Ridley Scott è notoriamente senza freni. Sia quando si tratta di parlare con i media, sia quando si tratta di mettersi al lavoro su un film. E, a tal proposito, tanto di cappello a un signore, anzi, Sir, che a 87 anni suonati gira pellicole ultracostose con un'energia che è difficile vedere anche nel più carico dei registi trentenni. Una considerazione, questa, che vale ancor più per una pellicola come Il gladiatore 2 dato che parliamo del seguito di uno dei suoi lungometraggi più conosciuti e amati.
Se già l'originale non lesinava di sicuro in quanto a grandiosità della messa in scena, con il Capitolo Due Ridley Scott non ha di sicuro abbassato l'asticella della spettacolarità. Era chiaro fin dalla diffusione dei primi materiali promozionali, ancor prima della release effettiva della pellicola. Filmati che promettevano battaglie navali, scontri contro rinoceronti e naumachie.
E proprio in materia di battaglie navali è stata l'imponente sequenza del prologo della pellicola a rappresentare una delle sfide principali nella sua realizzazione. Anche perché è stata girata agli antipodi di dove una persona potrebbe aspettarsi. Nel bel mezzo del deserto marocchino.
Alle porte del Sahara
La città marocchina di Ouarzazate conta circa 75.000 abitanti ed è situata in una a valle, quella del Dadès, che si trova a ridosso del deserto del Sahara. Poniamo che vi troviate lì e da quella città vogliate spostarvi, in macchina, in un luogo turistico marittimo molto noto come Essaouira. Ecco, avreste di fronte a voi un viaggio di circa 6 ore attraverso 406 km di strade marocchine. Insomma: Ouarzazate è quanto di più distante dal mare ci sia per ospitare le riprese le scene di una battaglia navale.
Eppure proprio questa località ospita gli Atlas Corporation Studios che, con i loro 322.000 metri quadrati di superficie, sono uno degli studi cinematografici più grandi al mondo, frequentatissimi da decenni dalle produzioni hollywoodiane e non solo. Sono stati inaugurati nel 1983 e il primo film fatto da quelle parti è stato Il gioiello del Nilo di Lewis Teague, sequel del film All'inseguimento della pietra verde.
Il solo Ridley Scott ci ha girato Il gladiatore, Le crociate, Black Hawk Down e parte della lavorazione di Exodus - Dei e Re (che poi si è principalmente svolta in Spagna). Ed è proprio qui che l'acclamato filmmaker inglese ha voluto dare vita alle prime battute di Il Gladiatore II con l'assedio dell'esercito romano nella provincia nordafricana della Numidia. Ed è proprio qui che Lucio Aurelio (Paul Mescal) perde sia sua moglie che la sua libertà mentre le navi romane condotte dal Generale Acacio (Pedro Pascal) attaccano la sua fortezza da un mare inesistente in realtà (o, quantomeno, esistente a centinaia di chilometri di distanza!).
Dietro le quinte de Il Gladiatore 2
Il supervisore agli effetti speciali del kolossal, Neil Corbould, ha recentemente raccontato a The Wrap che appena venuto a conoscenza delle intenzioni di Scott, il suo primo pensiero è stato "come diamine riusciremo a girare questa scena?". Un racconto che viene reso anche più "colorito" dalle parole di John Mathieson, il direttore della fotografia del blockbuster che dice "Mi sono intrufolato nella media room di Ridley, e lui era immerso in una conversazione con Neil Corbould. Discutevano di fare una battaglia navale nel Sahara. Che non è proprio noto per le sue regioni costiere".
Si prospettavano giornate di lavoro interessanti, per così dire, e così Mathieson ha rivolto la sua attenzione ad altro: "C'erano alcune bottiglie del rosé di Ridley lì, che devo dire è un rosé molto bevibile. E ho pensato, beh, meglio stare zitto e sedermi qui".
Il Gladiatore II, la recensione: il sogno di Roma per il film più politico di Ridley Scott
Trasformare la sabbia in acqua
Per dare forma a questo imponente antefatto, si è chiaramente impiegato un mix di effetti pratici e al computer. La stessa fortezza di Lucio Aurelio era stata realizzata dall'abituale scenografo di Ridley Scott, Arthur Max, per Le crociate. E dato che quel set lì era stato costruito e lì è rimasto nel tempo, tanto da essere stato usato anche dalla HBO per alcune scene del Trono di spade, il regista ha pensato bene di riciclarlo per Il gladiatore 2. Max l'ha opportunamente modifacto in base alle necessità contingenti del nuovo progetto, ma restava l'ostacolo di un mare a 400 km di distanza dal set della fortezza.
Un problema, trasformare la sabbia in acqua, che è stato risolto dal supervisore degli effetti visivi Mark Bakowski mentre il supervisore degli effetti speciali Neil Corbould doveva capire come far "navigare" gigantesche navi da guerra di legno nel Sahara per vederle attaccare la fortezza. La prima questione che andava affrontata era quella del movimento delle navi costruite per la scena. Se si fossero usati dei binari, il loro movimento sarebbe stato limitato all'andare avanti e indietro. Decisamente restrittivo e poco realistico per un'imbarcazione. Corbould però aveva visto dei video relativi a dei trasportatori idraulici modulari normalmente usati per spostare piattaforme petrolifere e turbine eoliche.
Spiega Corbould a The Wrap che "Queste cose erano in grado di trasportare centinaia di tonnellate: le nostre navi non erano niente al confronto. Potevano andare ovunque e girarle. Potevamo muovere queste imbarcazioni da 30 metri più velocemente di quanto riuscissero a spostare le telecamere". Una soluzione perfetta per Mathieson che aveva da coordinare un reparto macchine da presa composto da centina di persone per via della decisione di Ridley Scott di usare, contemporaneamente, fino a 11 macchine da presa.
Ridley Scott: viaggio attraverso alcune delle più "schiette" dichiarazioni del regista alla stampa
Le tipiche sfide di un film di Ridley Scott
Il team degli effetti visivi di Mark Bakowski aveva poi il compito di nascondere la polvere e la sabbia del deserto, di aggiungere le acque del Mediterraneo, di creare molti soldati virtuali, di estendere la fortezza, di aggiungere altre navi e dettagli aggiuntivi su quelle esistenti e di modificare il cielo. È Bakowski ha spiegare il perché della cosa: "Il deserto ci offriva questi cieli piatti, con polvere atmosferica che sbiadiva un po' le immagini. Alla fine, abbiamo fatto molte sostituzioni del cielo, cosa che non mi aspettavo".
Se quello che abbiamo scritto e descritto fin qua potrebbe essere sufficiente a far venire i capelli bianchi a chiunque, quando si lavora a una scena complicata come questa c'è un'altra problematica di natura pratica: che le 11 macchine da presa citate in precedenza vanno poi eliminate dai frame perché, inevitabilmente, ci finiscono dentro.
Un comodissimo contesto di lavoro che viene così narrato da Bakowski: "Ha complicato tutto in modo assurdo. È fantastico, perché in quella maniera ottiene un'azione dinamica. Ci sono esplosioni che scoppiano, spruzzi d'acqua, persone che fingono di combattere e così via". Però ci sono degli inevitabili però: "E ci sono telecamere ovunque. Alcune sono sulle navi, altre puntano l'una verso l'altra. Sono ovunque. E questo significa che per noi ci sono delle complicazioni di natura pratica. Ma quello che facciamo per vivere è affrontare e risolvere questi problemi". Secondo la pianificazione di lavoro iniziale, erano stati stimati trenta giorni necessari a portare a casa questa scena. Alla fine Ridley Scott e il suo team l'hanno realizzata in meno della metà del tempo.
Un risultato che il regista non sarebbe chiaramente stato in grado di raggiungere se non fosse circondato da professionisti come Bakowski e Mathieson che, al netto degli ostacoli non semplicissimi, ammirano l'ostinazione di Ridley Scott nel voler girare i suoi film usando il più possibile location reali, in esterni. Una filosofia che Mathieson sposa in toto perché come dice lui stesso "Non sono entrato in questo settore per girare uomini in mutande di lattice che volano in giro con laser che escono dalle narici contro teli verdi. Ci sono entrato per occasioni come questa, per fare film epici in location reali". Ogni riferimento ai cinecomic è puramente casuale.