Siamo noi, siamo tornati, stavolta in versione scritta, per continuare la rubrica incentrata sulla scoperta delle prime opere dei grandi autori, possibilmente legate all'attualità e quindi a ciò che il calendario cinematografico che stiamo vivendo ci propone. Le coordinate storiche da cui questo articolo viene scritto cadono in un momento straordinario per l'attrattiva dell'animazione nel nostro Paese, grazie al ritorno in sala di Hayao Miyazaki con Il ragazzo e l'airone (qui la nostra recensione). Una scia lunga che ha portato alla felicissima decisione di Nexo Digital di far tornare in sala, dal 4 al 6 marzo 2024, per i suoi 45 anni, il primissimo titolo del Maestro, ovvero Lupin III - Il castello di Cagliostro del 1979.
Un titolo meraviglioso con una storia dietro che da sola varrebbe un lunghissimo approfondimento, dato che costituisce un validissimo esempio della portata rivoluzionaria della carriera di Miyazaki, animato da un coraggio quasi sfrontato e da un pensiero politico talmente identificativo da essere irrinunciabile ogni qual volta è chiamato a creare un suo lavoro. Persino quando si tratta di una prima opera dedicata ad uno dei personaggi più amati, conosciuti e strutturati dell'intero immaginario nipponico, come il ladro ideato da Monkey Punch.
Il giovane autore prende Lupin III e ne ribalta completamente il senso autoriale, trasformandolo in una versione praticamente opposta a quella con cui vide la luce, e inserendolo in un contesto già vicino alle tematiche e ai luoghi "miyazakiani". Fin qui c'è il coraggio, la sfrontatezza arriva nello scrivere una storia di redenzione, in cui il ladro diventa gentiluomo, chiedendo scusa per tutto quello che ha rappresentato fino a quel momento. Insomma Miyazaki arrivò a mettere mano ad un personaggio iconico dopo più di 10 anni dalla sua creazione per rinnegare la visione dell'autore originale, che infatti non la prese bene.
Insomma, la nostra partenza di Prime Volte in versione scritta è dedicata a Lupin III: Il castello di Cagliostro e non si poteva cominciare meglio, visto che raramente si può trovare un titolo in grado di descrivere meglio cosa vuol dire la nascita di un nuovo autore, che è sempre portatore di una nuova idea del mondo, della realtà e del futuro.
La storia Lupin III - Il castello di Cagliostro
Hayao Miyazaki e Isao Takahata entrarono in contatto con il mondo di Lupin III su sollecitazione di Masaaki Ōsumi, responsabile della serie adattamento del manga di Monkey Punch per A Production a causa di una richiesta di modifiche radicali ad un'operazione che, dopo le difficoltà produttive iniziali, faceva fatica a decollare. La serie debuttò nel 1971, praticamente una decade prima dell'uscita di Lupin III - Il castello di Cagliostro. Un'opportunità che capitò quasi per caso al futuro Maestro dell'animazione, il quale vide attraverso di essa l'opportunità di poter completare la sua rivisitazione del personaggio, ma anche di poter realizzare il sogno di poter cominciare un percorso personale nel mondo del cinema, vista la difficoltà di riuscire a farsi produrre un progetto proprio. Cosa che poi avverrà nel 1984 con Nausicaä della Valle del vento solo dopo aver accettato di farne prima un manga e raccogliere così la popolarità necessaria da acquisire un seguito spendibile nel momento della richiesta di fondi.
Lupin III - Il Castello di Cagliostro riprende la figura reale del conte di Cagliostro, un personaggio mitico che girovagò diverse corti europee nella metà del '700 in qualità di alchimista ed esoterista per poi venire condannato dalla Chiesa cattolica al carcere a vita per eresia e rinchiuso nella fortezza di San Leo, dove morì. Nello specifico prende un suo discendente, ne fa il cattivo e lo pone davanti ad un personaggio francese, spostando il focus totalmente in Europa. La storia comincia infatti a Monte Carlo, dopo una rapina al caveau del casinò, in occasione della quale il duo composto da Lupin e Jigen scoprono che le banconote trafugate appartengono al cosiddetto "denaro del Capro", una valuta falsa prodotta nell'Arciducato sede del conte. Motivo per cui i due decidono di recarsi in loco, dove si imbattono in una ragazza inseguita da dei loschi figuri, tale Clarisse, una giovane appartenente al lignaggio nobile del ducato, tenuta prigioniera da Cagliostro per costringerla a sposarlo.
La missione di denuncia dell'operazione falsaria su larga scala diviene così un'operazione di salvataggio, in occasione della quale il ladro gentiluomo vuole trovare una redenzione dalla sua vita passata, piena di peccati di ogni tipo (gioco d'azzardo e una visione del femminile opportunista). Per attuarla Lupin rischierà la vita in prima persona e dovrà avvalersi dell'aiuto di Goemon, di Fujiko e addirittura dell'ispettore Zenigata, suo acerrimo nemico, ma prima di tutto uomo di giustizia, il quale, capendo le intenzioni nobili del ladro, deciderà di affiancarlo fino al compimento dell'impresa. Un format molto nelle corde del Miyazaki e narratore e avversa a quella del Lupin tradizionale, che magari si sarebbe solo preoccupato di trovare il tesoro di Cagliostro, perché sì, c'è un tesoro, che però nella mani del Maestro non è detto abbia per forza le sembianze dell'oro e dell'argento.
Cosa ci dice Lupin III - Il castello di Cagliostro della poetica di Miyazaki
Il restyling di Lupin III parte dalla macchina che guida, una Fiat 500, utilitaria "di sinistra", che possedeva tra l'altro Ōsumi (c'è chi dice che la decisione di farla guidare al ladro fosse anche per un motivo pratico, dato che si disegna meglio quello che si vede spesso), invece della Mercedes-Benz 770K Offener Tourenwagen. Questa era infatti una macchina che ricordava il più terribile regime dittatoriale del Novecento, vi lasciamo immaginare a quale ci riferiamo. La scena di apertura stessa è un taglio con il passato, visto che disegnare un Lupin che lancia i soldi al vento non è proprio cosa da tutti i giorni.
Il suo ladro è molto più ispirato ad i romanzi di Maurice Leblanc rispetto che ai manga di sensei Punch, oltre che a diversi personaggi iconici del cinema, soprattutto di matrice hitchcockiana (in primis il John Robie "il gatto" di Cary Grant in Caccia al ladro). Un secondo coming of age in una fase più matura della vita, ambientato tra quei paesaggi straordinari delle Alpi già esplorati durante la lavorazione di Heidi. Il castello del Conte nella sua struttura si rifà invece a quello che, leggenda vuole, sia stato il primo film d'animazione visto da Miyazaki, ovvero Le Roi e l'Oiseau di Paul Grimault, ma anche il Castello di Neuschwanstein e soprattutto la Rocca di Saint-Michel, scelta per la sua peculiarità di essere circondata dall'acqua nei momenti di alta marea. Gli elementi naturali sono fondamentali nelle pellicole del Maestro e, oltre il vento, qui c'è proprio l'acqua, che gli serviva per far affiorare il tesoro nascosto, metafora della vera natura di Lupin, che sarebbe emersa al termine dell'impresa.
Infine il femminile, fondamentale per Miyazaki, qua rappresentata per la prima volta secondo lo schema classico del suo cinema, in cui c'è una divisione tra due aspetti impersonificati da personaggi diversi: uno più puro, giovane, gentile e ingenuo e l'altro emancipato, forte, disincantato e guerriero. Due aspetti intorno ai quali prende forma l'intera vicenda e, in questo caso, anche il destino del protagonista maschile. Elementi di una pellicola che non può che definirsi rivoluzionaria e che, come ogni pellicola rivoluzionaria, che si rispetti all'inizio non fu accolta benissimo. Poco dopo però Lupin III - Il castello di Cagliostro fu premiato a Cannes come miglior film d'animazione, facendo esplodere la "miyazakimania" in Europa e indirizzando il futuro del personaggio, che è divenuto quello che oggi conosciamo. Per quanto riguarda l'autore asiatico il resto, come si dice, è Storia.