Il coraggio della verità
Insider - Dietro la verità racconta di un fatto di cronaca, un caso giudiziario, una vicenda umana, che hanno scosso l'opinione pubblica americana.
Nel 1993, Jeffrey Wigand, importante dirigente della Brown & Williamson (la terza compagnia americana produttrice di tabacco), viene licenziato per apparenti ragioni di incompatibilità con la linea politica adottata dalla sua compagnia. Nel maggio del 1994, lo Stato del Mississipi, insieme con altri 49 Stati americani, decide di intentare una causa contro le sette principali industrie americane di tabacco, chiedendo un risarcimento per le spese mediche sostenute da milioni di persone, affette da malattie provocate dal fumo. Nello stesso anno Lowell Bergman, famoso produttore di un programma di attualità chiamato 60 minuti _ (trasmesso dalla CBS), bisognoso dell'aiuto di uno scienziato che decodifichi alcuni documenti riguardanti la Philip Morris, entra in contatto con Wigand. L'uomo rivela al giornalista che le multinazionali aggiungono al tabacco sostanze tossiche (soprattutto, una sostanza chimica chiamata _cumarina) che, vengono utilizzate, oltre i limiti del consentito, per provocare assuefazione nel consumatore. Lowell convince l'uomo a testimoniare contro le industrie del tabacco nel processo intentato dagli Stati americani alle multinazionali e, gli propone di registrare un'intervista per il suo programma. I due uomini, soli contri tutti, ingaggiano una dura battaglia contro il potere delle multinazionali. Da quel momento la loro vita cambia: Wingand viene abbandonato dalla moglie, diffamato, arrestato, minacciato di morte; Lowell non riesce a mandare in onda la sua intervista, a causa delle pressioni della CBS sui produttori dello show e si licenzia. Malgrado tutto, Wingand testimonia contro la sua ex società, diventando il testimone chiave di un processo, conclusosi con un accordo nel quale le multinazionali del tabacco si sono impegnate a versare un indennizzo di ben 246 miliardi di dollari alle vittime.
Da questa storia (assolutamente vera e raccontata benissimo in un articolo di Marie Brenner, apparso su Vanity Fair ) è stata tratta la sceneggiatura di Insider. Il film di Michael Mann è un instant movie, duro e affascinante che si può tranquillamente considerare come uno dei capolavori indiscussi della cinematografia americana degli ultimi dieci anni.
Il film ripercorre i sei anni cruciali (dal 1993 al 1999) della vita di Jeffrey Wigand e di Lowell Bergman. Due personalità antitetiche (un intellettuale newyorkese e un uomo del profondo Sud americano) eppur vicine, costrette, dagli eventi, a sostenersi e a combattere fianco a fianco. Ma Insider non è solo la storia di un uomo (Wigand) che riscopre di avere una coscienza civile, e si batte contro l'occulto potere economico delle grandi aziende; o di un giornalista (Lowell) che ancora crede nell'importanza sociale ed etica del suo lavoro. Il film sottolinea anche la reale mancanza di libertà dei mezzi d'informazione (nel film, rappresentati dalla CBS) che, si trovano sempre più spesso, ad essere controllati dalle grandi multinazionali, vere e proprie superpotenze economiche che non esitano a censurare i mezzi d'informazione per raggiungere i propri obiettivi.
Un grande film di denuncia, come se ne sono visti pochi. Un film che riunisce due attori, qui alla loro prova migliore: Russell Crowe, irriconoscibile, nella parte di Jeffrey Wigand, un uomo sull'orlo di una crisi di nervi, opaco, eroe suo malgrado, regala un'interpretazione perfetta e commovente. Al Pacino, per una volta non fa l'istrione, e interpreta con asciutto realismo il combattivo giornalista Lowell Bergman (un grande plauso va anche a Giancarlo Giannini, che lo doppia magnificamente, non facendo rimpiangere la versione originale). Il film è illuminato dalla lucida fotografia di Dante Spinotti. Michael Mann, da parte sua, ci mette una regia impeccabile.
Stupisce, in questo film, la maniacale attenzione per tutti i particolari, la cura messa nell'evidenziare tutti gli aspetti della vita dei protagonisti, le loro storie che si intersecano con la Storia che stanno, più o meno consapevolmente, scrivendo. La ricostruzione degli ambienti (domestici e giudiziari) è incredibilmente reale (non a caso, nel periodo del processo contro le multinazionali del tabacco, i grandi network americani mandavano in onda le immagini di questo film al posto di quelle tratte dalla realtà, una ulteriore dimostrazione del grande realismo raggiunto nel film ). Mann fa un uso nervoso (ed efficace) della camera a mano e ci fa vivere, stando addosso ai personaggi, ogni loro gesto, ogni loro paura, ogni loro sensazione, rendendoci partecipi di un dramma, pubblico e privato, che scuote le coscienze.