L'attesa è finita, il nuovo capitolo di 007 sta per invadere le sale di tutta Italia e ad accompagnare la pellicola nel nostro paese ecco spuntare una nutritissima spedizione di star. Capitanati da un Daniel Craig in grande forma ecco materializzarsi anche la splendida ed aggressiva (solo sullo schermo) Bond-girl Olga Kurylenko, il regista di origini tedesche Marc Forster (Il cacciatore di aquiloni, Monster's Ball) e il nostro sempre meraviglioso Giancarlo Giannini che nel film ci regala un imperdibile cameo nei panni della spia Mathias. Sentite cosa ci hanno raccontato i tre moschettieri di 007 della loro esperienza in Quantum of Solace.
Cosa ha divertito di più Giancarlo Giannini nel partecipare per la seconda volta ad una produzione importante come 007?
Giancarlo Giannini: Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura di Casino Royale non riuscivo a capire se il mio personaggio, Mathis, fosse buono o cattivo. Eravamo a Praga e quando chiesi ai produttori neanche loro mi seppero rispondere, mi dissero "non lo sappiamo ancora, dipenderà da quanto piacerai al pubblico". Dopo una settimana decisi di inventarmi un Mathis ambiguo, una spia che non sa da che parte stare e che non prende mai posizione in maniera netta.
Come viene trattato un attore d'esperienza come Giancarlo Giannini sul set di produzioni così importanti?
Giancarlo Giannini: Il bello di partecipare a questi film è proprio il modo che gli Studios hanno di trattare con gli attori. Se scelgono te è perché credono in te e ti trattano da re viziandoti in ogni senso. Sono stati 7 mesi di lavoro più il periodo della preparazione e mi sono sentito coccolato per tutto il tempo, non c'è mai stata una cosa fuori posto. Purtroppo però il mio personaggio è morto, quindi per me la pacchia è finita (ride). Mathis in un certo senso muore per salvare Bond, anche se nel cinema non si può mai dire...potrei anche riapparire improvvisamente un giorno.
Com'è stato lavorare con Daniel Craig?
Giancarlo Giannini: Il Bond di Daniel Craig è indubbiamente molto diverso da quello interpretato nei primi film da Sean Connery, è più moderno, più agile, più combattivo. Ho scoperto un attore bravissimo sul set, uno che ha sempre voglia di fare e tanta energia in corpo; vi assicuro che non è facile star dietro a Bond, ci vuole un fisico davvero in forma. Ogni giorno era in piedi dalle 4 di mattina fino a sera, è uno che si butta nelle scene d'azione e che spesso si fa anche male. E' molto rigoroso nel suo lavoro, non c'è mai stato un momento sul set in cui si sia scrollato di dosso il personaggio di 007.
Cos'ha significato per il Giancarlo Giannini attore partecipare ad una produzione hollywoodiana così grandiosa?
Giancarlo Giannini: Anche se Mathias è un personaggio senza dubbio piccolo è stata una grande soddisfazione per me essere scelto per il ruolo. Mi emoziono ancora per queste cose, film come questi coronano la carriera di un attore navigato e sono capaci di segnare in positivo la carriera di un giovane attore. Prendete Olga (Kurylenko, ndr) ad esempio, fino a poco tempo fa non la conosceva nessuno come attrice nonostante avesse già recitato in diversi film. Da oggi in poi sarà sempre vista come la Bond girl di Quantum of Solace.
Sappiamo che ha in cantiere un progetto importante che la vedrà dopo tanti anni di nuovo dietro la macchina da presa, di che si tratta?
Giancarlo Giannini: E' un film che ho scritto e che dirigerò, sempre se riuscirò a trovare gli ultimi 500 mila euro di finanziamento. Si tratta di una storia mistica ambientata in Canada. Protagonista sarà un uomo, un immigrato italo-canadese, che si convince sempre di più di essere immortale. Una storia che parla di reincarnazione ma anche un film d'azione, la storia di un uomo che non si stanca mai di vivere, che sente ancora il fuoco bruciare dentro di sé nonostante gli anni. Un po' come me. Il titolo provvisorio è un po' bizzarro ed è "Ti ho cercato in tutti i necrologi", potrebbe far pensare ad una commedia ma non è così. Al mio fianco nei panni dell'antagonista ci sarà il mio amico Murray Abraham.
A proposito di registi e di azione, perché Marc Forster ha scelto di allontanarsi così tanto dalla regia classica e nitida degli action movies hollywoodiani facendo largo uso di camera a mano, di stacchi continui di inquadratura e riprese da vicino agli attori?
Marc Forster: Come saprete io non sono un regista di film d'azione, con questa scelta ho solo cercato di essere più vicino possibile al personaggio di Bond e per far questo avevo bisogno attraverso le immagini di provocare nello spettatore una sensazione di smarrimento, quell'astrazione necessaria affinché il pubblico potesse sentire più da vicino il malessere del protagonista.
Ha sentito mai il peso della responsabilità nel confrontarsi con un franchise così impegnativo e famoso?
Marc Forster: La sfida più grande per me è stata quella di provare a creare un nuovo ciclo di Bond sempre riservando il massimo rispetto per il Bond classico. Non sentivamo il bisogno di ripetere l'ennesimo Bond uguale agli altri, ho cercato a tal proposito in questo film di imprimere la mia personalissima visione del personaggio. Ho confezionato il Bond che io avrei voluto vedere sul grande schermo.
Che marchio di fabbrica lascia Marc Forster su 007?
Marc Forster: Tutto diviene più realistico in questa nuova avventura, c'è un James Bond molto moderno, c'è una nuova veste grafica, scenografie old style che ricordano quelle dei primi 007 ma con un tocco di modernità, c'è un uso maggiore della luce naturale sul personaggio di Bond, mi sento di poter dire che le scene d'azione del film sono tutte necessarie e funzionali ai fini della narrazione, nessuna è fine a se stessa.
Accetterebbe di dirigere anche il prossimo 007?
Marc Forster: Me l'hanno proposto ma penso proprio che per un po' tornerò a dirigere film più piccoli, più personali, più nelle mie corde.
Bond sceglie la giustizia, Camille sceglie e trova la sua vendetta. Come vede il regista questi due personaggi?
Marc Forster: Bond si è perso alla ricerca di se stesso, è un uomo che lotta ogni giorno con i suoi demoni, non cerca vendetta, anche se il filo che divide quest'ultima dalla giustizia per certi versi è assai sottile. A volte sono l'una l'opposto dell'altra e mentre la vendetta acceca la giustizia ti apre gli occhi e ti fa vivere meglio. Alla fine quel che Camille ottiene dalla sua vendetta non è altro che un senso di vuoto profondo, di perdita.
A proposito di Camille, cosa porta Olga Kurylenko del mondo della moda in questo personaggio così carismatico e più in generale nel mondo della recitazione?
Olga Kurylenko: Direi nulla, non c'è alcuna connessione tra i due mondi, sono l'uno l'opposto dell'altro. Sul set stai recitando spesso nei panni di un certo personaggio, sei reale, sei tu che dai vita a un'altra identità; nella moda è tutto irreale, quella che il tuo corpo trasmette è solo un'immagine, apparenza senza parole, qualcosa di totalmente innaturale, non è così che la gente normale si veste e va in giro per le strade.
Non si è posto il problema di capire perché quella che lei interpreta è la prima Bond-girl a non essere sedotta da 007?
Olga Kurylenko: Magari è solo perché non gli piace più di tanto (ride). A parte gli scherzi, penso che Camille non sia la solita Bond-girl. E' una donna grintosa, di grande personalità, distratta dal perseguimento dei suoi obiettivi, mentre James Bond è un uomo che ora è chiuso a qualsiasi tipo di relazione amorosa, aggrappato al ricordo di Vesper. Se avessero dormito insieme la storia a mio parere avrebbe perso molta della sua potenza, non avrebbe avuto senso per nessuno dei due arrivare così vicini alla mèta e poi mollare per colpa di un colpo di testa. L'attrazione tra lei e 007 si percepisce, è tangibile ma non c'è tempo per l'amore, non in quel preciso momento della loro vita.Dopo la sua partecipazione in Hitman, nell'imminente Max Payne e ora anche in Quantum of Solace non rischia di essere etichettata come la prima videogame-girl di Hollywood?
Olga Kurylenko: Ma no, è stata solo una coincidenza, non gioco mai ai videogames, non è un'attività che mi interessa particolarmente e non mi appartiene. La differenza sostanziale tra i primi due film e questo è che qui il mio personaggio è dentro all'azione mentre negli altri sono solo un accessorio, mi limito a fare la fidanzata dei protagonisti. Sono stati comunque due film molto importanti per me, soprattutto Hitman, il primo film Hollywoodiano che ho interpretato in lingua inglese. Mi ha dato l'opportunità di farmi conoscere all'estero e di essere apprezzata anche fuori dai confini francesi. E' soprattutto grazie a Hitman se oggi mi ritrovo qui a parlare con voi.