Il piccolo diavolo
Tra i film che inaugurano l'estate dei brividi cinematografici e degli insipidi remake, di sicuro spicca questo rifacimento de [FILM]Il presagio[/PEOPLE], film diretto da Richard Donner nel '76, non per chissà quali meriti ma certamente per essere riuscito a far leva sulla credulità popolare per incuriosire il pubblico e sollevare ripetutamente esili questioni da tabloid di quattro soldi prima della sua uscita. Per il resto il film di Moore - pur essendo di poco superiore alle decine di remake di vecchi horror che riempiono le sale - non ha nulla che faccia pensare a quanto fosse necessario riportare questa storia sul grande schermo.
Il film racconta la storia di Robert Thorn, un giovane diplomatico americano, al quale viene chiesto di prendere in adozione un neonato rimasto orfano di sua madre, morta durante il parto. A Robert è stato appena detto che sua moglie Katherine ha dato alla luce un neonato morto, e quindi l'uomo decide di sostituire suo figlio con un altro neonato, ad insaputa della moglie, psicologicamente provata da precedenti gravidanze finite male. Robert però non sa che il bambino è l'Anticristo, il cui arrivo sulla Terra è stato già annunciato da tragici eventi che hanno messo il Vaticano in stato di allarme.
Le poche idee nuove apportate da Moore alla sceneggiatura originale sono anche efficaci - se si escludono gli scontati riferimenti agli attentati dell'11 settembre 2001, che hanno sollevato non poche polemiche in questi giorni - ma sin dagli inizi appare evidente che il regista ha difficoltà a calibrare la tensione nelle scene più drammatiche, un problema che si fa più consistente nella seconda parte del film, che regge quasi tutta sul protagonista maschile del film, scarsamente dotato in termini di espressività. A risollevare il tono della pellicola, fortunatamente, è buona parte degli attori non protagonisti: parliamo di Mia Farrow, ma anche di Pete Postlethwaite e David Thewlis al quale è stato affidato il ruolo di Keith Jennings, un fotoreporter che inizia a scoprire, grazie alle sue foto, la spaventosa identità del piccolo Damien.
Nonostante si debba prendere atto che il film di Moore sia impostato in maniera più adulta rispetto agli altri film che fanno parte dello stesso filone, gli manca il ritmo narrativo che era il punto di forza della pellicola originale.
Movieplayer.it
2.0/5