Francis Lawrence il mondo di Hunger Games lo conosce bene: ha infatti diretto tre film della saga originale e ora, dieci anni dopo l'esordio del primo film del 2012, torna a Panem, grazie al prequel Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, in sala dal 15 novembre. Tratto dall'omonimo romanzo di Suzanne Collins, pubblicato nel 2020, è ambientato 60 anni prima delle imprese di Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence).
La trama di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente fa una cosa molto interessante: al centro del racconto mette proprio il cattivo, quel Coriolanus Snow (interpretato nei film precedenti da Donald Sutherland, qui da Tom Blyth) che darà parecchio filo da torcere a Katniss. Una mossa rischiosa, ma irresistibile: empatizzare con un villain non è facile.
Eppure, sta qui la bravura degli autori, capiamo le sue motivazioni: lo ritroviamo infatti 18enne e disperatamente alla ricerca di un riscatto sociale. L'occasione arriva quando gli viene dato il compito di fare da sponsor al tributo del dodicesimo distretto, Lucy Gray Baird (Rachel Zegler). Siamo alla decima edizione dei giochi e si è deciso di trasformarli in un grande spettacolo. C'è tanto di cui parlare a proposito di questo film e l'abbiamo fatto proprio con Francis Lawrence, in una lunga intervista che è diventata un inno al pensiero critico.
Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente: intervista a Francis Lawrence
Quando un villain comincia ad assomigliarti troppo diventa ancora più inquietante: questa versione giovane di Coriolanus Snow ha le sue motivazioni. Se non facciamo il tifo per lui, almeno ci ritroviamo a comprenderlo. Ma quindi che cosa rende tale un villain?
Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, recensione: dalla parte del villain
Per il regista: "È una buona domanda. Un villain è qualcuno che compie delle azioni che noi generalmente non capiamo e giudichiamo cattive o sbagliate. I villain dei miei film non pensano di essere cattivi: non compiono il male per il gusto di farlo, ma credono in alcuni valori che seguono e pensano siano giusti. È quello che fa il personaggio di Donald Sutherland: quando abbiamo lavorato insieme non abbiamo mai giudicato il personaggio. Per Donald lui era l'eroe della sua storia: agiva per il bene del mondo. Diventa un villain perché noi lo guardiamo e pensiamo: ma come ti viene in mente che questa sia la cosa giusta da fare?! È così sbagliata e oscura. Questa è la qualità che caratterizza i villain migliori: credono di avere ragione e che agiscano per il bene, mentre il pubblico pensa che si comportino in modo completamente sbagliato".
Hunger Games e i social
In Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente facciamo la conoscenza del Decano Casca Highbottom (Peter Dincklage), l'inventore dei giochi. È lui a dire a Snow che deve trasformare i giochi in un grande spettacolo. Una critica alla società di oggi, dove tutti, ogni giorno, diventiamo performer sui social? Per Lawrence: "Sfortunatamente penso che molte persone si esibiscano: basta guardare i social. Le nuove generazioni li vivono in modo completamente diverso. Nel film quella frase è importante, perché segna un modo diverso di pensare ai giochi. Siamo appena dopo la guerra, quando gli Hunger Games sono stati creati. Si prendono a caso un ragazzo e una ragazza da ogni distretto e vengono buttati nella mischia, mandandoli incontro alla morte. Nel film siamo in un momento in cui cercano di renderli più divertenti, in modo da spingere la gente a guardarli. L'idea è questa: non è importante chi sopravvive, ma che il pubblico si affezioni a questi ragazzi e alla loro storia. In questo modo c'è una sconnessione tra la violenza e il fatto che si tratta di esseri umani".
Le scene musicali di Rachel Zegler in Hunger Games
Che Rachel Zegler fosse brava a cantare l'avevamo visto, e soprattutto sentito, nel remake di West Side Story (recensione qui) di Steven Spielberg, in cui interpreta Maria. Qui, nel ruolo di Lucy Gray Baird, non soltanto canta, ma suona anche la chitarra. Le scene musicali di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente sono tante e importanti: "Non è un musical, ma sì, ci sono tanti momenti musicali. Parte tutto da Suzanne: Lucy Gray è una performer, una cantante, e l'attenzione su di lei comincia proprio quando canta il primo pezzo a cappella. Quando Suzanne ha scritto il personaggio aveva un'idea molto precisa del sound che voleva: lei viene dal distretto 12, che è a sud, West Virginia, gli Appalachi, quindi doveva essere una musica blue country degli anni '20-'30. Ci siamo ispirati a quell'epoca. Abbiamo lavorato con un produttore fantastico di Nashville, David Cobb, che si è occupato delle melodie. Abbiamo registrato tutto live: Rachel ha cantato dal vivo sul set".
Le scenografie di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente
Il design dei set di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente ha un look vintage: scenografie, costumi e oggetti di scena sembrano usciti dagli anni '50. Un lavoro su cui Francis Lawrence ha investito molto: "Questo prequel è ambientato 60 anni prima della trilogia originale. Quindi ci ha dato la possibilità di immaginarlo come un film in costume. Con Uli Hanisch, scenografo tedesco, abbiamo deciso di concentrarci sullo stile della Berlino del dopoguerra. Abbiamo pensato a nuovi palazzi accanto a costruzioni distrutte, fondendola con l'estetica di Panem. Per trucco e capelli anche ci siamo ispirati agli anni '40 e '50. Così come per i costumi e gli oggetti di scena. Anche perché nel libro sono ben descritti e importanti. Si vede il potenziale della Panem che verrà, ma è diversa, perché questo è un film in costume".
Hunger Games: cosa è cambiato in questi dieci anni
La saga di Hunger Games è bel modo di raccontare lo scontro generazionale: c'è sempre il nuovo che si scontra contro il vecchio. Nessuno può sapere come siano cambiati i giovani in questi dieci anni meglio di Francis Lawrence, che ha diretto i precedenti film e ora si appresta a incontrare una nuova generazione di fan.
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Sull'argomento ci dice candidamente: "_È difficile da dire: devo basarmi sui miei figli. Ho due figli, dure ragazzi di 20 e 18 anni, quando l'ultimo film precedente è uscito il mio figlio più giovane aveva dieci anni. La loro comunicazione, come interagiscono è diversa soprattutto a causa dei social. Non so rispondere però, perché quando ho girato gli altri film non frequentavo ragazzi di 18 anni!"
Quando però gli chiediamo se, come vediamo da questi film, sia importante avere un cuore ribelle soprattutto quando si è giovani, ci dice serio "Penso di sì. La cosa più importante è capire il proprio potenziale. Non si deve affrontare ogni fase della vita in modo ribelle: a volte devi combattere per ciò in cui credi, ma non sempre. Una cosa diversa però, sopratutto rispetto a quando io ero giovane, che ha a che fare con l'educazione, è che i ragazzi di oggi sono abituati a pensare in modo più critico, invece che limitarsi a imparare a memoria le cose. Penso che sia una cosa fantastica. È importante, analizzare, mettere in discussione, farsi una propria opinione. Invece che memorizzare e basta. È un grande cambiamento. Questo c'è anche nel nostro film: abbiamo ragazzi diversi, provenienti da realtà diverse, che si fanno delle domande".
Hunger Games: tra intrattenimento e filosofia
Hunger Games è una saga destinata soprattutto a un pubblico giovane ed è chiaramente un'opera di intrattenimento. Però pone anche diverse domande importanti, anche esistenziali, che non è scontato siano presenti in un prodotto di questo tipo. Addirittura in questo capitolo l'arte diventa una questione di vita o di morte. Lucy Gray Baird può salvarsi la vita cantando. L'arte può davvero migliorare la vita? Per il regista Francis Lawrence: "È difficile: non faccio film pensando che cambierò il mondo. Voglio intrattenere le persone. E per farlo devi catturare la loro attenzione, farle entrare nella storia. Se poi riflettono, si fanno delle domande grazie ai temi del tuo film è meraviglioso. Ma non so se tutte le persone sono pronte per il cambiamento. In genere chi fa documentari di argomento politico ha questa aspirazione. Io mi limito a offrire un'esperienza che avrei voluto vedere da ragazzo, in modo da far dimenticare per poche la vita reale al pubblico mentre è in sala".
Possiamo quindi capire meglio noi stessi grazie a un film? Per Lawrence: "Il tema centrale di questa storia, a partire dal libro di Suzann, è se, in quanto esseri umani, nel profondo siamo cattivi e selvaggi, oppure buoni e meritevoli di libertà. Alla fine del film i diversi personaggi la vedono in modo differente. Io spero che il pubblico si faccia la sua idea".