Vogliamo iniziare la nostra recensione de Il canto del cigno partendo da una piacevole considerazione. Questo film diretto da Benjamin Cleary, regista che si è fatto conoscere grazie a un cortometraggio vincitore di Oscar dal titolo Stutterer, si dimostra appartenere pienamente alla linea editoriale - se così possiamo chiamarla - di Apple Tv+. La piattaforma streaming non vanta un catalogo vastissimo, eppure appare sempre chiaro come prediliga la qualità dei titoli in catalogo rispetto alla mera quantità. Sin dalle prime inquadrature, Il canto del cigno dimostra una qualità tecnica da manuale con un look cinematografico che non sfigurerebbe sul grande schermo di una sala. Persino le premesse narrative, unito a un cast di eccezione in cui compaiono Mahershala Ali (due volte premio Oscar), Naomie Harris, Glenn Close e Awkwafina, sembrano preparare lo spettatore a qualcosa di diverso dal solito. Resta da vedere se sarà davvero così.
Clonazione e rigenerazione
Siamo in un futuro prossimo, dove i device e la tecnologia aiutano la vita, sempre più smart, di tutti i giorni. Cameron Turner, affetto da una malattia terminale, sta morendo, ma la sua famiglia non lo sa ancora. Incapace di esprimerlo, Cameron si fa forza grazie a una tecnologia innovativa seppur controversa, proposta dalla dottoressa Scott (Glenn Close): clonarsi (anche se loro la chiamano "Rigenerazione"), all'insaputa di tutti, e lasciare che il suo doppio, simile all'originale in tutto e per tutto, prenda il suo posto. Sua moglie Poppy e suo figlio Cory non scopriranno mai lo scambio e la loro vita procederà come se nulla fosse. Cameron sembra non avere dubbi in merito, perché non vuole lasciare sua moglie vedova e il figlio orfano, ma mentre procede con lo sviluppo del clone, e mentre la malattia sia fa sempre più sentire, il suo lato più empatico e sensibile non può fare a meno di chiedergli se si tratta della cosa più giusta da fare. Ragione contro sentimento, uno scontro che rappresenta i due modi di approcciarsi al gesto di Cameron, ai due nomi con cui lo stesso atto viene chiamato: clonazione o rigenerazione.
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Un conflitto che non esalta
Ci sono due prologhi all'inizio del film, che spezzano i titoli di testa. Nel primo, Cameron conosce la sua futura moglie Poppy in un treno. È una scena solare, che con pochi gesti e molti sguardi racconta tutto. Cambio di scena: ora siamo immersi nel buio, Cameron soffre a causa della malattia. Poi, finalmente compare il titolo e la storia può iniziare. L'ottimismo e la felicità a cui segue la morte e la tragedia sono gli elementi che caratterizzeranno tutto il film sino ad arrivare alla scena conclusiva. Il finale non vuole nascondere le emozioni, ma le fa esplodere in una scena che risulta adatta nel dare allo spettatore quello che è un po' mancato lungo le quasi due ore di durata, un po' troppo generose rispetto alla storia che s'intende raccontare. Perché ne Il Canto del Cigno, nonostante le premesse che potrebbero definire il racconto in maniera stratificata, si è scelto di rimanere un po' troppo in superficie. Ed è così che i problemi etici e morali, il vero e proprio conflitto che il racconto potrebbe abbracciare, diventa così un caso di egocentrismo che non coinvolge quanto dovrebbe, lasciando le emozioni ai margini e regalando allo spettatore una confezione sì impeccabile dal punto di vista tecnico, ma sin troppo fredda.
Uno straordinario protagonista
Non aveva mai avuto un ruolo di primo piano Mahershala Ali, almeno nella sua carriera cinematografica. Vincitore di due Premi Oscar per il Miglior Attore Non Protagonista, Ali si sdoppia in un ruolo da protagonista, dando corpo e voce alla stessa persona, ma alternandosi tra Cameron e Jack, il suo clone. Senza dubbio, la performance è maiuscola e l'attore riesce a dare vita a un personaggio che dialoga con sé stesso senza risultare stucchevole o esagerato. Quasi un one man show Il canto del cigno non supporta il resto del cast che, per quanto riesca a definire con professionalità i personaggi, non ha dalla propria parte una scrittura che riesca a valorizzarli. Proprio la scrittura, in definitiva, si dimostra il grosso punto debole dell'opera, alternando momenti potenti a una serie di eventi sin troppo diluita e poco incisiva.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione de Il canto del cigno possiamo ritenerci soddisfatti dal film anche se permane un po’ di amaro in bocca per un film dal potenziale molto più ampio rispetto al prodotto finale. Mahershala Ali è un protagonista fenomenale nei panni di Cameron, ma il conflitto interiore del suo personaggio esce solo a tratti. La scrittura è il punto debole di un film che appare fin troppo diluito, a tratti superficiale rispetto alle premesse morali della storia e che non ama tutti i personaggi allo stesso modo, puntando tutto sulla sequenza finale che non risparmierà una bella emozione, ma rischia di arrivare troppo tardi.
Perché ci piace
- Mahershala Ali regala un’ottima performance.
- Le premesse sono interessanti e ci sono alcuni momenti forti.
- La scena finale regala forti emozioni…
Cosa non va
- …che però mancano in gran parte nel corso del film.
- La scrittura non riesce a valorizzare il conflitto del protagonista e i comprimari.