Il bisbetico volante
La città di Los Angeles è in rotta con il suo supereroe. Lui, John Hancock, vive una _super_esistenza sregolata, passa troppo tempo attaccato alla bottiglia ed è vittima di una debilitante forma di depressione; quando interviene per combattare il crimine e proteggere la popolazione, lo fa con gran sfoggio della sua forza fisica e poco rispetto della cosa pubblica: il risultato sono milioni di danni che pesano sulle casse cittadine. L'atteggiamento di Hancock non è molto più riguardoso nei confronti dei losangelini, con cui spesso e volentieri viene a male parole; mentre le autorità iniziano a pensare di imporgli un risarcimento dei danni e il pubblico gli è sempre più ostile, il nostro eroe sprofonda inesorabilmente nel suo malessere. Fino al fortuito incontro con Ray Embrey, un esperto di pubbliche relazioni che Hancock salva da morte certa, e che decide di aiutarlo a riabilitarsi presso i suoi concittadini.
Pieno di gratitudine e di fiducia nelle proprie doti professionali e nelle potenzialità del suo nuovo assistito, Ray porta Hancock in famiglia. Suo figlio di otto anni ne è entusiasta, ma sua moglie Mary sembra diffidente e scossa dall'incontro con il supereroe incompreso...
Sulla natura di queste rivelazioni preferiamo, ovviamente, mantenere il silenzio, ma si tratta di uno spunto che nelle mani giuste avrebbe potuto (e che potrebbe ancora, visto che c'è puzza di sequel), generare una nuova, romantica e struggente mitologia superuomistica.
Berg e i suoi collaboratori però sembrano aver lavorato fin troppo di lima, per cui diversi passaggi della
Così i novanta minuti del film scorrono via lasciando un irritante senso d'incompletezza e futilità, per cui solo in parte fanno ammenda le buone interpretazioni, quella di Smith su tutte ma anche quelle di Bateman e della bionda prima donna Charlize Theron, capace, in barba all'inconsistenza del materiale offertole, di bucare lo schermo grazie alla sua bellezza e alla sua intensità.
Movieplayer.it
3.0/5