Un film intenso e doloroso: Il signore delle formiche di Gianni Amelio è stato presentato alla 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Dopo Hammamet, il regista torna di nuovo indietro nel tempo per raccontare un pezzo vergognoso della storia italiana: il processo per plagio al drammaturgo e poeta Aldo Braibanti. Il film racconta della storia d'amore tra Braibanti e un suo giovane studente, vicenda finita poi nel dramma e nell'orrore di un ricovero forzato in ospedale psichiatrico per il ragazzo e all'arresto dell'uomo, accusato di aver soggiogato, in senso fisico e psicologico, il suo allievo. Il focus del film, però, non rimane solo sul protagonista ma si sposta per mostrare accusatori e sostenitori dell'imputato, in un'Italia che ha conosciuto il boom economico ma che non riesce a lasciarsi alle spalle quei retaggi retrogradi simbolo di un pensiero populista e conservatore difficile da mandare via. Regista e cast hanno discusso a lungo del film durante un incontro stampa nel quale si sono toccati vari aspetti di cui lo spettatore dovrebbe tenere conto durante la visione.
La nascita del progetto
La prima domanda è stata una delle più classiche: è stato chiesto al regista come fosse nato il progetto e perché: "Non voglio essere quello che smonta la retorica di certe situazioni ma io, in genere, faccio un film se qualcuno me lo offre, aspetto che mi chiamino, non mi metto seduto in una stanza spremendomi le meningi, ho un età. Il regista Marco Bellocchio un giorno mi ha chiamato nel suo ufficio, vado e mi propongono un documentario su Aldo Braibanti. Avendo già fatto il documentario Felice chi è diverso, pensavano fossi esperto nella materia. Sono quindi andato a trovare Aldo ma non stava bene, nel frattempo avevo trovato dei documenti sul suo interesse per le formiche. A quel punto ho detto grazie non posso fare questo documentario, ma ho rilanciato chiedendo di farne un film."
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Un film dalle molte tematiche e mai retorico
Ovviamente si è parlato anche delle tematiche relative a questo film che sono molte di più di quello che ci si aspetta. Gianni Amelio, ad esempio, ha sottolineato quella dello scontro tra generazioni che intercorre in diverse sue opere: "Indagando i titoli dei film che ho fatto c'è sempre lo scontro incontro tra due generazioni, sempre. Questo è iniziato con un film che nessuno di voi ha visto sul filosofo Tommaso Campanella, La città del sole, dove feci dialogare lo studioso con un contadinello ignorante. Anche in Hammamet, dove qualcuno, abbagliato dalla bravura di Favino, ha dimenticato di leggere il film alla luce dell'incontro/scontro con un ragazzo, Fausto." Anche Elio Germano, interprete di un giornalista interessato alla vicenda Braibanti, ha parlato delle molteplici sfaccettature della pellicola aggiungendo qualcosa sul suo personaggio: "Il film ci parla di tante cose: ci parla di quell'epoca ma anche della nostra contemporaneità. Oggi sono convenienti il profitto, i numeri, la finalità; chi fa anche il proprio lavoro con passione fa più fatica di chi si dedica all'arrivismo. Il mio personaggio rappresenta un po' questo."
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Per quanto riguarda i personaggi, Luigi Lo Cascio, interprete del protagonista ha spiegato: "Il personaggio ha dei punti che sembrano in contrasto tra di loro, la sproporzione che c'è tra la grandezza, la sicurezza che ha all'interno del suo campo d'azione, l'arte, e poi le fragilità nel sentimento amoroso. Quando deve dire la sua e contrapporsi ai suoi persecutori, sceglie la strada del silenzio. Questo mi ha molto colpito e le motivazioni che lo hanno spinto a questa scelta mi hanno incredibilmente interessato"
Seguire il film nel suo cammino
Il regista si è anche aperto con i giornalisti offrendo quelli che sono i suoi sentimenti del momento, girare Il signore delle formiche deve essersi rivelata un'esperienza intensa per tutti, Amelio compreso: "Non sono felice per niente, capita di non essere felici, il film sarà bellissimo avrà il suo cammino di cui invece sarò felice, lo seguirò anche nell'ultima sala parrocchiale a Malta. Do tutto quello che ho come talento e voglia di lavorare, però non sono felice, vi auguro di essere più felici di me. Io sono molto soddisfatto per il film, forse è la cosa più bella che ho fatto ma la mia infelicità riguarda faccende personali. Può capitare che facendo un film si viva in un certo modo e ci siano delle fragilità che professionalmente non ho perché sono forte, ma umanamente non lo sono. Ho vissuto anche attraverso questa pellicola una storia d'amore molto tormentata e questo tormento non passa. Forse se il film è bello lo devo anche a questo. Io ho scoperto le stesse fragilità di Aldo, questo ha giovato al film ma non a me."