che interessa la Banca di Braavos, la quale, come abbiamo scoperto durante un dialogo tra Lord Tywin e Lady Olenna in The Lion and The Rose, è anche uno dei maggiori creditori della corona di Approdo del Re.
La lunga mano di Ditocorto
Perdonate il gioco di parole, vergognoso almeno quanto la traduzione italiana di "Littlefinger"; il mistero della morte di Joffrey è già sciolto, almeno in parte, quando Lord Baelish conferma a Sansa il suo ruolo nell'intrigo. Resta da vedere chi sia stato a somministrare effettivamente il veleno al verme coronato, visto che Ditocorto non era nemmeno nei paraggi. Che Petyr Baelish avesse delle mire su Sansa, la bella figlia dell'amata Catelyn, si era capito dalla prima stagione, ma adesso il nostro ambizioso cortigiano e affarista si ritrova signore di Harrenhal, intenzionato a prendere il controllo di Nido d'Aquila facendo capitolare la vedova Arryn e con tra le mani - all'insaputa di chiunque altro - l'erede di Grande Inverno.
A Castello Nero, si dibatte su come affrontare la minaccia dei Bruti da nord e da sud: il gruppo di Tormund e Styr, infatti, sta massacrando interi villaggi per cercare di fare uscire i corvi allo scoperto per decimarli e poter conquistare il passaggio verso sud per l'intero Popolo Libero. Ma a convincere i Guardiani della Notte a passare all'azione è il problema degli ammutinati della Fortezza di Craster, che, se raggiunti da Mance Rayder, rischiano di rivelare dettagli compromettenti sulle forze di difesa di Castello Nero. Ma di tutto il segmento ambientato nel gelido Nord, in cui il fervore giovanile di Jon Snow lascia spazio alla saggezza di Maester Aemon e al valore militare di Ser Alliser, ci piace più di tutto il parallelo sardonico tra le due ragazze brute: la dolce Gilly, che si dà da fare nelle cucine di Castello Nero, si occupa del suo piccino (Little Sam!) e fa pensieri maliziosi sul tenero Samwell Tarly, e l'inesorabile, spietata Ygritte, che dà l'avvio all'attacco al villaggio mirando a un padre che scherza col suo figlioletto. Dany la conquistatrice
Spetta a Daenerys Targaryen, ancora una volta, la chiusa dell'episodio e un momento epico che purtroppo sfigura rispetto al grande showdown di Astapor della scorsa stagione, più che per il poco sangue versato, per la palese assenza di draghi. Ma la tattica adottata da Daenerys per conquistare Meereen dimostra che la principessa nata dalla tempesta è una notevole stratega, nonché sobillatrice di masse, che punta a fare cadere nelle sue mani la città più potente della Baia degli Schiavisti provocando un'insurrezione degli schiavi che si trovano all'interno delle mura - se per Yunkai, infatti, era bastata la sortita dei suoi generali Verme Grigio, Ser Jorah e Daario Naharis, Meereen sembra essere destinata ad esserle consegnata dai suoi stessi abitanti. Per Drogon, Rhaegal e Viseryon ci sarà da adoperarsi una volta a Westeros, al momento a farsi valere in battaglia è solo il bel Daario, protagonista di quella che è forse l'unica scena d'azione dell'episodio, una scena che, per quanto fulminea, è davvero riuscita e divertente.
What's Next?
"Il prossimo sarà più facile", dice l'impagabile Lady Olenna alla nipote Margaery, che, dopo due matrimoni reali, non è ancora regina perché Joffrey non ha avuto il tempo di consumare il loro matrimonio. Nuovi fiori d'arancio reali in vista? E quanto letali, stavolta?
Inganniamo l'attesa con il trailer del prossimo episodio, Oathkeeper:
Movieplayer.it
3.0/5