Il silenzio è rotto...
Sgombriamo subito il campo da fastidiosi ed inevitabili paragoni: Silent Hill il film non poteva mai eguagliare i vertici di Silent Hill il videogame. Perché nell'attitudine ludica l'immedesimazione del giocatore con la storia è praticamente totale, l'alter ego digitale è una tangibile proiezione interiore del player. Ciò accade in special modo per il videogioco targato Konami dove la deviante componente psicologica, fortemente disturbante nelle sue orrifiche alterazioni dimensionali, trasforma la naturale interazione in un'esperienza emotiva diretta, quasi fisica.
Detto questo occorre altrettanto lestamente dimenticare le tante trasposizioni di videogiochi che negli ultimi anni hanno invaso le sale cinematografiche con risultati pessimi. Perché oltre ad essere un regista, Christophe Gans è un videogiocatore incallito che ha passato parecchie notti insonni districandosi tra gli incubi di Silent Hill. Lo si nota subito, sin dalle prime inquadrature che ammiccano chiaramente al modello videoludico: la ricostruzione maniacale degli ambienti sin nei minimi dettagli (spaventose quelle del Brookhaven Hospital e della Midwich Elementary School), e l'attenzione viscerale per le perturbanti suggestioni del videogioco (incluse le musiche ora allarmanti, ora falsamente distensive di Akira Yamaoka) fanno gridare al miracolo. Letteralmente, se pensiamo agli inutili stravolgimenti delle recenti trasposizioni di videogames su grande schermo, con il regista Uwe Boll divenuto autentico spauracchio tra i videogiocatori.
Resta d'aggiungere che probabilmente chi non ha mai giocato a Silent Hill (considerando che il film si basa su un adattamento delle prime tre storie) potrebbe trovare il film un po' didascalico e di maniera. Perché le caratteristiche tipiche dei thriller psicologici sono qui volutamente ingrossate per ricreare l'atmosfera malata ed inquietante che pervade la sinistra cittadina. I movimenti della macchina da presa sono lenti, l'estetica da videoclip viene sgretolata dalla permanente ricerca di una tensione interna che faccia esplodere le macabre evoluzioni della storia e il cast (a partire dalla protagonista Radha Mitchell) è adeguato e sostanzialmente in sintonia con le caratteristiche del film, senza sciocche concessioni alle divagazioni divistiche (come per la Milla Jovovich di Resident Evil). L'operazione attuata da Christophe Gans è dunque tutto sommato riuscita, potendo rispettare appieno le aspettative degli appassionati della saga Konami e dei survival horror in genere.