Il regista Bennett Miller e gli interpreti di Truman Capote - A sangue freddo sono intervenuti alla conferenza stampa berlinese per la presentazione del film. Applauditi la deliziosa Catherine Keener e il bravo Clifton Collins Jr., ma i battimani più fragorosi sono per Philip Seymour Hoffman, attore di enorme talento che, pur senza aver mai raggiunto il rango di star, ha offerto in questo film con un'incredibile performance che che ha catturato l'attenzione di Hollywood. Il film non vincerà l'Oscar, ma l'onore, con ogni probabilità, sarà per Hoffman, favoritissimo per la statuetta per il migliore attore protagonista.
Mr. Hoffman, congratulazioni per la sua nomination all'Oscar. Come si è preparato al ruolo di Truman Capote? Ha lavorato con l'ausilio di materiale audio/video per riuscire a imitare così bene lo scrittore? Ha parlato con persone che lo hanno conosciuto, magari nel periodo della concezione di A sangue freddo? Philip Seymour Hoffman: Sì, ho trovato molto utile il materiale d'archivio che ho avuto a disposizione per studiare Capote, e molto utile mi è stata anche la biografia scritta da Gerald Clarke. Mi è servito anche leggere la sua opera, natiralmente; ma questo andava bene per iniziare. Il lavoro duro è stato dopo, nel rifinere il personaggio, nel fargli prendere vita perché non sebrasse una fredda imitazione.
Mr. Collins, lei come si è preparato alla sua parte? Clifton Collins Jr.: Io iniziai a prepararmi partendo dalla sceneggiatura e in seguito lessi il romanzo A sangue freddo, e cominciai a studiare l'uomo che dovevo interpretare, il suo aspetto, la sua fisicità. E poi è arrivato il lavoro con Bennett, con cui abbiamo provato tantissimo.
Quando Capote scrisse A sangue freddo, presentiva che sarebbe stato il lavoro della sua vita. Pensate chele vostre incredibili interpretazioni in questo film saranno le migliori della vostra carriera, quelle per cui sarete ricordati? Philip Seymour Hoffman: Che domanda inquietante, non è che stiamo per morire... Spero di no, comunque.
Catherine Keener: Proprio una domanda da People Magazine! (riferendosi alla testata della giornalista che ha posto la domanda, n.d.R.). Io credo che sia stato soltanto uno splendido lavoro. Non so cosa possa rappresentare nella prospettiva di un'intera carriera, ma è stata una grandiosa esperienza.
Mr. Hoffman, lei è riuscito a imitare perfettamente anche la voce di Capote. Come mai è stata necessaria tante precisione? Philip Seymour Hoffman: E' stata necessaria perché lo richiedeva la storia. Rendere il personaggio somigliante in tutti i sensi non serviva solo perché tanta gente ha presenti l'aspetto e la voce di Truman Capote, ma perché il suo modo di essere è parte della logica della storia. Per questo ho lavorato con filmati e registrazioni per diversi mesi.
Miss Keener, lei è alla sua seconda nomination all'Oscar. Quanto conta per lei? Catherine Keener: Beh, professionalmente è una cosa innegabilmente importante. Sono cose che la gente apprezza, anche gli addetti ai lavori, e possono incidere sulle tue prospettive future. Per me, rappresenta un bel momento e sono felice che sia accaduto con questa parte che ho amato particolarmente. E' una cosa importante, anche se non la cosa più importante.
Mr. Hoffman, la sua recitazione ha un certo ritmo, un'alternanza di suoni e pause che fa pensare alla musica. Lei ha pensato mai a questa connessione? Suona qualche strumento musicale? Philip Seymour Hoffman: No, non suono e non ho mai cercato di forzare il ritmo del mio recitare. Ma credo che la vita stessa sia musicale di per sé, di una musicalità non programmata ma spontanea, naturale. Non c'è niente di voluto però, almeno in me. Capote parlava in un certo modo, ma il ritmo cambia nell'arco del film: ci sono momenti in cui parla velocemente, altri in cui parla molto lentamente.
Lei ha detto di avere una responsabilità nel non giudicare il personaggio che ha interpretato. Ma avrà un'opiniobe di quest'uomo capace di essere ad un tempo spietato e umanissimo... Philip Seymour Hoffman: Quando intepreti un personaggio devi lasciare tutte le porte aperte più a lungo possibile, cercando di evitare i giudizi anche su cose che sembrano ovvie. Saltare alle conclusioni può essere pericoloso, può sfuggirti qualcosa di fondamentale. Ogni cosa ha le sue sfumature, e Capote era particolarmente complesso ed elusivo.
Mr. Miller, come le è stata affidata la regia di questo film? Bennett Miller: il mio amico Dan Futterman, che conosco da quando avevo dodici anni, mi disse un giorno che aveva intenzione di scrivere una sceneggiatura tratta da una storia molto interessante che aveva letto su Truman Capote. E' un attore e non aveva mai lavorato come sceneggiatore, quindi gli feci gli auguri. Pochi anni dopo era pronta la prima stesura e io fui subito coinvolto. Chiamai immediatamente Philip - che pure conosco da tempo, da quando avevo sedici anni - e anche lui si unì al progetto dopo un paio di settimane.
Mr. Miller, le piacerebbe fare un film sulla vita di Harper Lee? E gli attori sarebbero interessati a un progetto simile? Bennett Miller: Non credo che succederà mai, ma Catherine che ne pensa?
Catherine Keener: Non credo che succederà nemmeno io, ma in caso, Bennett, io ci sto!