Ci voleva Cristina Comencini per (ri)dare vigore e spessore alle produzioni italiane originali Netflix. Materiale umano, del resto, decisamente importante, com'è importante il materiale originale da cui è tratto, appunto, Il treno dei bambini. Da un romanzo di Viola Ardone, pubblicato nel 2019, ecco un lungometraggio che ha la sua forza nella chiave di lettura, semplice, armoniosa e limpida nello scopo narrativo cercato, e poi voluto e portato a termine seguendo i canoni di una doppia narrazione che rendono il film tanto luminoso quanto vitale.
Tra l'altro, Il treno dei bambini, in streaming su Netflix dal 4 dicembre (e presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma), sembra mosso anche da un'urgenza contemporanea. Sia sociale che politica, se vogliamo. Anzi, anche qui, l'urgenza è doppia: i bambini segnati dalle guerre (ma non solo: anche da tutti quei bambini impossibilitati a vivere seguendo banalmente la felicità), e poi il ruolo fondamentale della mamma. Un ruolo che non andrebbe mai e poi mai messo in discussione, soprattutto dalla politica gretta e retrograda, come quella che quotidianamente invade le prime pagine dei giornali.
Il treno dei bambini: la ricerca della felicità secondo Cristina Comencini
Il treno dei bambini, scritto dalla Comenincini insieme a Furio Andreotti, Giulia Calenda e Camille Dugay, ci porta nel cuore di Napoli, tra i muri scrostati dei Quartieri Spagnoli. È il 1946, e la guerra è appena finita. Restano le macerie, resta la povertà della gente, costretta a vivere nell'indigenza. Al centro del film c'è il piccolo Amerigo (Christian Cervone), figlio di Antonietta (Serena Rossi. Pelle e ossa, passa i giorni a correre da un vicolo all'altro, scalzo, tra quella miseria e quella nobiltà (d'animo) ritratte dalle celebri commedie di Eduardo. Per garantirli una prospettiva di futuro, mamma Antonietta lo carica su uno di quei "treni della felicità" che puntavano al Nord. Qui, verrà accudito da Derna (Barbara Ronchi, una donna senza figli. Amerigo troverà in lei un punto da dove ricominciare, compiendo una scelta dai potenti riverberi emotivi.
Il ruolo sociale, umano e politico della mamma
Se, visto l'approdo streaming, Il treno dei bambini potrebbe soffrire di un certo approccio televisivo, Cristiana Comencini ci tiene, invece, a rendere la messa in scena il più cinematografica possibile. Una rilevanza non da poco, che si riflette nella scenografia (Maurizio Leonardi) e soprattutto nell'utilizzo delle musiche di Nicola Piovani. È proprio la musica che diventa, nel film, una sorta di protagonista: strumento di ricerca della felicità per Amerigo, svolta narrativa per la Comencini, che la sfrutta come elemento cardine che porterà poi il bambino ad una consapevolezza umana e artistica. Più in generale, sarà l'arte a salvare Amerigo dopo l'incubo della guerra, e su questa strada Il treno dei bambini prende la direzione migliore, o almeno quella maggiormente rilevante rispetto al concetto stesso di salvezza, che dovrebbe essere primario nelle scelte (di nuovo) politiche di quei governi che continuano ad affilare i coltelli, assuefatti dalle bombe sganciate sui civili indifesi.
La stessa salvezza e la stessa felicità che poi si fonde nell'icona primordiale della madre, radice narrativa che la Comencini tiene ben piantata a terra. Come? Lasciando una traccia scenica che si alterna nei due spazi opposti: da una parte l'Antonietta di Serena Rossi, dall'altra la Derma di Barbara Ronchi. Nord e sud, entrambe mamme di Amerigo, con i loro difetti, le loro grazie. Le due attrici sono formidabili a restare in scena anche quando, effettivamente, non ci sono, sfruttando al meglio il legame ideologico disegnato dalla regista che si riflette sul piccolo Amerigo, vero nucleo del film. Sopra, la doppia figura materna, che suggerisce un'attinenza nevralgica rispetto all'oggi. Madre naturale o madre acquisita, Il treno dei bambini con una semplicità potente e accessibile (è un pregio assoluto essere comprensibili), agganciandosi ai silenzi e agli sguardi (e poi alle scelte compiute), traduce al meglio quanto una madre possa essere sia naturale che di fatto. Una sintesi, nemmeno a dirlo, necessaria e fondamentale. Oggi più di ieri.
Conclusioni
Un film che definiremmo importante, visto il tono e vista la storia. Il treno dei bambini di Cristina Comencini non solo ri-alza il livello delle produzioni italiane Netflix, ma risulta splendidamente attuale per temi e colori. La salvaguardia della felicità e dell'integrazione rispetto ad un mondo brutale, nel quale la salvezza passa anche attraverso il mezzo artistico.
Perché ci piace
- La semplicità narrativa.
- La musica come elemento protagonista.
- La bravura di Serena Rossi e Barbara Ronchi.
- Il tema, attuale e importante.
Cosa non va
- Potrebbe avere un taglio televisivo, vista la destinazione streaming.