L'uscita nelle sale italiane di Poseidon, remake del classico L'avventura del Poseidon, è destinata a sconvolgere e a intrattenere il pubblico, sfoggiando l'ennesimo carnet di effetti speciali all'avanguardia e riprese ad altissima spettacolarità.
Ma Poseidon non è che l'ultimo gradino di una scala evolutiva, le cui origini nascono quasi insieme al cinema stesso. Nel 1925 infatti, quando il cinema ancora non poteva parlare, Harry O. Hoyt diresse Il mondo perduto. Tratto da un romanzo di Arthur Conan Doyle, il film narrava la storia di uno sperduto altipiano della foresta amazzonica in cui i dinosauri non si erano estinti. Un gruppo di ricercatori ne scopre l'ubicazione e trasporta un esemplare vivo nel mondo civilizzato. Le cose cominciano a degenerare quando la creatura si libera dalla prigionia - ricorda qualcosa, vero?
Otto anni prima di King Kong, più di vent'anni prima che Steven Spielberg potesse anche soltanto camminare su questa terra, c'era già qualcuno che, sfruttando il mezzo cinematografico meditava di distruggerla.
Anche se Il mondo perduto appartiene soltanto ad un sottogenere del filone catastrofico, si può dire che ha contribuito alla sua delineazione ed ha influenzato chiaramente molte produzioni hollywoodiane anche piuttosto recenti.
Ma per vedere quello che probabilmente è il primo film catastrofico vero proprio, bisogna aspettare il 1933, quando ne La distruzione del mondo di Felix Feist dopo un'eclissi ed un forte sisma, un gigantesco maremoto spazza via la civiltà umana, lasciando ai pochi sopravvissuti il gravoso compito di ripartire da zero a ricostruire un nuovo popolo.
Sebbene le risorse dei tempi fossero assai limitate, da allora, col progredire dei mezzi e della tecnologia, quella scala evolutiva ha continuato a crescere, raggiungendo ai giorni nostri livelli stratosferici. Ma cos'ha spinto il cinema in questa direzione? E perché la massa trae piacere al vedere tanta distruzione?
All'analisi e alla ricerca di possibili risposte a queste domande volgerà il presente articolo, ma prima ripercorriamo brevemente la strada imboccata dal genere, soprattutto negli ultimi anni, che ci coinvolgono direttamente.
Seppur relegato in produzioni low cost spesso di serie B, il cinema catastrofico ha continuato ad esprimersi parallelamente a qualsiasi altro genere.
Molte di queste pellicole tra gli anni 30 e gli anni 60, recentemente rivalutate, sono diventate cult movie, come Ultimatum alla terra, Quando i mondi si scontrano o ancora Il giorno dopo la fine del mondo.
Essendo un settore che necessita forzatamente di una componente visiva complessa, i cineasti erano sottoposti a compiti piuttosto problematici dal punto di vista dell'ingegno: per mostrare maremoti, inondazioni, edifici distrutti, si era costretti a ricorrere e ad elaborare continuamente nuove idee di realizzazione.
Pur essendo fermamente convinto che il cinema non debba avere genere e che definire un film riassumendolo in una sola parola sia una forte limitazione, a scopo indicativo, per i maniaci della catalogazione, va detto che i film catastrofici possono essere suddivisi in diversi sottogeneri, identificati dalla catastrofe stessa: acqua, aria, alieni, ecc..
Come per la moda anche nel cinema ogni periodo ha le sue tendenze e i suoi clichè, si veda per esempio come negli anni 70 i film sulle tragedie aeree la facessero da padrone ( Airport, Airport 75, Terrore a 12000 metri) assieme ai film sugli zombi (La notte dei morti viventi, zombi), negli anni 80 il sottogenere dominante invece era costituito da un pianeta devastato in un futuro posto atomico (The day after, Mad Max oltre la sfera del tuono).
Finalmente negli anni 90 si arriva ad un punto di svolta: i computer fanno il loro prepotente ingresso del mondo del cinema, ed a beneficiarne più di qualsiasi altro è il genere catastrofico. Il film più importante che segna questa svolta, che trasforma un genere tra tanti in un'icona e simbolo della Hollywood moderna, arriva in Italia il 27 settembre 1996, con cifre esorbitanti investite in effetti speciali ancora oggi grandiosi, tanto odiato dalla critica quanto amato dal pubblico, Independence day stupisce letteralmente con sequenze di distruzione mai viste prima e risultati al botteghino altrettanto impressionanti.
È il trionfo, l'affermazione del disaster movie, e come ogni film di successo che si rispetti, impone il suo genere a livello planetario, i grandi produttori aprono i loro portafogli, investendo somme sempre più elevate, con risultati in evoluzione esponenziale, almeno per quanto riguarda l'aspetto visivo.
Sceneggiatori, produttori e registi, fanno a gara per trovare il modo più spettacolare di distruggere il pianeta, e lo spettatore si trova così bombardato dal caos: giganteschi uragani (Twister), eruzioni vulcaniche violentissime (Dante's Peak - la furia della montagna), enormi lucertoloni assetati di distruzione (Godzilla), meteoriti in rotta di collisione con la terra (Armageddon, Deep impact), instabilità del nucleo terrestre (The core), navi affondate (Titanic) e quando le idee si esauriscono, come in qualsiasi altro campo, si attinge a piene mani dal passato, attraverso grandiosi remake che, grazie alle nuove tecnologie, possono rendere finalmente giustizia e mostrare ciò che prima non poteva essere mostrato.
Numerosi fattori sono alla base del successo del _disaster _movie, primo fra tutti ovviamente la spettacolarità. Le televisioni, i giornali, e i mass media in generale sono alla ricerca costante di fatti e notizie sconvolgenti da proporre al pubblico, perché fa audience, perché è ciò che il pubblico vuole.
Chiunque di fronte ad immagini di sparatorie, morte e tragedie di massa da Tg delle 20.00 è dispiaciuto e soffre per ciò che vede, ma nessuno è in grado di distogliere lo sguardo, è ipnotico, magnetico e per quanto cinica possa essere la verità, nessuno può negare quanto la società sia affamata di distruzione.
E come fare a trovare il nutrimento necessario? C'è chi si affida ai telegiornali, chi si nutre di quotidiani, di Real Tv e di reality show, e c'è chi infine si nutre di cinema.
Cinema che per definizione è la rappresentazione di fatti o vicende più o meno reali, in ogni caso è bene sottolineare che per quanto realistico un film possa essere, resterà sempre una rappresentazione... finzione, con i pro e i contro che ne derivano: quando il pubblico trage-dipendente va a vedere un film catastrofico, trae il naturale sostentamento dalle scene più cruente e distruttive com'è giusto che sia, poi esce dalla sala e non c'è nemmeno quel fastidioso tarlo di commiserazione e pietà di quando le cose avvengono per davvero. È perfetto.
Salvo poche eccezioni, nelle quali il film è tratto da fatti accaduti realmente, come Poseidon appunto. O come il tanto acclamato Titanic.
Nel caso di quest'ultimo film le cose cambiano ma non di molto. Sebbene sia stato realizzato in memoria dei caduti del Titanic, l'effetto purtroppo non è quello di sensibilizzare lo spettatore sul terribile incidente. Ancora mi ricordo le lacrime che sgorgavano a fiumi alla fine del film, non tanto per i reali deceduti quanto per la finta morte del signor Leonardo DiCaprio.
È triste, ma è un fatto che la maggior parte della gente, dopo un film catastrofico basato su fatti realmente accaduti, sia portata a commuoversi in maggior misura verso le vicende dei protagonisti del film. Il pensiero verso la realtà è secondario.
Ma del resto non è un discorso su cui si può generalizzare e non vale per tutti così ovviamente.
Un altro punto a favore del cinema catastrofico, escludendo i casi appena citati dei film con qualche attinenza con la realtà, sta nel fatto che il suo obiettivo non è quello di vincere l'Oscar come miglior Film, semmai il premio per gli effetti speciali gli è molto caro, il regista sa bene che deve dirigere un film scorrevole, godibile e il meno impegnato possibile, la trama dev'essere lineare in modo che anche i meno acculturati possano seguirlo senza problemi, il top dell'operazione commerciale insomma. Nella società moderna, il lavoratore medio, dopo una dura settimana densa di impegni, stress e responsabilità, ne arriva al termine provato ed esausto. Alienato dalla routine quotidiana, vede nel week-end un' occasione per espellere le ansie e le tensioni accumulate.
In ambito cinematografico i film d'azione, i film "spacconi" ma più di tutti i film catastrofici si prestano bene a questo scopo. Attraverso la manifestazione di potenza delle immagini, si attua un processo di astratta identificazione nell' entità distruttrice, unica vera protagonista di ogni film catastrofico: colui che guarda si trasforma virtualmente in colui che distrugge ed esprime, espelle, seppur stando seduto, immobile sulla comoda poltrona, le tensioni e le ansie accumulate e latenti.
Ma il successo del genere non è solo da ricercare nella psicologia della società contemporanea, ci sono anche ragioni più pratiche: con l'uscita continua di nuovi supporti come il Dvd e nuove soluzioni d'ascolto ad altissima fedeltà come il Dolby Digital, il Dts, la certificazione THX e chi più ne ha più ne metta, è sempre più facile ed economico beneficiare di una visione perfetta anche nel privato, e ancora una volta vediamo che per sfruttare al meglio un buon subwoofer, l'ultimo televisore da 42 pollici, il nuovo sistema di diffusori e l'amplificatore appena acquistato, uno dei titoli più indicati è La guerra dei mondi, o L'alba del giorno dopo o qualsiasi titolo con esplosioni e distruzione, che ci convincerà definitivamente del buon investimento appena fatto.
È curioso infine notare come questi film escano al cinema sempre in periodi di relativa tranquillità: niente distruzione cinematografica dopo l'11 settembre, niente dopo la tragedia in Sri Lanka, niente dopo ogni evento tragico di portata mondiale.
Forse è solo un caso, o forse la gente ha paura, e con un tocco di scaramanzia, preferisce non trattare certi argomenti in periodi critici, si accontenta di guardare e riguardare alla Tv le terribili immagine della tragedia e poi, soltanto dopo che la massa avrà ammortizzato, avrà assorbito il colpo, soltanto allora, magari, su quella tragedia ci si potrà fare anche un film.