Recensione Cosimo e Nicole (2012)

Amato e i suoi sceneggiatori dimostrano di saper modulare il tempo della storia e quindi quello dei protagonisti, mossi prima da un desiderio forte, incapaci di pianificare alcunché, poi vicini all'abisso, ma pronti a ritrarsi quando la catastrofe sembra ormai inevitabile.

Hey boy hey girl

Nicole è una bella ragazza francese. Si rivolge a due interlocutori che la stanno riprendendo e inizia con calma a raccontare la sua storia e quella dell'uomo che ha amato, Cosimo. In un altro luogo, anche lui sta rispondendo alle domande che gli vengono poste da due operatori che gli chiedono di dire di Nicole e di quell'amore furente che li ha uniti. Si incontrano a Genova durante gli scontri del G8; lui vende magliette su una bancarella, lei scende in piazza con i manifestanti. Ferita da un poliziotto, sviene per strada dove viene soccorsa da quel ragazzo dagli occhi chiari. Sfruttano il passaggio di Paolo, un organizzatore di concerti che passa di lì per caso con il suo furgone e li porta al sicuro. Anzi, dopo l'iniziale perplessità li accoglie in casa come se fossero due fratelli minori e assiste compiaciuto alla nascita di una storia d'amore travolgente. Cosimo e Nicole si bastano, prendono i treni all'ultimo secondo, non hanno bisogno di molto per essere felici. Finita l'estate lasciano la città per girare l'Europa; ma il richiamo della 'loro' Genova è troppo forte, così, vendute le ultime cose, ritornano in Liguria. E quando Paolo insegna a Cosimo a diventare un tecnico del suono, l'Eden sembra essere conquistato. A rompere gli equilibri ci pensa, suo malgrado, Alioune, un clandestino che chiede a Paolo di lavorare all'allestimento di un concerto e che rimane coinvolto in un grave incidente. Con la complicità di Cosimo, timoroso di perdere un impiego che finalmente lo appassiona, Paolo decide di sbarazzarsi del corpo dell'operaio, creduto morto, lasciandolo al suo destino. Per Cosimo e Nicole arriva il momento più difficile. La ragazza non riesce ad accettare che l'uomo che ama non abbia avuto remore nel 'far fuori' quel povero diavolo ed entra in crisi. Inizia a fare ricerche per conto suo e scopre che Alioune è vivo, ricoverato in ospedale. Lo assiste ogni giorno, lo veglia ed è lì quando si risveglia dal coma. L'operaio torna ad essere una minaccia per Paolo, ma stavolta davanti alla sua volontà di ucciderlo, anche Cosimo riesce a prendere le distanze. Inizia così un'altra avventura che porta l'inedito terzetto a fare tappa verso Bruxelles dove Alioune potrà ritrovare il fratello.


Fa davvero piacere sapere che in Italia esistano e lavorino dei registi che, pur tra mille difficoltà, sentano forte la necessità di raccontare (bene) una storia. Ovvero di narrarla nelle sue dinamiche più complesse, senza alcun intento didascalico o, peggio ancora, mettendosi a tavolino per dimostrare tesi precostituite. E' il caso del torinese Francesco Amato che dopo Ma che ci faccio qui!, esordio di ottimo rilievo datato 2006 (candidato ai David di Donatello e vincitore di riconoscimenti al Festival di Annecy e al Nice di San Francisco), dirige il notevole Cosimo e Nicole, presentato in concorso nella sezione Prospettive Italia, al Festival Internazionale di Roma. Il film di Francesco Amato è un'opera scritta con grande realismo, ben girata da un cineasta che possiede uno stile definito e una poetica originale. Lo spunto iniziale è il racconto di una storia d'amore tra due giovani che rifiutano ogni canone, ogni normalità. 'Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior', recita un verso di una delle più belle canzoni 'genovesi' di Fabrizio De Andrè, Via del campo. E proprio dal letame del G8 spunta un sentimento travolgente, che rischia di deragliare, di perdere la sua bellezza, quando sulla strada di Cosimo e Nicole arriva Alioune. O meglio, quando la presenza/assenza di questo ragazzo costringe i due a rivedere la propria esistenza, segnata da una sorta di vitalismo spensierato e improvvisamente ridimensionata. Raccontata dalla voce degli stessi protagonisti, Riccardo Scamarcio e Clara Ponsot, ormai separati tempo, condannati a una dolorosa distanza, la storia parte come un'opera punk, in cui tutto si muove con disordine, a strappi e scatti, e nel finale si abbandona morbidamente al suono dei tamburi africani, un ritmo ancestrale che (forse) porta i due ad un equilibrio nuovo.

Tra i pregi della pellicola c'è sicuramente l'aver legato la vicenda di 'cronaca', ovvero l'incidente sul lavoro di Alioune, al cambiamento del rapporto tra i protagonisti. La morte presunta del ragazzo, la successiva scoperta del suo ricovero e la lenta, ma sempre più forte, consapevolezza di Nicole di doversi confrontare con quell'assurdo avvenimento, riescono a mostrare il fatto sotto una luce nuova, ponendo l'accento non sul delitto in sé, ma su come esso sia stato favorito dalla totale violenza di un uomo apparentemente progressista, il bravo Paolo Sassanelli e, di conseguenza, sulle ripercussioni che ha avuto su Cosimo e Nicole come coppia. Una donna imprime la svolta decisiva gridando il suo 'No'; un rifiuto forse arrivato con un po' di ritardo, ma comunque veemente e in grado di trascinare anche l'apatico Cosimo. Amato e i suoi sceneggiatori Giuliano Miniati e Daniela Gambaro, dimostrano di saper modulare il tempo della storia e quindi quello dei protagonisti, mossi prima da un desiderio forte, incapaci di pianificare alcunché, poi vicini all'abisso, ma pronti a ritrarsi quando la catastrofe sembra ormai inevitabile. Ma è anche la maturità stilistica del regista a colpire, con i movimenti nervosi della camera a mano che ben si legano ad una storia in cui la cifra essenziale è l'imprevedibilità; i corpi, i volti, illuminati dalla fotografia di Federico Annicchiarico, vengono quindi accompagnati e non solo mostrati. Cosimo e Nicole di Francesco Amato è una boccata d'ossigeno in un panorama cinematografico asfittico, un'opera che getta una luce nuova sulle nuove e vecchie generazioni. Sempre più distanti. In certi casi, fortunatamente.

Movieplayer.it

3.0/5