Un paio di anni fa il tandem di registe costituito da Jill Bauer e Ronna Gradus portavano prima al Sundance e poi su Netflix un chiacchieratissimo documentario dedicato al sottobosco del porno amatoriale di Miami. Protagoniste, ragazze appena maggiorenni, che, attratte dall'idea di un'indipendenza immediata e animate da ingenui sogni di gloria, finivano (e finiscono) in un traffico subdolo, spietato e perfettamente legale. Ormai, con le risorse di Internet, nessuno paga più per il porno; se poche fortunate possono permettersi di lavorare in ambienti puliti e sicuri, per la maggior parte di queste ragazze l'unica possibilità di guadagno regolare diventa girare video di carattere "estremo", progressivamente sempre più degradanti e violenti. La tipologia più in voga, al momento, è quella del "teen abuse": un dato che non c'è bisogno di commentare.
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Per continuare questa avvilente, ma lucida e coraggiosa esplorazione, Bauer e Gradus tornano al timone (e Rashida Jones alla produzione) per il sequel, o meglio l'espansione seriale Hot Girls Wanted: Turned On, che approda dal 21 aprile sulla piattaforma streaming più famosa al mondo: un lavoro che coinvolge un buon numero di cineasti, ci conduce da un capo all'altro degli Stati Uniti, e produce innumerevoli spunti di riflessione e discussione.
Dalla parte dei maschi
Se in buona misura l'orginale Hot Girls Wanted era focalizzato sul destino di un gruppo di ragazze arrivate a Miami per lavorare con Riley, manager e lui stesso occasionalmente pornoattore, uno dei meriti della serie è quello di dare spazio anche al punto di vista maschile; quello dello stesso sfruttatore Riley, che confessa le proprie ambizioni e rivela le proprie fragilità, ma anche quello di due attori, uno molto giovane e uno più navigato, che ci raccontano lo stress fisico e mentale a cui sono sottoposti gli uomini attivi nel mondo della pornografia nell'episodio inaugurale Money Shot.
Se i giovani che guardano questi video provano abbastanza piacere nel vedermi maltrattare così una ragazza, forse non sentiranno la necessità di farlo anche loro a una donna.
Nell'episodio Love Me Tinder la scena è tutta per James Rhine, ex concorrente del Grande Fratello che a quarant'anni sembra aver trovato la sua dimensione esistenziale perfetta in una vita sessuale instancabile grazie alla frequentazione ossessiva delle dating app. Sembra labile il rapporto di questa vicenda con il mondo del porno on line, ma in realtà l'accesso facile al sesso causuale è riconducibile all'accesso facile al porno. Rhine è affetto da una dipendenza che lo porta, di fatto, a deumanizzare le giovani donne che frequenta, le quali diventano come le creature senz'anima che popolano gli scenari più squallidi e le fantasie più scontate dell'onnipresente e potentissima industria della pornografia.
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Evviva il porno femminista
Tuttavia Bauer, Gradus e Jones non sono affatto tentate dalla via ormai desueta del femminismo proibizionista, e lo dimostra il più "solare", e anche il più bello, episodio dello show che abbiamo potuto vedere in anteprima. Women on Top vede Rashida Jones alla regia e ci svela una realtà poco consciuta, quella dell'erotismo al femminile, incarnato dalla fotografa e regista Holly Randall - figlia della pioniera Suze Randall, la prima donna fotografa di Playboy e Hustler - e della cineasta catalana Erika Lust.
Queste propfessioniste non solo interessate soltanto a conquistarsi la loro porzione di mercato (un terzo degli utilizzatori del porno on line è di sesso femminile), ma hanno una visione politica e consapevole: il porno, oggi, è la vera educazione sessuale dei giovani. "L'industria sembra più interessata a punire le donne che a mostrare incontri sessuali davvero belli ed eccitanti", spiega Lust. La sua missione è quella di porre rimedio a questo abominio con opere curate, ricche d'atmosfera, capaci di riflettere l'immaginario erotico di ambedue i sessi, e caratterizzate da una credibile e soddisfacente rappresentazione degli aspetti emozionali del sesso e del piacere femminile.
Non voglio togliere il porno alle donne, voglio farglielo amare
L'indagine e il dialogo
Naturalmente gli spunti della ricerca delle nostre documentariste non si esauriscono qui, ci sono molte altre storie, pubbliche e private, che attraversiamo in Hot Girls Wanted: Turned On, quasi tutte molto meno edificanti e positive di quella di Erika Lust, e con qualche momento un po' più sterile e ripetitivo. Ma resta costante l'atteggiameno delle autrici, che inseguono la verità intima dei loro interlocutori attraverso una dialettica intelligente e produttiva, e un impegno ammirevole.
E la verità è la terra desolata dei rapporti umani nel terzo millennio, l'inaridimento dell'immaginario sessuale, le contraddizioni allarmanti di una società che sembra reagire all'affermazione della sessualità femminile e alla conquista degli spazi sociali ed economici da parte delle donne con una pulsione irresistibile a privarle della loro dignità e della loro umanità, di punire la loro autodeterminazione con la deumanizzazione. Un terrificante cyber-Medio Evo che possiamo sperare di contrastare iniziando con la consapevolezza del fatto che, anche se in misura diversa, donne e uomini sono colpiti e danneggiati dagli stessi conflitti e degli stessi paradossi, e che né la tecnologia né la pornografia sono un male di per sé, ma lo diventano se viene a mancare la comunicazione emotiva. Una consapevolezza che Jones, Gradus e Bauer ci stanno aiutando a conquistare.
Movieplayer.it
3.5/5