Siamo giusto di ritorno da Cannes; i bagagli sono ancora per aria, l'emicrania da lunedì imperversa, il frigo è vuoto. Ma Il trono di spade non può più aspettare. L'impegnativa trasferta francese ci ha impedito di commentare subito l'episodio trasmesso la scorsa settimana da HBO - il quarto di questa sesta stagione, Book of the Stranger - caratterizzato da una reunion che abbiamo atteso per anni: avevano avuto a malapena scene insieme, Sansa e Jon, nelle primissime battute dello show a Grande Inverno. Lei sprezzante nei confronti di quel mezzo fratello illegittimo, lui, come l'adorata Arya, ostile di ritorno.
Leggi anche: Il trono di spade: 7 cose che (forse) non sapete sulla serie fantasy targata HBO
Ma hanno fatto tanta strada, Sansa e Jon, e gli anni che li hanno visti crescere lontani l'uno dall'altra, i lutti che li hanno colpiti, gli atti a cui hanno dovuto partecipare o assistere, sono serviti a colmare quelle differenze. Hanno rivolto il pensiero in quella direzione inattesa, hanno scoperto di sentire la mancanza l'uno dell'altra. È per questo che non c'è imbarazzo nel loro ritrovarsi, ed è per questo che, dopo la rivelazione degli ultimi e indicibilmente traumatici eventi, sono in grado di comprendersi, e ricominciare da qui. Come ricomincia da qui Il trono di spade, che trova nuovo slancio narrativo (non che ce ne fosse particolarmente bisogno) per una seconda parte di stagione che si preannuncia a dir poco esaltante.
Il trono di donne
Sarà che abbiamo ancora negli occhi e nel cuore un concorso di Cannes caratterizzato da una prevalenza sorprendente e inebriante di grandi ruoli femminili affrontati da attrici senza paura e registe dalla grande personalità. Sarà che non crediamo di aver mai visto nulla di enpowering quanto la donna dominante intepretata da Isabelle Huppert in Elle di Paul Verhoeven, un film che ha anche riportato il pensiero anche alle incessanti polemiche sulla rappresentazione dello stupro ne Il trono di spade (e in generale nei media). Ma di fronte a questi episodi il primo elemento che salta agli occhi è la forza e l'importanza crescente dei personaggi femminili; quei servizi fotografici con regine, guerriere e strateghe dilaganti, quelle interviste e quei proclami di inizio stagione non erano una tattica per "placare" commentatrici e spettatrici offese in particolare dalla sorte di Sansa nella quinta stagione. Erano indicative del futuro della storia. Non solo le donne non sono vittime, in questa fase de Il trono di spade. Le donne sono Il trono di spade.
Abbiamo iniziato con Sansa, restiamo con Sansa. Se sia lei che Jon sono reduci da atroci traumi, Sansa è certamente quella che ne viene fuori con più grinta e voglia di riscatto; è comprensibile che Jon, tradito da i suoi confratelli, sia confuso, frastornato e indeciso, anche di fronte alla notizia che Rickon è prigioniero di Ramsay; ma è Sansa, di fatto, a convincerlo della necessità di riprendere Grande Inverno e uccidere il suo aguzzino. In Book of the Stranger, Sansa affronta a viso aperto nuove minacce verso di lei e i suoi fratelli, e annuncia, determinata: "Lo farò da sola, se necessario".
In The Door, Sansa ha una scena ancora più soddisfacente, quella in cui, in quel di Città della Talpa, ritrova il suo "mentore" e "difensore", l'uomo che l'ha consegnata ai Bolton, e lo tratta come merita. Non senza però registrare il fatto che, se vuole, potrà disporre delle forze militari della Valle; e non senza raccogliere il monito di Lord Baelish a non fidarsi completamente nemmeno di Jon.
Stavolta non si torna indietro, Sansa Stark è giunta al momento critico del suo arco, perché se Jon è il condottiero militare destinato a guidare un esercito di Bruti contro Ramsay Bolton e nelle guerre a venire, Sansa è la leader che saprà coniugare gli insegnamenti dei suoi genitori con quelli di Cersei Lannister e Petyr Baelish; la giovane donna in cui si sposano la fierezza degli Stark e la diplomazia dei Tully, come in suo fratello Robb, di cui è l'erede: a tutti gli effetti regina del Nord.
Con Daenerys spogliata di tutto, privata dei suoi draghi, minacciata di violenza sessuale a ogni piè sospinto e trascinata come una schiava a Vaes Dothrak, era naturale forse provare lo stesso senso di impotenza, la stessa frustrazione che abbiamo sentito quando Sansa è caduta in mano a Ramsay nella scorsa stagione; ma chi avesse sufficiente spirito di osservazione sapeva che questa Dany era anni luce dalla ragazzina che finì per la prima volta in mezzo ai Dothraki quando suo fratello e Illyrio Mopatis la vendettero a Khal Drogo anni fa. Osservatrice perspicace e paziente, Dany ha lasciato scivolare su di sé le risate e gli insulti dei suoi carcerieri, ha saputo trovare vecchi e nuovi alleati, e ha atteso il momento propizio per ribaltare la situazione in proprio favore nella maniera più spettacolare e inequivocabile. Uccidendo tutti i condottieri dei khalasar riunitisi a Vaes Dothrak per decidere dove portare morte e distruzione, e per determinare il destino della Khaleesi ribelle, Dany non taglia solo la testa al serpente, prende di fatto il suo posto; non è più alla guida di un khalasar, ha il controllo dell'intero popolo, e lo ha ottenuto dimostrando di essere più coraggiosa, potente e scaltra di tutti i Khal messi insieme; e li aveva persino avvisati del fatto che, tra le altre cose, Danerys Targaryen è "la Non Bruciata". Emilia Clarke, invece, ci aveva avvisato che non avrebbe più accettato scene di nudo se non fossero effettivamente servite a fare avanzare il plot. Quale occasione migliore della distruzione del patriarcato!
Leggi anche: Un inverno lungo 5 anni: il successo de Il Trono di Spade in 5 punti
Dopo le regine, le guerriere
A Braavos, intanto, per quella che è una delle storyline che procedono più stentatamente in questo ciclo di episodi, Arya ha un'esperienza di tutt'altro genere che in ogni caso getta luce sul percorso che sta facendo. Nascondendo Ago all'inizio della quarta stagione, uccidendo Ser Meryn Trant, Arya aveva già dimostrato di non poter rinunciare al suo passato e al suo desiderio di vendetta: la stessa "lista" - su cui, come abbiamo visto in Oathbreaker, sono rimasti i nomi di Cersei Lannister, Gregor Clegane e Walder Frey - è pura essenza di Arya Stark. L'Orfana, che l'allena in combattimento, sa bene che la ragazza non è in grado di liberarsi della propria identità come è prerogativa degli Uomini senza volto, ed è scettica sulla possibilità che Arya sia degna di essere accolta nelle loro fila.
Jaqen, d'altra parte, sembra pensarla diversamente dal momento che manda Arya in missione a vedere una rappresentazione teatrale che non fa altro che riportarla al momento della sua originaria perdita dell'innocenza. La play-within-the-play che mette in scena la morte di Re Robert e di Eddard Stark non è solo ottimamente realizzata (a proposito, benvenuto Jack Bender!) e recitata da attori eccellenti come Essie Davis e Richard E. Grant, è probabilmente importante perché riporta Arya ancora più a contatto con sé stessa e con la sua autentica missione. Guardate il viso di Maisie Williams mentre Arya vede suo padre e sua sorella pubblicamente vilipesi. Nuovamente nascosta in mezzo alla folla, a vedere suo padre morire.
Qual è il vero obiettivo di Jaqen nell'ordinarle di uccidere l'innocente Lady Crane? E lei obbedirà? Forse, come Bran non è destinato ad essere in tutto e per tutto il successore del Corvo con tre occhi (sappiamo già che non resterà bloccato nelle radici dell'albero-diga), Arya è destinata ad essere solo parzialmente un Uomo senza volto? Perché su una cosa non c'è dubbio, Arya tornerà a Westeros per una sanguinosa, definitiva e personalissima vendetta.
Leggi anche: Il trono di spade: due chiacchiere con Arya e Davos
Chiudiamo il nostro disamina sulle potenze femminili dello show con Meera Reed - anche se pure ad Approdo del Re sono evidentemente ad appannaggio delle donne, Olenna Tyrell che manovra il figlio Mace e Kevan Lannister, Cersei che manovra Jaime, Qyburn e la Montagna, Margaery che manovra Tommen e Loras, i prossimi passi decisivi. Non ci era sfuggita la profezia della Figlia della foresta Foglia, che nell'episodio Home aveva detto a Meera che Bran avrebbe avuto ancora bisogno del suo aiuto: quel momento arriva in maniera repentina e terrificante e la giovane Reed si dimostra magnificamente all'altezza, rispondendo all'assalto dei non-morti del Re della Notte con una gagliardia che fa pensare a Jon Snow ad Aspra Dimora. Non abbiamo visto tutto quello che siamo destinati a vedere di Meera, figlia di Howland della Torre delle Acque Grigie.
Leggi anche: Il trono di spade: 10 sogni proibiti dei lettori di George R.R. Martin
I leader (maschi) fallaci
Potere alle donne non significa fine del dominio maschile. Questo show d'altronde ha sempre mostrato che gli uomini sono vulnerabili quanto le donne: c'è chi ha perso la testa, chi ha perso la mano, chi ha perso altri attributi. Ma in questi due episodi ci sembra di poter individuare diversi uomini in posizioni di potere che - per lo più in buona fede - fanno scelte discutibili che potrebbero essere destinati a scontare. Tyrion agisce in vece di Daenerys, si allea con ordini religiosi (che già alla sorella mal gliene incolse) e sigla, certo, in nome della pace, un patto cogli schiavisti di Yunkai, Astapor e Volantis che di fatto condanna per almeno altri sette anni centinaia di migliaia di persone alla schiavitù, una cosa che la regina di Meereen difficilmente potrà avallare; ma a giocare col fuoco (letteralmente) è soprattutto Euron Greyjoy, nel proclamare, nella bellissima scena dell'Acclamazione a Pyke, la sua intenzione di sedurre e manipolare la Madre dei Draghi. Euron è un personaggio formidabile e carismatico, ma così erano altri avversari di Dany. Casomai sarà lei a sfruttare Euron per impossessarsi della flotta delle Isole di Ferro e trasportare a Westeros il suo esercito di Immacolati, Dothraki e mercenari, con tre draghi a solcare i cieli sul Mare Stretto, per l'orrore di chiunque le si pari davanti.
Un altro condottiero che, come Tyrion, si macchia di ingiustizie e di errori di calcolo politico nonostante le pie intenzioni è l'Alto Passero, un uomo apparentemente saggio, ragionevole e umile che è capace di opprimere e straziare le donne - e gli omosessuali, nel caso di Loras - come ha fatto con Cersei nel nome della Madre e degli altri dei. Nello scenario che si va prefigurando, siamo pronti a scommettere che verrà il giorno in cui sarà la Madre a presentargli il conto. Nel caso specifico, minacciando Margaery il capo della Fede ha ottenuto di rinverdire l'alleanza tra Lannister e Tyrell contro di lui e i suoi seguaci; ma potrebbe anche avere tentato a sua volta di manovrare Re Tommen facendo giungere attraverso di lui a Cersei la notizia della sentenza che incombe sulla giovane regina per i suoi scopi personali (Tommen, d'altro canto, è un altro "leader" che non sembra esattamente brillare per astuzia e consapevolezza). In ogni caso, la pace non durerà ancora a lungo nelle strade di Approdo del Re.
La fuga di Bran e una tragedia inattesa
Nessuno di loro fa un errore grande come quello commesso da Bran Stark. Già in Oathbreaker, con la magnifica sequenza della Torre della Gioia, la sua storyline era diventata di enorme interesse, e il fatto che il Ned del passato fosse riuscito a sentire la sua voce all'interno della visione aveva aperto la strada ad interessanti ipotesi (e su questo torneremo, magari nei prossimi giorni). I segmenti dedicati a Bran in The Door iniziano con una visione rivelatrice nientemeno che dell'origine degli Estranei, creati proprio dai Figli della Foresta come una sorta di Golem ricavato uccidendo un uomo con una lama di ossidiana nel cuore; un'arma da utilizzare nella guerra contro i Primi Uomini, di cui in seguito si è perso completamente il controllo. Le conseguenze di ciò Bran le tocca con mano quando, annoiato e curioso, mentre il Corvo con tre occhi e Hodor dormono, decide di visitare una visione per conto proprio, commettendo l'errore incalcolabile di cui parlavano poco sopra.
Bran sa di non essere pronto a controllare le visioni da solo, ma non resiste alla tentazione di liberarsi per una volta dalla supervisione del suo mentore; purtroppo invece di ritrovare il tempo e il luogo che lo interessavano - Grande Inverno al tempo dell'infanzia di suo padre, o la Torre della Gioia - si trova faccia a faccia con il Re della Notte. E quello lo vede; lo tocca. E tanto basta a permettergli di individuare l'ubicazione del nascondiglio dell'antico nemico e del suo giovane discepolo. Quello che segue - incluse le prodezze di Meera di cui abbiamo già parlato - ha fatto versare lacrime amare a mezzo fandom. Il sacrificio del metalupo Estate, conferma inequivocabile dell'arrivo del più lungo e triste degli inverni, e quello del personaggio più puro dello show, interpretato meravigliosamente da Kristian Nairn e popolarissimo sin dalla prima stagione, è accompagnato dalla tragica consapevolezza della responsabilità di Bran, che va ben oltre l'aver fatto localizzare la caverna agli Estranei. Nel momento dell'attacco, infatti, il Corvo e Bran sono immersi profondamente nella visione di Grande Inverno perché Bran possa imparare in fretta e furia ciò che gli serve prima di lasciare la caverna, e, per poter prendere il controllo di Hodor e fuggire, Bran deve passare per Wylis, ovvero l'Hodor adolescente che avevano conosciuto in Home, e che è così esposto alla propria morte futura, che gli causa un feroce attacco epilettico, la perdita del linguaggio e il grave ritardo mentale.
Hold the door. Hold-door. Hodor.
Quali che siano i futuri doveri di Bran, il suo impatto sul presente, sul passato e sul futuro, il suo difficile ruolo nell'imminente Battaglia per l'Alba, niente sarà più triste della consapevolezza di aver creato Hodor, e di averlo perduto.
Leggi anche: Il trono di spade, il ruolo di Bran e i paradossi temporali
Movieplayer.it
4.0/5