Il problema dei 3 corpi, la spiegazione del finale: siamo insetti, ma resistenti

Analizziamo insieme la conclusione della prima stagione de Il problema dei 3 corpi, interamente dedicata alla tenacia di un'umanità decisa a sopravvivere e già con un piede nel futuro.

Il problema dei 3 corpi, la spiegazione del finale: siamo insetti, ma resistenti

Adattare i romanzi di Cixin Liu in una serie televisiva sembrava un compito impossibile, invece David Benioff e D.B. Weiss si sono dimostrati all'altezza. Il problema dei 3 corpi (leggi la recensione) non solo funziona ma addirittura sorprende, anche e soprattutto per alcune intuizioni traspositive, nel mondo che ha di sfruttare tutto il materiale letterario disponibile per ri-calibrare la narrazione dei libri, renderla unitaria ed efficace, semplificando di fatto la fruizione di un'opera brillante e ricca d'ingegno.

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Il problema dei tre corpi: una scena

Un trilogia, quella della Memoria del passato della Terra, che ha re-inventato il modo di sfruttare la fisica, i suoi quesiti e le teorie più complesse per costruire una science-fiction concettualmente ponderata sulla fascinazione per la scoperta, lo studio e l'utilizzo dei meccanismi fondamentali dell'universo per un solo e unico scopo: sopravvivere. O meglio, sfruttare le migliori menti umane e le migliori conoscenze acquisite per evolvere ancora più rapidamente, adattarsi alle trasformazioni, sconfiggere il nemico. In un certo senso, parte del sotto testo più implicito de Il problema dei 3 corpi è un intrigante paradosso: sfrutta un'ispirazione simil-complottista per ergersi a grande esempio anti-negazionista del nuovo millennio, mettendo la scienza al primo posto, letteralmente l'unico strumento di salvezza a nostra disposizione. E tutti questi spunti, tutte queste coordinate tematiche, trovano un'esatta traiettoria narrativa dal primo all'ultimo minuto della serie, in un finale tutto da analizzare. [ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]

San-Ti e Scienziati: la spiegazione del finale

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Il problema dei tre corpi: una scena

Abbiamo già scandagliato le differenze sostanziali tra i romanzi e la serie de Il problema dei 3 corpi. Una di queste è il recupero anche in lingua italiana del termine con cui vengono indicati gli alieni futuri invasori: San-Ti. Si tratta della letterale romanizzazione nel sistema traslativo pinyin del cinese "tre corpi", ma è curioso quanto il nostro idioma riesca ad arricchirne il senso, ri-definendo la forte critica alla religione già insita nell'opera. Sotto il Cristianesimo, i santi sono infatti esseri inviolabili, diretta emanazione di una potenza divina superiore e da essa consacrati. Al di là dell'effettivo problema della dinamica su cui si basa il romanzo di Cixin Liu (così come il secondo libro, che in originale prende invece il nome dalla Teoria della Foresta Oscura legata al Paradosso di Fermi), ampliando la terminologia in campo teologico potremmo sottolineare l'analogia con il Dogma della Trinità, dove Dio è uno e trino allo stesso tempo, ma essendo essere inspiegabile alla scienza e frutto di un'incrollabile fede, è ovviamente insondabile, antitetico al pragmatismo scientifico. L'intuizione principale del romanzo e della serie sta nella capacità di unire scienza e fede in un'unica storia, di ibridarle insieme, trasformando una razza di alieni invasori afflitta dalla catastrofica imprevedibilità di un sistema a tre soli in una sorta di emanazione diretta dalla fede, nell'avvento di qualcosa di superiore. Ma come noi esseri umani guardiamo alle formiche, i San-Ti guardano a noi: "Esseri fastidiosi, irrilevanti e facili da eliminare".

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Il problema dei tre corpi: una scena

In una parola, insetti. Nel quinto e straordinario episodio de Il problema dei tre corpi i San-Ti decidono di rivelare al mondo la loro esistenza, sottolineando in modo inequivocabile cosa il genere umano rappresenti per loro. Tolta infatti all'umanità la capacità di progredire attraverso la scienza, unico e vero strumento con cui scrutare il futuro prima di raggiungerlo, i San-Ti e i loro sofoni (super-computer sovradimensionali della grandezza di un protone) controllano ogni mossa del genere umano come se lo scrutasse dal vetro di un terrario. Il solo modo di combattere gli alieni è attraverso la mente, unico luogo imperscrutabile per i San-Ti, che hanno invece abbattuto ogni forma di comunicazione strutturata superando anche il pensiero e rendendo dialogo, personalità e confronto praticamente inutili. Per questo non comprendono le menzogne, le metafore, i meccanismi più intimi delle relazioni sociali. Ed è così che gli umani decidono di affrontarli: scegliendo delle menti acute e Impenetrabili che possano ideare un piano per sconfiggerli.

Il problema dei 3 corpi: Liam Cunningham e Benedict Wong sanno che c'è vita là fuori

Abbattere il vecchio, accogliere il nuovo

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Il problema dei tre corpi: una scena

Per quanto concerne l'introduzione degli Impenetrabili (dal secondo romanzo della trilogia) e il destino della mente di Will (dal terzo romanzo), la serie è abbastanza chiara e diretta, anche se vi anticipiamo che i due archi narrativi proseguiranno oltre, regalando diverse sorprese. Quello che ci interessa, soprattutto, nella lettura del finale della prima stagione de Il problema dei 3 corpi è il modo in cui "chi sta sopra" tende a sottovalutare "chi sta sotto", ma anche come "chi sta dentro" possa essere pericoloso per entrambi. Esseri superiori, insetti e parassiti. La serie si apre nel 1966, a Pechino, con una folla urlante: "Sradichiamo gli insetti, spazziamo via mostri e demoni". Siamo nel vivo della Rivoluzione Culturale Cinese il cui slogan è "distruggere il vecchio mondo per forgiarne uno nuovo". La giovane Ye è una contro-rivoluzionaria che dopo la morte del padre inizia a covare rancore per l'umanità, giudicandola insalvabile, e da insetto trova prima il modo di ergersi al di sopra di tutti e decidere di sua iniziativa il destino del suo stesso genere, trasformandosi poi insieme a Mike Evans e alla ETO in un'organismo parassitario del genere umano, pronto ad annientarlo dall'interno.

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Il problema dei tre corpi: una scena

Da vittima a carnefice, con il contorto ideale di un futuro finalmente pacifico attraverso l'annientamento. Quello che risulta chiaro alla fine è che quegli insetti tanto dileggiati dai Rivoluzionari Cinesi e dai San-Ti, disprezzati per la loro inferiorità, sono gli stessi insetti che riescono però ad adattarsi e sopravvivere. La stessa Ye ne è chiara testimonianza, ma più in generale l'umanità è l'insetto più prolifico e brillante al mondo, il cui intelletto è persino temuto da esseri alieni superiori, da alcuni considerati addirittura divini. Forse per questo, come dice anche Da Shi, gli insetti sono tanto odiati e tutti, in un modo o nell'altro, cercano di sbarazzarsene. Ma loro non vanno da nessuna parte, sono ancora lì. E se noi siamo insetti anche noi siamo ancora qui, dopo millenni, dopo Rivoluzioni Culturali, dopo guerre, carestie, pandemie e catastrofi. Siamo evoluti, siamo capaci di grande forza e resilienza, di unione nel momento del bisogno, di superare persino i limiti più invalicabili. Il problema dei 3 corpi è un inno alla centralità della scienza, alla devianza della fede e alla bellezza delle piccole cose: i Tre Corpi di un racconto imperdibile.