Il giovane Odd Thomas vive nella cittadina di Pico Mundo, in California, dove lavora in una tavola calda. Ma il ragazzo ha in realtà anche delle straordinarie capacità, delle quali la maggior parte dei suoi compaesani sono all'oscuro: è infatti in possesso di incredibili poteri psichici, che gli permettono di dialogare con gli spiriti dei defunti, che si rivolgono a lui nella speranza che possa aiutarli a far luce sulle loro morti violente e a consegnare alla giustizia il colpevole. I soli a sapere di questo "dono" sono la sua fidanzata Stormy, il capo della polizia locale Porter e Viola, madre di due bambini che ha delle visioni profetiche.
Come vi raccontiamo nella recensione de Il luogo delle ombre, il protagonista si trova alle prese con un qualcosa di imprevisto all'arrivo in città di un misterioso individuo, da lui soprannominato Fungo Bob per via del bizzarro taglio di capelli. Thomas nota come questi sia circondato da un'enorme quantità di bodach - creature oscure che soltanto lui può vedere - e sospetta che stia preparando un qualcosa di potenzialmente devastante per la gente della comunità. Un'indagine che si rivelerà più pericolosa del previsto e nella quale Thomas scoprirà di non potersi fidare di niente e di nessuno...
Ombre e luci
A posteriori, dato anche il tema trattato e le atmosfere che ne caratterizzano le fasi conclusive, Il luogo delle ombre ha assunto una valenza nostalgica ed emotiva non da poco, giacché soltanto tre anni dopo le riprese il protagonista Anton Yelchin avrebbe perso la vita in un drammatico incidente, investito dalla sua stessa automobile mentre stava facendo dei lavori, per via di un problema al cambio che si è rivelato poi fatale. Ed ecco così che fa una certa impressione vedere il giovane interprete alle prese con una vicenda dove il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti è varcato proprio dal suo alter-ego, intento a risolvere un caso operando per l'appunto tra le due realtà. E quel finale più amaro che dolce non fa che sottolinearne quest'atmosfera melanconica, per un film che fino a quel punto si era mantenuto su toni da thriller fantastico più virato alla commedia che a echi cupi.
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Dalla carta allo schermo
Il personaggio di Odd Thomas nasce sulle pagine dell'omonimo romanzo di Dean Koontz, il cui grande successo ha poi portato allo sviluppo di una vera e propria saga comprendente ad oggi cinque volumi e tre graphic novel prequel. L'adattamento cinematografico è rimasto un unicum, non soltanto per la successiva scomparsa di Yelchin ma anche per diversi problemi in fase produttiva e per il conseguente tonfo ai botteghini alla sua uscita nelle sale, con poco più di un milione di dollari di incassi globale. Eppure Il luogo delle ombre rimane un titolo da riscoprire, una godibile avventura dal taglio sovrannaturale che riconsegna un cinema affine agli anni Novanta - primi 2000. Non è un caso che dietro la macchina da presa sieda Stephen Sommers, il regista che a inizio carriera aveva entusiasmato il grande pubblico con due capisaldi del moderno cinema d'avventura quali i primi due capitoli de La mummia.
Un mistero da svelare
Qui sin dall'inizio veniamo trascinati nel vivo dell'azione, con il voice-over del protagonista che ci introduce al relativo background e un lungo inseguimento avente luogo poco dopo la rivelazione dei suoi poteri psichici. Azione e leggerezza, con una spruzzata di suggestioni horror qua e là, fanno da sfondo al versante mystery/investigatore che caratterizza la spina dorsale della sceneggiatura, fino come detto a quell'epilogo aspro che lascia ad ogni modo le porte aperte a quei sequel poi mai realizzati. Anton Yelchin calza a pennello al ruolo - e sin da subito è stato la prima scelta di Sommers - in un cast eterogeneo al punto giusto, dove spicca un sempre affabile Willem Dafoe nelle vesti del tutore dell'ordine, Gugu Mbatha-Raw quale moderna Cassandra e una frizzante Addison Timlin nei panni di combattivo interesse romantico. Perché nel corso dell'ora e mezzo di visione non manca anche quel pizzico di sentimentalismo a tema, atto a elevare la carica emozionale nei passaggi più concitati e drammatici della vicenda.
Conclusioni
Odd Thomas non è un ragazzo come tutti gli altri, è infatti in grado di parlare con i fantasmi dei defunti e proprio tramite il loro aiuto riesce a risolvere casi e a incastrare i colpevoli, spesso rei proprio della morte degli spettrali interlocutori. L'arrivo in città di un bizzarro individuo, circondato da un'aura di malvagità fuori dalla norma, spinge il protagonista a indagare, nel timore che qualcosa di orribile sia prossimo a sconvolgere la cittadina in cui vive. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de Il luogo delle ombre, questo mystery thriller è un film imperfetto ma avvincente, piacevolmente retrò nella regia incalzante e dal piglio avventuroso di Stephen Sommers. Un buon mix tra toni leggeri, sprazzi horror e emozioni inaspettate che garantisce un'ora e mezzo di divertimento, con un cast in palla - capitanato dal compianto Anton Yelchin - che si fa amare senza troppe difficoltà.
Perché ci piace
- Divertimento leggero e semplice, ma non vacuo.
- Un buon cast guidato dal compianto Anton Yelchin.
- Buon mix di toni e atmosfere che spaziano tra vari generi.
Cosa non va
- La sceneggiatura risente di qualche forzatura in diversi passaggi.