Una spiaggia nell'agglomerato urbano di Tripla Città diventa luogo di una tragica scoperta quando viene ritrovato il corpo senza vita di una ragazza. La giovane vittima si chiamava Monika Bogucka e i suoi genitori appartengono a un'altolocata famiglia cittadina: la madre è una giudice, il padre un famoso avvocato. Le indagini dell'ambizioso procuratore, figlio d'arte, Leopold Bilski lo portano a scoprire come la defunta lavorasse presso un bar gestito da un losco criminale e i suoi sospetti si concentrano quasi subito in quella direzione.
I colori del male: Rosso vede però altre piste intrecciarsi nel dipanamento di un racconto che, tassello dopo tassello, conduce lo spettatore verso la ricerca della verità. Tramite numerosi flashback veniamo così a sapere cosa sia realmente accaduto alla povera Monika, mentre Bilski deve vedersela con delle talpe anche all'interno delle stesse forze dell'ordine, che rischiano di ingarbugliare ulteriormente il già non semplice caso.
Io sono l'abisso
Parte subito col botto e dopo neanche cinque minuti il primo personaggio a essere introdotto, ovvero quello di Monika, viene ritrovato senza vita sulla spiaggia. Ma già il prologo nasconde molto di quel che sarà, in un classica girandola di colpi di scena e false piste tipiche della serialità poliziesca moderna, letteraria o live-action che sia. Non è quindi un caso che I colori del male: Rosso sia l'adattamento - il primo, ma probabile di una lunga serie a venire - del romanzo di Małgorzata Oliwia Sobczak, ancora inedito in Italia ma facente appunto parte della cosiddetta saga de I colori del male. Le quasi due ore di visione rispecchiano appieno quell'immaginario consolidato tipico del filone, con l'ambientazione polacca a cercare di offrire qualche spunto in più a livello di atmosfere.
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Nel cuore del male
Un tentativo quello di connotare il racconto alla relativa località riuscito solo in parte per via di una regia relativamente piatta, dove le pur diverse scene in campo aperto sono prive del necessario respiro e sono semplici luoghi dove far muovere i vari personaggi. Personaggi caricati sui generis, da chi oppresso dal senso di colpa ai cattivi che più cattivi non si può, con le varie dinamiche in atto tra essi destinate a conflagrare in quella mezzora finale dove la verità viene progressivamente espletata tra rivelazioni e salvataggi dell'ultimo secondo. Tra individui che vengono incastrati e la corruzione che striscia all'interno delle caserme di polizia, I colori del male: Rosso soffre di un senso di déjà vu sempre più estraniante, con inoltre una malcelata fascinazione per la violenza che esplode ferale in un paio di passaggi parzialmente gratuiti e disomogenei rispetto al tono generale dell'insieme.
I volti del male
Importanza chiave ha la famiglia della giovane vittima, tra tradimenti e segreti nascosti che riescono a mettere un pizzico di pepe alla narrazione, pur risultando a tratti forzati - almeno nella relativa messa in scena del libro. La tensione si mantiene su discreti livelli ed è in grado di garantire agli appassionati del genere un intrattenimento seppur non memorabile almeno discreto, complice anche un cast eterogeneo e in parte che riesce a reggere bene il peso drammatico del racconto. In particolar modo Przemyslaw Bluszcz nelle vesti di sadico orco / villain è a tratti davvero inquietante, mentre Maja Ostaszewska eccelle nei panni di questa madre tormentata che si improvvisa investigatrice per far luce in prima persona sul tragico destino della figlia. Interpretazioni che imprimono vita e personalità a figure fortemente derivative, rendendo quest'ennesima storia di crimini e delitti meno noiosa del previsto.
Conclusioni
Una giovane viene ritrovata senza vita e con orribili mutilazioni. Le indagini di un cocciuto procuratore faranno luce nel passato della vittima mentre una madre cerca risposte per sapere cosa sia realmente accaduto, aprendo un vaso di Pandora che rischia di sconvolgere le esistenze di molti. Non ha ovviamente niente a che fare con l'iconica trilogia dei colori di Krzysztof Kieślowski, bensì I colori del male: Rosso è la trasposizione di un romanzo poliziesco e come tale segue tutte le rigide regole di certe investigazioni seriali, gestione dei colpi di scena fino all'ultimo minuto inclusa. Due ore non prive di forzature e passaggi gratuiti o derivativi che trova un motivo di interesse nel solido ed eterogeneo cast.
Perché ci piace
- Un cast in palla con un paio di interpreti sugli scudi.
- Discreta tensione nelle fasi clou.
Cosa non va
- La narrazione è a tratti forzata nella gestione dei colpi di scena e non offre nulla di originale.
- Sporadici sussulti di violenza, fisica e psicologica, gratuiti.