Cercare lo straordinario nel reale. Tutto vero, ma anche tutto finto. Qualcosa a cui credere, anche se sembra impossibile. Al centro del film un Ras etiope, catturato e tenuto prigioniero nella voliera di un Podestà. Figura mistica, misteriosa, esotica. Una figura capace di accendere l'immaginazione, soprattutto quella del piccolo Emilio. Ma, l'avrete capito, siamo nel 1936, e l'Italia è tinta di nero: per l'immaginazione e la libertà c'è poco spazio. Da questo spunto ecco Ho visto un re diretto da Giorgia Farina e scritto con Valter Lupo e Franco Bernini, e interpretato da Edoardo Pesce, Sara Serraiocco, il piccolo Marco Fiore, oltre a Gabriel Gougsa, Blu Yoshimi, Giulio Forges Davanzati, Elisa Di Eusanio, Lino Musella e Gaetano Bruno.
Ho visto un re: intervista a Edoardo Pesce, Sara Serraiocco e il giovane Marco Fiore

Del film, reso volutamente fiabesco dalla fotografia di Francesco Di Giacomo, ci parla proprio Giorgia Farina, presentando la sua opera alla stampa. "Il film nasce da una storia vera, e dalla morbosità di girare per bancarelle di libri vecchi", spiega la regista. "Ho trovato un libro di Nino Longobardi, in cui raccontava la sua storia, lui figlio di un podestà. Una storia meravigliosa, anche se appare quasi come un racconto folkloristico".
Dietro Ho visto un re, la volontà di "Narrare una storia con gli occhi di un bambino. Il film spinge a ragionare in modo diverso: è una storia di crescita, nel contesto di una famiglia decisamente disfunzionale. Penso a Edoardo Pesce, un padre padrone patriarcale. Dolcemente meschino, sposato con Sara Serraiocco, artista in fuga. In un certo qual modo vivono in una specie di gabbietta".
La regista ha poi raccontato di aver studiato le figure dei Ras etiopi (i membri delle famiglie nobili etiopi e della famiglia imperiale)."Ho fatto una ricerca su queste figure, mi sono ispirata a diversi profili, come un uomo tenuto prigioniero in Sicilia. Aveva un rapporto fitto epistolare con la moglie. Queste persone venivano poi rilasciate e riportate in Africa, dopo periodi molto lunghi".
Non c'è dramma senza commedia
In conferenza stampa spazio anche per i due protagonisti. Edoardo Pesce risponde a chi gli chiede se Ho visto un re possa in qualche modo dialogare con il presente. L'attore spiega: "Facile fare un confronto con oggi, tra populisti e trumpiani... La nostra è una commedia monicelliana, forse sordiana, ed è un personaggio a tratti tenero nel suo essere ottuso. Mi sono divertito a interpretarlo". E prosegue: "La diversità mi fa pensare sempre a Bocca di rosa di De Andrè, ma c'è un contesto generale ben delineato, a partire dai personaggi femminili. Dietro l'apertura colorata dei bambini, contrapposta all'idea del fascismo e dell'idea chiusa della vita".

Sara Serraiocco, invece, sottolinea quanto Ho visto un re sia coerente rispetto al genere portante, e quanto spesso il dramma e la commedia siano due linguaggi sovrapponibili. "La commedia non può esistere senza il dramma, e tutti i nostri personaggi attraversano una fase di dolore", ci dice l'attrice. "Il mio personaggio esorcizza il tutto attraverso l'arte, anche se resta all'interno della propria casa. C'è una presa di coscienza, alla fine".