I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà, la recensione: Tra surf e macerie

La recensione de I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà, l'opera prima di Loris Lai che trova nel realismo il migliore alleato per raccontare l'infanzia negata nei territori occupati della Striscia di Gaza.

I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà, la recensione: Tra surf e macerie

Nel momento in cui scriviamo la recensione de I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà, l'ultimo bollettino dalla Striscia di Gaza è di 18 morti: cercavano di raggiungere gli aiuti paracaduti dal cielo e finiti in mare, 12 di loro sono affogati nel tentativo di recuperare le casse al largo delle coste di Beit Lahia, nel nord della Striscia. Ai primi di marzo le vittime erano state cinque, morte sotto il peso dei pacchi lanciati via aerea alla popolazione. Il paracadute non si era aperto e gli scatoloni erano precipitati sulle persone schiacciandole. Dall'inizio del conflitto scoppiato in seguito all'attentato di Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre 2023, i morti a Gaza sono stati almeno 28 mila. Raccapricciante, soprattutto se si pena che circa il 43% della popolazione che vive nella Striscia ha meno di 14 anni (fonte Index Mundi). È la guerra dei bambini.

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I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà: una scena del film

E questa è la premessa necessaria per poter analizzare meglio il lungometraggio (in sala dal 28 marzo) con cui Loris Lai ci porta dentro le macerie di una guerra dove a pagarne le conseguenze sono soprattutto i giovanissimi, da sempre. Un film che a tratti rischia però di risultare fuori tempo massimo per approccio e scelte di scrittura, non certo per contenuti. Dietro ci sono Elda Ferri, la produttrice de La vita è bella e Tarak Ben Ammar, lo storico produttore franco tunisino nonché manager di Michael Jackson durante l'HiStory World Tour organizzato sul finire degli anni '90, il Sam Goldwyn della Tunisia come amano soprannominarlo in molti.

Storia di un'amicizia (oggi) improbabile tra guerra e surf

La vicenda de I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà è ambientata nel 2003 quando a Gaza City si combatte la seconda intifada. Un salto di ventun anni, un lasso di tempo che i fatti recenti hanno semplicemente spazzato via con un colpo di spugna.

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I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà: una scena tratta dal film

Ed eccoli gli allarmi antiaerei, le sirene, le colonne di fumo che si sollevano dagli edifici squarciati a metà dalle bombe, le strade polverose delle zone miracolosamente scampate a un bombardamento, le urla strazianti delle madri, i bambini che qui masticano paura, vendetta, Tramadol e sangue. Ieri come oggi. Sono gli elementi di una classica narrazione bellica, in questo caso per ammissione dello stesso regista arricchita dalla collaborazione di giovani videomaker di Gaza, che hanno fornito materiali preziosi per ricostruire con precisione i paesaggi del film. La lavorazione si è conclusa poco prima degli attentati del 7 ottobre 2023 che hanno scatenato la durissima risposta dello Stato Israeliano e vale la pena precisarlo, perché è sconvolgente quanto tutto quello che vedrete sia terribilmente attuale.

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I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà: un frame del film

Loris Lai porta la macchina da presa ad altezza bambino e scende in mezzo a loro, laddove lo sguardo del mondo adulto viene spesso rovesciato e messo in discussione. Gaza City nel 2003 è una polveriera, gli insediamenti israeliani ancora presenti sul territorio alimentano tensioni, attacchi e violenti scontri tra esercito israeliano e i palestinesi. Mahmud è uno di loro, ma ha solo 11 anni: va a scuola e si dà da fare come può per aiutare la giovane madre Farah, rimasta sola da quando il padre è morto da "martire" della rivoluzione come si capirà successivamente. La sua grande passione è il surf e anche se a Gaza "le onde non sono grandi come quelle delle Hawaii o della California e il surf non ha la stessa importanza del calcio", surfare rappresenta per lui l'unico spazio di libertà in un quotidiano fatto di bombardamenti e scontri a fuoco. Anche al suo coetaneo israeliano Alon, figlio di una coppia di coloni, piace surfare e quando i due si incontrano sulla spiaggia, seppur nella difficoltà del contesto e la reciproca diffidenza nasce un'amicizia speciale. Complice l'incontro con un ex campione di surf, Dan, costretto per un incidente a rinunciare ad una carriera fortunata e ora dipendente dagli antidolorifici. La decisione di dare loro lezioni di surf perché possano inseguire i loro sogni darà una svolta alla sua vita.

La scelta del realismo

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I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà: una foto

Il film ispirato al romanzo Sulle onde della libertà di Nicoletta Bortolotti e accompagnato dalle musiche di Nicola Piovani funziona bene nei momenti in cui la regia privilegia uno stile neorealistico, quelli in cui ci si infila tra i bambini ad esplorare l'infanzia nei territori occupati; il merito principale è di saper guidare il pubblico tra dinamiche altrimenti di non facile comprensione per un mondo cresciuto nella pace. Lai lascia alla macchina da presa il compito di stare addosso ai giovanissimi protagonisti e ne viene fuori un ritratto agghiacciante, ma assai verosimile: a Gaza i bambini come Mahmud e i suoi amici giocano "ad arabi contro ebrei", si dividono in spie e combattenti, si addestrano alla guerra nei campi reclute, imbracciano fucili più grandi di loro, imparano ad aggirare i check point, si perdono nei tunnel sotterranei scavati dai guerriglieri, parlano di granate, quwa e ingeriscono antidolorifici perché vorrebbero solo "dormire e dimenticare", sono tutti possibili soldati da avviare al martirio.

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I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà: una scena

Dall'altra parte negli insediamenti dei coloni i bambini imparano a non parlare con gli arabi, "ci odiano perché pensano che abbiamo rubato loro la terra". Coerente con un principio di realtà anche la scelta degli interpreti dei giovani protagonisti, non a caso frutto di un casting che si è svolto interamente in Palestina tra maggio e luglio nel 2022. Gaza è tutta nei loro volti e in quelle inquadrature dall'alto che la ritraggono perfettamente divisa tra la terra e il mare, tra la ferocia della guerra che sfugge ad ogni umana comprensione e un sogno di libertà affidato alle onde dell'oceano, perché se "sulla terra ti sembra di essere in prigione in acqua non ci sono più confini".

Un'opera prima che sa reggere bene le quasi due ore di durata, ma che diventa meno convincente e lucida quando cede il passo a visioni, sogni, lirismi e dialoghi che peccano di retorica. Il rischio è quello di una diffusa edulcorazione che poco si concilia con i toni più realistici del racconto. Lascia l'amaro in bocca che oggi un'amicizia come quella tra Mahmud e Alon sia quanto di più improbabile e inverosimile al mondo: privarci dell'eventualità di una terza via che non ci costringa a fare i conti con "due possibilità di futuro: quello in cui non esisteranno più loro o quello in cui non esisteremo più noi" è la più grande sconfitta dell'umanità. E allora ci piace sperare che un Mahmud e un Alon da qualche parte possano continuare a esistere.

Conclusioni

In conclusione I bambini di Gaza- Sulle onde della libertà è un film che regge bene per quasi due ore, un’opera prima con cui Loris Lai ci porta dentro l’infanzia perduta nei territori occupati della Striscia di Gaza, in mezzo all’infinito conflitto israelo-palestinese. Lo fa scegliendo la strada del realismo, uno degli alleati migliori del film, e portando la macchina da presa ad altezza bambino; la storia di amicizia tra i due giovani protagonisti, un bambino palestinese e un suo coetaneo israeliano, sovverte le regole del mondo adulto che ha incastrato i suoi figli in una guerra di cui sono gli inconsapevoli eredi. Peccato per qualche edulcorazione di troppo. Il pubblico ideale potrebbe essere quello delle scuole.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Il realismo con cui il regista esplora l’infanzia negata nei territori occupati della Striscia di Gaza.
  • La capacità di portare lo spettatore dentro le macerie della guerra, mettersi ad altezza bambino e guidare il pubblico tra dinamiche altrimenti di non facile comprensione agli occhi di chi ha avuto la fortuna di conoscere solo la pace.
  • I volti perfetti dei giovani interpreti.
  • La precisione con cui sono stati ricostruiti la maggior parte dei paesaggi del film girato in Tunisia.

Cosa non va

  • I momenti più lirici e visionari funzionano meno bene e risultano improbabili quanto edulcorati.
  • La narrazione pecca in alcuni passaggi di eccesso di retorica.
  • Qualche ralenti di troppo.