Ora che Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, quinto film della saga di Hunger Games e prequel dei film originali, è arrivato al cinema (qui la nostra recensione), possiamo confermarlo. La saga di Hunger Games, tratta dai libri di Suzanne Collins, è uno dei maggiori successi tra le saghe cinematografiche del nuovo millennio. È infatti dal 2000 in poi che il cinema ha provato a riscoprire un certo tipo di letteratura e a trasformarla in celluloide, anzi in pixel. Parliamo di libri e film fantasy e young adult, due mondi che spesso coincidono, a volte no, dai quali il cinema ha provato a trarre linfa vitale per nuovi film. Certo, di saghe ne abbiamo viste già nel vecchio millennio: ci sono state Star Wars, i Superman e i Batman, le saghe di Bond e de Il padrino. Ma qui parliamo, appunto, di fantasy e young adult.
In questo senso, tutto è iniziato con Il Signore degli Anelli. L'enorme opera di J. R. R. Tolkien, considerata da tutti infilmabile (ci aveva provato con un film d'animazione, Ralph Bakshi nel 1979), grazie alla folle impresa di Peter Jackson è diventata una splendida trilogia cinematografica. Poi è stato il turno di Harry Potter, saga in sette libri di J. K. Rowling, diventata una saga di 8 film al cinema. Due saghe diverse: più adulta la prima, più infantile la seconda, con un target young adult, o preadolescente, che può essere comune alle due. Ma in comune le due saghe hanno quella solida base letteraria, quella storia forte e originale, che ha fatto sì che funzionassero anche a livello di film. Ed è proprio questa che è mancata ai vari epigoni. Dopo il successo de Il Signore degli Anelli in tanti hanno provato a ripeterne la formula con alterne fortune, per usare un eufemismo. Poi è stato il turno di un altro game changer: quel Twilight che portava il mondo delle saghe young adult decisamente verso il teen drama, con una storia sentimentale travestita da horror, in cui figure del cinema dell'orrore erano solo il contorno. Infine, la saga di Hunger Games ha cambiato il gioco di nuovo. E così è stata una corsa a ricreare le atmosfere peculiari di un film molto particolare, che declina il racconto distopico per un pubblico young adult. Ma una su mille ce la fa. Così ci sono state saghe cancellate dopo un film, o anche due. O anche saghe che sono arrivate alla fine, ma molto stancamente.
1. Le cronache di Narnia
Le prime saghe a partire sfruttano tutte il successo de Il Signore degli Anelli, e puntano a ripeterlo. È il caso di una saga lanciata in modo molto ambizioso dalla Disney proprio per colmare il vuoto dopo la fine de Il Signore degli Anelli. Le cronache di Narnia (The Chronicles of Narnia) è una serie di romanzi fantasy di C. S. Lewis, ambientati nell'immaginaria Terra di Narnia: i libri sono sette, per cui i presupposti per fare una lunga saga di successo c'erano. E, in qualche modo, la saga era partita anche bene. I film realizzati dalla Disney furono tre: Le cronache di Narnia: il Leone, la Strega e l'Armadio, del 2005, Le cronache di Narnia: Il principe Caspian, del 2008, e Le cronache di Narnia: il viaggio del veliero, del 2010. Partita con grandi aspettative, la saga ha incassato con il primo capitolo, e meno con i seguenti. Il quarto film, entrato in produzione qualche anno dopo, non è mai stato realizzato. Ma, anche qui, la saga potrebbe rinascere sotto forma di serie tv: pare che Netflix abbia manifestato interesse. Il problema della saga Le cronache di Narnia è che, rispetto a Il Signore degli Anelli, tutto sembra troppo edulcorato: non abbastanza epico come la saga tratta da Tolkien, non abbastanza magico rispetto a una saga più infantile come Harry Potter. Ha il pregio di aver lanciato un attore come Ben Barnes. Una curiosità: nel secondo capitolo ci sono i nostri Sergio Castellitto e Pierfrancesco Favino.
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2. Eragon
Nel 2006, con il primo film omonimo, la 20th Century Fox prova a lanciare la saga di Eragon, tratta dai romanzi di Christopher Paolini (Eragon è il primo volume della saga Il Ciclo dell'Eredità). È la storia di una terra, Alagaësia, che sta attraversando un periodo oscuro a causa della caduta dei Cavalieri dei Draghi, traditi da uno di loro, Galbatorix, divenuto sovrano incontrastato. Un giovane, Eragon, trova un uovo di drago: la fa nascere (è una femmina, Saphira), la fa crescere e la accudisce. Il film va anche piuttosto bene al botteghino, ma i lettori del libro non amano questo film che presenta parecchie differenze con il libro, compreso il destino finale dei protagonisti. In Italia, la scelta di far doppiare Saphira e Ilaria D'Amico, non un'attrice, non migliora le cose. Nella versione originale, la voce era di Rachel Weisz... Il grosso problema è proprio il confronto con Il Signore degli Anelli, saga con cui Eragon si batte sullo stesso terreno, e in confronto alla quale sembra una storiella. La saga è formata da cinque libri, ma al cinema si è fermata qui. Ma siccome in questo mondo non si butta via niente, tornerà come serie tv su Disney+.
3. La Bussola d'oro
Con un lancio davvero ambizioso, nel 2007, è partita anche la sfortunata avventura de La bussola d'oro, l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Philip Pullman, primo volume della trilogia Queste oscure materie (His Dark Materials), composta da tre libri. La prima cosa che ci ha impressionato, al momento del lancio del film, è stata il cast: Daniel Craig, Eva Green e Nicole Kidman, con Ian McKellen, Kathy Bates e Kristin Scott Thomas come doppiatori degli "animali fantastici" creati in computer grafica. La storia, infatti, immagina che ogni persona abbia al suo fianco un daimon, cioè la propria anima in forma animale con la quale la persona comunica e che rimane nelle vicinanze. La protagonista Lyra Belacqua, un'orfana, viene a scoprire l'esistenza della Polvere, una bizzarra particella naturale dorata di cui l'organizzazione detiene il potere. Criticato per i suoi reconditi significati religiosi, La Bussola d'oro è in realtà un racconto inerte, che per tutta la sua durata non emoziona mai. I suoi sequel non sono mai stati realizzati, ufficialmente per la crisi economica del 2008. Ma è un film che non ha fatto breccia nell'immaginario. La storia però è risorta grazie a una serie tv, His Dark Materials - Queste oscure materie, trasmessa in Italia da Sky Atlantic.
4. Shadowhunters
E dopo le saghe che hanno provato a ripetere il successo de Il Signore degli Anelli, uscendone in modo poco onorevole, è il turno di questa, che in parte ci sembra seguire il mood di un'altra saga di successo, Twilight. Si tratta della saga letteraria The Mortal Instruments, in Italia pubblicata con il titolo Shadowhunters, di Cassandra Clare. Ancora una volta si tratta di una saga lanciata al cinema e poi interrotta, per tornare in vita come serie tv. Il primo film, Shadowhunters - Città di ossa, è uscito al cinema nel 2013. Il seguito, Città di cenere doveva entrare in produzione, ma è stato rinviato e poi cancellato. Anche questa saga è diventata una serie, Shadowhunters: The Mortal Instruments, prima sul canale via cavo Freeform e poi su Netflix. A lasciare il segno sono stati soprattutto i protagonisti di quel film: Lily Collins nel ruolo di Clary Fray e Jamie Campbell Bower in quello di Jace Wayland. Li abbiamo rivisti, di recente, nelle serie Emily In Paris e Stranger Things.
5. The Giver
E iniziamo ora la storia delle saghe che hanno provato a seguire la scia di Hunger Games, serie young adult a sfondo distopico. Una grande idea, se declinata nel modo giusto, rischiosa se tutti i tasselli - tono, regia, sceneggiatori, attori - non vanno al posto giusto. Così, per un Hunger Games che ce la fa, tanti altri non ce la fanno. Una di queste è la saga di The Giver, e la cosa ci dispiace parecchio perché il primo film, The Giver - Il mondo di Jonas, del 2014, adattamento del romanzo The Giver - Il donatore di Lois Lowry, aveva idee interessanti sia a livello di storia che di regia. Quel libro è il primo capitolo di una fortunata serie di cui fanno parte anche i romanzi La rivincita, Il messaggero e Il figlio, per cui l'idea era di girare altri tre film. Ma ancora una volta ci si è fermati al primo. Siamo in una civiltà perfetta in cui amore, gioia, violenza e crudeltà sono assenti. Le persone vivono divise in unità familiari composte solitamente da quattro persone e ad ogni compimento di età viene affidato un compito. Ai giovani viene assegnato all'età di 12 anni il lavoro che svolgeranno per il resto della loro vita. I colori sono proibiti, e a ognuno viene fatta un'iniezione calmante che blocca ogni impulso, sentimentale e sessuale. Il protagonista, Jonas, comincia a ribellarsi e a scoprire alcune cose. La storia è forte, una metafora di una società che in nome della sicurezza non esita a controllare e condizionare gli individui. E anche la forma visiva, con quel bianco e nero che passa al colore quando Jonas comincia a scoprirlo, è coerente con il racconto. Anche qui c'è un gran cast: Jeff Bridges, Meryl Streep, Alexander Skarsgård e Katie Holmes. Avremmo visto volentieri il prosieguo della storia.
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6. Ender's Game
Si ferma al primo capitolo anche la saga cinematografica di Ender's Game (2013), tratta da una serie di libri di Orson Scott Card. Questa volta la storia, un classico romanzo di formazione, vira più sul bellico e il fantascientifico: al centro c'è un ragazzino che viene scelto per comandare un esercito e salvare la Terra da un'invasione aliena. I ragazzini vengono scelti per combattere e diventare delle pericolose macchine da guerra perché sono cresciuti con i videogame, e per questo sono più reattivi, più coraggiosi: la loro mente è più veloce e riesce a gestire tutti gli input tecnologici senza stancarsi. È una metafora su un'era, la nostra, in cui i ragazzi crescono troppo in fretta. Anche qui i sequel non ci sono mai stati, eppure la saga di Ender aveva qualcosa di buono, come delle scene molto spettacolari in cui i ragazzi combattono in un'enorme ambiente privo della forza di gravità, una sfera di vetro e un elemento simile al cubo di Rubik in grado di formare diverse figure. Nella storia c'è qualche eco di Star Wars e, soprattutto, uno dei suoi protagonisti, Harrison Ford. Ma anche due giovani attori che, nonostante non abbiano sfondato con quel film, hanno fatto una grande carriera: Asa Butterfield, il nostro amato Otis di Sex Education, e Hailee Steinfeld, la Kate di Hawkeye che ritroveremo in Young Avengers. Nel cast stellare ci sono anche Ben Kingsley, Viola Davis e Abigail Breslin.
7. Maze Runner
Nello stesso periodo, il post Hunger Games, e con le stesse premesse, adattare il genere distopico al target young adult, sono nate altre due saghe, Maze Runner e Divergent. Sono in questo elenco anche se, a differenza delle altre, non sono stare interrotte. Arrivate entrambe al terzo film, non hanno però riscosso il successo atteso e, soprattutto, dal primo al terzo episodio l'interesse è scemato. Vale soprattutto per la saga di Maze Runner, tratta dai romanzi di James Dashner. Maze Runner - Il labirinto, del 2014, è la storia di Thomas, che un giorno si risveglia in una radura e non ricorda niente. Gli rimane solo il suo nome, l'unica cosa che lasciano a lui e agli altri abitanti della radura, tutti adolescenti e tutti maschi come lui. Intorno a loro, un muro altissimo, al di là del quale c'è un labirinto. È interessante perché intriso dei tipici interrogativi universali dell'adolescenza, che sono trasportati in un contesto adulto e distopico (un futuro ignoto in cui deve essere accaduto qualcosa) in modo da farli risaltare al massimo. La storia è una metafora dell'adolescenza, di quella sensazione di trovarsi in un posto che non si conosce, di non aver capito da dove si viene e dove si sta andando. Il problema è che la storia funziona solo nel primo film. Una volta fuori tutto diventa piuttosto banale.
8. Divergent
Sull'onda del successo di Hunger Games è arrivata al cinema anche Divergent, saga in tre film (che è stata portata a termine), tratta dai best seller di Veronica Roth: Divergent, Insurgent e Allegiant, prodotti dalla Summit Entertainment di Twilight. Al centro della storia c'è Tris, una ragazza che vive a Chicago, in futuro non troppo lontano, dopo che il mondo è stato devastato da una guerra. I sopravvissuti si sono chiusi dentro alla città, recintandola con un muro e dividendosi in rigide fazioni, in modo che ognuno sappia qual è il proprio destino. Si parla di conformismo, classismo, discriminazione, dittatura. La divisione della società in senso orizzontale, non in classi sociali ma in fazioni, è molto originale. A ognuno è permesso di essere rigorosamente una cosa sola. E la repressione delle individualità è il primo passo verso il controllo. La Chicago di Divergent può essere una metafora dell'America ipermilitarizzata post 11 settembre. Un film come questo avrebbe potuto essere rivoluzionario anche nello stile, che colpisce a tratti, ma nel complesso rimane su strade piuttosto sicure, E, soprattutto, perde forza nei due seguiti: quando, proprio come in Maze Runner, si vede al di là del muro. Divergent ha lanciato Shailene Woodley e Theo James. Solito cast stellare, con Kate Winslet e Naomi Watts.