Nel 1914 Aurora Rodríguez, una donna benestante e dall'indole indipendente, intende a tutti i costi creare la donna perfetta, dando vita a una bambina che seguendo i principi dell'eugenetica sarà in grado di cambiare il mondo. Per evitare che un qualsiasi uomo possa paventare diritti sulla paternità, ha rapporti con un ecclesiastico, conscia che questi non potrà mai ammettere il fattaccio.
Nel 1931 il frutto di quell'unione è un'adolescente dalla mente acuta di nome Hildegart, educata da quella rigida madre secondo strette e ferree regole da seguire alla lettera: un modus operandi senza eccezioni, fin da quando era soltanto una bambina. La ragazza è ora un prodigio in pressoché ogni campo, letterario e scientifico, al punto da pubblicare all'età di sedici anni un saggio sulla sessualità femminile, che ottiene un grande riscontro nell'opinione pubblica nazionale, scossa al momento dall'ascesa socialista e dalla fine della monarchia. Proprio così Hildegart ha modo di conoscere il giovane attivista Abel Vilella, con il quale scatta un colpo di fulmine. Ma nel piano di Aurora per quella figlia che ha voluto così tanto, l'amore è un rischio che può compromettere tutto...
Hildegart: nelle pagine della Storia
Sembrano le coordinate narrative di un perfetto thriller mystery dai risvolti contemporanei, per quanto ambientato nel passato, ma in realtà la sceneggiatura non fa altro che riproporre - a prova di grande pubblico - una storia realmente accaduta in Spagna negli anni Trenta. Hildegart - La vergine rossa diventa così palcoscenico di un magma ancor più incandescente quando si scopre che l'incubo vissuto dalla protagonista non è frutto di immaginazione, ma bensì di una realtà poco conosciuta, anche nella stessa terra iberica. A colmare questa lacuna ci pensa il catalogo di Amazon Prime Video, che propone come original l'ultimo film della regista Paula Ortiz, la quale riesce a intessere un raffinato gioco di segreti e bugie in due ore di visione che lasciano più volte con il fiato sospeso, condensando influenze culturali a una tensione di genere con uno spiccato, magnetico, marchio autoriale, lo stesso che d'altronde aveva già caratterizzato le sue opere precedenti come La Novia (2014).
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Cuore e sangue al centro del film
La pellicola appena citata era un adattamento dell'opera di Federico García Lorca dal titolo Nozze di sangue e anche in questo caso, pur non ispirandosi dichiaratamente ai lavori del famoso poeta, ne emergono numerose influenze. In particolar modo da un altro dramma teatrale "cult" quale La casa di Bernarda Alba, con la madre oppressiva che dominava e opprimeva le sue cinque figlie. Qui di figlia ve ne è solo una, ma il subdolo gioco di controllo è molto simile, assumendo derive sempre più contorte e quasi horror nello scorrere dei minuti, fino a quell'epilogo che lascia senza parole. Un legame quello tra queste due donne che intendevano cambiare il mondo, o almeno provarci, che si tinge di numerose contaminazioni metaforiche anche sulla situazione stessa del Paese, con i colori degli abiti - rosso, bianco o nero - o le atmosfere spesso buie di quella casa-prigione a rappresentare il tormento sociale di una nazione che la politica ha spesso contribuito a plagiare.
Il mondo è donna
La suspense è sempre alta fin da quel prologo con il voice-over che suggerisce indizi sul finale e introduce il relativo background nonché il proposito assai moderno di Aurora, conscia che le donne in quella determinata epoca erano ancora soggiogate da una società patriarcale, non importa chi fosse al potere o meno, e proprio per questo desiderosa di cambiare tutto per sempre, anche al costo di sacrificare la felicità di quella figlia per cui prova un'amore che si trasforma sempre più in ossessione.
Quando il desiderio e il primo amore, tenuti a freno da quella genitrice severa e ineffabile, aprono uno squarcio nella mente e nel cuore di Hildegart - considerata dalla sua "creatrice" come una vera e propria statua umana, da modellare a suo piacimento - il racconto prende una piega discendente, in un viaggio nell'abisso dove l'abisso guarda, da un punto di vista preferenziale, le due protagoniste. Protagoniste che trovano ideale affinità nelle interpretazioni di Najwa Nimri e Alba Planas, entrambe perfette nell'incarnare questi due archetipi specchiati, anche se ben più affascinanti delle loro effettive controparti reali, delle quali è possibile trovare info e fotografie al riguardo sul web, per saperne di più di questa vicenda drammatica ora qui riportata alla giusta attenzione.
Conclusioni
Paula Ortiz, dopo aver adattato in passato Federico García Lorca, prende spunto da una storia realmente accaduta, nella quale si rispecchiano comunque molte influenze dalle opere del suddetto poeta. La regista trova la giusta chiave di lettura per accompagnarci nella Spagna degli anni Trenta, in un determinato periodo storico, sociale e politico, nel quale ha luogo la paradossale vicenda della giovane protagonista, ora sedicenne, cresciuta da sua madre per diventare la donna in grado di cambiare il mondo, seguendo le leggi dell'eugenetica. Un'esistenza segnata dalla perfezione e dall'ossessione, prossima a subire scossoni emotivi quando l'adolescenza e i primi amori portano in lei profondi cambiamenti. Un dramma ad alta tensione e dalle atmosfere piacevolmente mystery e ambigue, girato tra visionari squarci d'autore e (pre)potenti sussulti di genere e interpretato da due attrici perfettamente in parte.
Perché ci piace
- Un'incredibile storia vera da riscoprire.
- Tensione ed emozioni ottimamente calibrate.
- Ottima ricostruzione storica.
- Regia e cast impeccabili.
Cosa non va
- Il prologo potrebbe suggerire anche troppo sugli eventi finali, soprattutto per chi all'oscuro di quanto realmente accaduto, ovvero la maggior parte degli spettatori.