1977, Inghilterra: in tutto il paese si festeggia il Giubileo d'argento per i primi 25 anni del regno di Elisabetta II. Nello stesso periodo i Sex Pistols lanciano il loro nuovo singolo, God Save the Queen, personalissima e provocatoria celebrazione dell'anniversario della regina che shocka un'intera nazione e rende celebre il movimento punk britannico in tutto il mondo. Tutto questo è storia nota. Quello che fino ad oggi non sapevamo, è che quasi contemporaneamente tre ragazzini di un sobborgo londinese chiamato Croydon riuscivano a fare molto di più di quanto Johnny Rotten & co. potessero anche solo immaginare: far conoscere il punk perfino agli alieni e portarne così gli insegnamenti oltre i confini conosciuti della nostra galassia.
Liberi di non crederci ovviamente, ma questo è quello che ci ha descritto il geniale Neil Gaiman, già autore di opere amatissime quali Sandman o American Gods, nel bizzarro racconto How to Talk to Girls at Parties che ha ricevuto dieci anni fa diversi premi letterari e che è finalmente arrivato anche sul grande schermo con l'omonimo film diretto da John Cameron Mitchell. E se anche solo dal soggetto pensate che si tratti di una follia... vi possiamo assicurare che la pellicola in questione lo è ancora di più!
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Anarchy in the U.K.
Il film parte proprio come fosse un videoclip punk e ci mostra i tre giovani amici in giro per la cittadina condividendo tanto i gusti musicali e lo spirito libero e ribelle tipico dell'epoca quanto una certa difficoltà a relazionarsi con il genere femminile. Quale occasione migliore per fare colpo sulle ragazze di un esclusivo concerto e successivo party con uno dei gruppi del momento gestito dalla splendida e carismatica Boadicea (Nicole Kidman)? Come quasi sempre accade per i tre amici le cose non vanno secondo le aspettative e vengono allontanati dal concerto senza ricevere il tanto desiderato accesso alla festa; proprio quando stanno per darsi per vinti sentono delle musiche in lontanza e si avviano verso una villa illuminata da luci coloratissime: all'interno di essa tanti gruppi di personaggi più strani del previsto, perfino per dei musicisti ("saranno californiani"), ma la presenza di ragazze bellissime fa presto superare ogni timore.
Mentre i sue due amici rimangono affascinanti da danze ipnotiche e incontri sexy, il più timido Enn (Alex Sharp) incontra la bellissima aliena Zan (Elle Fanning) senza però capire la sua reale provenienza. Dal canto suo questa creatura luminosa e curiosa rimane subito affascinata dalla possibilità (solitamente a lei preclusa) di conoscere un "locale" e soprattutto di poter approfondire questo "punk" di cui lui parla costantemente e con un certo orgoglio. Sarà l'inizio di una dolcissima ed inedita storia d'amore intergalattica dagli esiti imprevedibili e che farà emergere un lato romantico e ricco di speranza in entrambi, sia nell'aliena finora ignorante di umanità sia nel giovane che si atteggia a portavoce del "no future".
Let's do the time warp again!
Prendete l'erotismo e la libertà di Shortbus, l'energia rock e dissacrante di Hedwig - La diva con qualcosa in più, ed unite il tutto ad un umorismo british e irresistibile; questo è How to Talk to Girls at Parties, un mix esplosivo ed eccitante di due autori (Mitchell e Gaiman) diversissimi l'uno dall'altro ma che ben si fondono in questa commedia sci-fi che punta tutto sul divertimento e sulla follia. Un film che sorprende con trovate visive esaltanti ed originali, che trascina con una performance musicale inaspettatamente coinvolgente ed emoziona nei momenti più intimi tra i due giovani ma talentuosi protagonisti. Che la Fanning sia un talento purissimo lo sappiamo da tempo e la freschezza che riesce a donare al ruolo è sicuramente uno dei punti di forza del film; l'esordio da protagonista di Sharp, che è ad oggi il più giovane attore ad aver mai vinto il prestigioso Tony Award, è però altrettanto sorprendente e la coppia davvero illumina lo schermo grazie alla naturalezza con cui mettono in scena questo storia d'amore impacciata e surreale.
Altrettanto bravi sono tutti i giovani e brillanti co-protagonisti, tanto che in alcuni momenti ritorna in mente il bel Sing Street, mentre paradossalmente sembrano un po' sprecati gli adulti, tra cui la Kidman stessa (che però in versione punk è assolutamente da non perdere, fosse solo per il look inedito) o Ruth Wilson, nel ruolo di uno dei leader alieni. Ma in fondo poco importa, perché per il risultato finale è molto più importante l'energia e il senso di folle e trasgressiva anarchia (quasi à la The Rocky Horror Picture Show) che John Cameron Mitchell riesce a infondere al film dalla prima all'ultima scena e che rende in qualche modo indimenticabile una pellicola che per sua natura non sarebbe molto più che un divertissment. Non sappiamo se tra qualche lustro ci ricorderemo degli alieni di Gaiman quanto si fa ancora oggi di Frank-N-Furter e dei suoi scagnozzi, probabilmente no, ma dobbiamo ammettere che ci fa molto piacere vedere che quantomeno alcuno ancora ci prova a rompere gli schemi. "Don't dream, be it" diceva qualcuno e John Cameron Mitchell questa lezione l'ha imparata da tempo e ci ha costruito un'intera carriera.
Movieplayer.it
3.5/5