Alessandro Baricco non teme le sfide e dopo i romanzi, l'attività giornalistica, le tournée teatrali e i reading televisivi ha deciso di saltare la barricata e passare dietro la macchina. Con il supporto di Domenico Procacci e della Fandango ha realizzato Lezione 21, oggetto strano a cavallo tra cinema, musica, teatro e letteratura presentato in anteprima a Locarno nella sezione Piazza Grande. "La scelta di dedicare un film alla Nona Sinfonia di Beethoven è legata principalmente alla mia formazione musicale. Avrei potuto occuparmi della Recherche di Proust o del Partenone, che ha alle spalle una storia straordinaria, ma in questo caso avrei dovuto studiare di più, documentarmi su una materia che conosco solo superficialmente. Spiare le debolezze delle opere d'arte, dei grandi monumenti o dei romanzi antichi è un modo per riscoprirne la bellezza più viva, più reale perché consapevole anche delle imperfezioni. In questo senso ho voluto costruire un monumento a Beethoven rimettendo in movimento la discussione sul suo lavoro attraverso lo sguardo critico dei personaggi che, in un primo momento, genera uno shock, ma poi dona nuovo dinamismo alla materia. Ho sempre trovato gli aneddoti legati al ritorno sulle scene di Beethoven, ormai anziano, estremamente affascinanti da narrare perciò volevo far conoscere al pubblico la realtà dei fatti, almeno per quanto ne sappiamo noi. Così ho immaginato il musicista come un vecchio pistolero impegnato nel suo ultimo duello e ho scritto la storia sotto forma di sceneggiatura. Alla fine mi è stato proposto anche di dirigerla perché sarebbe stato molto complicato trovare un altro regista pronto ad accostarsi a un lavoro così anomalo".
Sia Alessandro Baricco che Domenico Procacci sono particolarmente soddisfatti di questo esordio e non hanno esitazioni a rispondere quando gli viene chiesto il perché, tra tanti festival, hanno scelto di far debuttare Lezione 21 proprio a Locarno e fuori concorso_. "Quello di Locarno è un festival internazionale. Qui c'è il clima giusto per presentare un lavoro di questo tipo che differisce dalla produzione cinematografica tradizionale in quanto ha una collocazione astratta a cavallo tra cinema e musica. Inoltre Locarno è privo di quell'isteria tipica di altri festival. E' una grande fortuna per noi essere qui e siamo fiduciosi che verrà data la giusta attenzione al nostro lavoro. Facciamo volentieri a meno della competizione per goderci l'emozione dell'anteprima in Piazza Grande"_.
Per creare il look visivo del mondo fiabesco concepito da Baricco, il regista si è rivolto al disegnatore Tanino Liberatore e al direttore della fotografia Gherardo Gossi. "Quando è nata Lezione 21 io sapevo esattamente cosa diceva ogni personaggio, ma non avevo idea né di come fosse vestito né di quale aspetto avesse. Perciò mi sono rivolto a Tanino Liberatore che ha realizzato una quantità incredibile di bozze finché non abbiamo stabilito definitivamente i caratteri estetici dell'universo del film. Con Gherardo abbiamo lavorato sulla luce e sull'immagine studiando centinaia di quadri per creare un'immagine di qualità pittorica. Tutta la parte della pellicola legata ad Hans Peters è ambientata sulla neve. Non vi è un motivo specifico sul perché. Era una mia visione. Uno dei cardini della mia sceneggiatura era l'immagine del violinista che suona sul lago ghiacciato. Forse questo è legato al fatto che immaginavo la mente di Beethoven, in quegli ultimi anni di sordità quasi totale, immersa nel nulla, un nulla che ho visualizzato con la metafora della neve. Nel film vi è questa continua dialettica tra interno ed esterno, tra il calore delle case del villaggio dove Hans viene ospitato e il bianco gelo del paesaggio invernale. La neve rappresenta un grande metafora della morte, è un immenso palcoscenico candido in cui i personaggi si muovono. Purtroppo abbiamo girato nell'inverno più caldo degli ultimi 150 anni e questo ha comportato enormi difficoltà realizzative, soprattutto in termini di costi. Per girare siamo dovuti salire a quote maggiori, abbiamo testato una serie di location diverse prima di trovare il lago giusto e poi è stato fatto un grosso lavoro anche in fase di postproduzione, dove la CGI ha permesso di aggiungere digitalmente la neve là dove mancava. Sono molto contento che il lavoro sull'immagine e sulla fotografia si noti visto che lo sforzo è stato immenso".
In relazione agli sfortunati precedenti cinematografici legati alla figura di Beethoven, Baricco è consapevole di aver realizzato un'opera che non ha punti di contatto con essi. "In Lezione 21 Beethoven si vede per quattro secondi e di spalle. Il mio film parla d'altro, mentre le precedenti pellicole dedicate a Beethoven sono dei veri e propri biopic. Solo Milos Forman con Amadeus, fin'ora, è riuscita l'impresa di realizzare una biografia musicale pienamente riuscita, e si trattava di Mozart, non di Beethoven. Il solo fatto di voler rappresentare gli ultimi anni di un musicista divenuto quasi completamente sordo presenta delle enormi difficoltà a livello di sceneggiatura. E' una sfida quasi impossibile. I miei modelli sono da cercare altrove, ad esempio in Sergio Leone, che è un regista che stimo moltissimo per il suo sguardo e per le sue scelte visive. In parte sono stato influenzato anche dal Ken Russell dei film musicali. Ho un debole per le cose un po' kitsch. Le pellicole di Russell le ho viste in gioventù e mi sono piaciute molto. Probabilmente ho assorbito degli elementi che ho riproposto inconsciamente in Lezione 21".