Heretic, la metamorfosi di Hugh Grant: come è diventato il miglior villain di Hollywood

Da rubacuori nelle commedie romantiche anni '90, a uno dei migliori villain contemporanei: da The Undoing a Heretic, ecco come l'attore inglese ha dato una svolta dark alla sua carriera.

Hugh Grant cattivissimo in Heretic

Inutile negarlo: negli anni '90 Hugh Grant era la cotta di moltissimi spettatori. Grazie a ruoli da eterno sognatore in pellicole diventate dei cult assoluti della commedia romantica, come Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Love Actually - L'amore davvero (tutti scritti da Richard Curtis), ha fatto innamorare mezzo mondo. Merito di quel sorriso - quel maledetto sorriso! - e del senso dell'umorismo spiccatissimo. E a quegli occhi scintillanti, dal colore brillante.

Heretic Hugh Grant
Hugh Grant in Heretic

Com'è possibile quindi che l'attore che, per anni, è stato il ragazzo d'oro dal fascino irresistibile, sia diventato il miglior villain di Hollywood? Se andiamo a cercare e unire gli indizi, i segnali c'erano tutti da tempo. Intanto negli occhi, appunto: è vero, brillano, ma, insieme a quell'intelligenza fervida ed evidente, c'è anche una sfumatura più "cattiva". Anche il collega Michael Fassbender ce l'ha: è un lampo, un guizzo che ti fa dire, sì, questo potrebbe essere un gran cattivo.

Ovviamente non stiamo dicendo che Hugh Grant sia una brutta persona, ma che abbia il giusto carisma per ruoli più ambigui e oscuri. E, in effetti, la sua carriera è cominciata proprio con ruoli tormentati, tragici, come Maurice di James Ivory (per cui vinse, nel 1987, la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia) e Chopin amore mio, in cui è il celebre pianista. La fama vera però, come dicevamo, è arrivata con le commedie romantiche inglesi e ce n'è voluto di tempo per scrollarsi di dosso quell'immagine. Il processo però è cominciato, più di 20 anni fa, in modo lento e inesorabile, dall'interno: proprio dal Daniel Cleaver della saga di Bridget Jones. Fino ad arrivare all'incredibile interpretazione in Heretic di Scott Beck e Bryan Woods, nelle sale dal 27 febbraio con Eagle Pictures, una delle migliori della sua carriera. Per cui ha ottenuto una nomination ai Golden Globe 2025. Capiamo come ci è arrivato.

Il dark humor di Hugh Grant

L'attore inglese, nato a Londra - quindi uno abituato a vederne tante, anche al di fuori dei set cinematografici - è noto per essere una delle persone più difficili da intervistare nel mondo dello spettacolo. Lo sanno bene anche pezzi grossi come Oprah Winfrey ed Ellen DeGeneres, tra le più famose e influenti conduttrici di sempre, che Grant non ha esitato a prendere in giro, o zittire, nei loro stessi show. Ne sa qualcosa anche la modella Ashley Graham, che, sul red carpet degli Oscar 2023, provò in tutti i modi a far dire qualcosa all'attore, inutilmente, in un'intervista diventata virale.

Anche nella vita reale, Hugh Grant ha un senso dell'umorismo travolgente, ma non di quelli compagnoni: è un dark humor tipicamente british che lascia spiazzati, di quelli che inizialmente non ti fanno capire se stia scherzando o no. Ecco, questa è una dote perfetta per un grande villain: un antagonista spesso è una persona che esce fuori dal coro, che non ha paura di dire la verità, anche quando è scomoda. E che, soprattutto, se ne infischia altamente delle conseguenze. Questa "aura" di uno che "doesn't give a shit", come direbbero gli anglofoni, rende Grant l'interprete perfetto per un cattivo ben strutturato.

Il fascino per queste figure è reciproco: come ha detto lui stesso in un'intervista a Vanity Fair: "Il pubblico, per qualche motivo, è sempre attratto dal cattivo: è una cosa affascinante. Deve significare che, come esseri umani, siamo fondamentalmente malvagi. L'antagonista, il villain, rappresenta l'autentica verità dell'esperienza umana"

L'autoironia

Love Actually Hugh Grant
Hugh Grant in Love Actually

Quando diciamo che Hugh Grant è una persona intelligente, lo facciamo non perché lo conosciamo personalmente (ovvio), ma principalmente per il suo comportamento: qualcuno che spara a zero senza remore su tutto e tutti non può essere permaloso. Altrimenti sarebbe solo un trombone un po' ridicolo. Per non dire un'altra parola. Invece l'attore è estremamente autoironico, come dimostra il suo racconto di quando gli è stato offerto il ruolo dell'antagonista in Paddington 2. Grant ha detto di essersi convinto ad accettare quando ha letto la lettera mandatagli dal regista Paul King, che diceva: "Senti, stiamo lavorando a Paddington 2 e questa volta il villain è un attore senza futuro, che sta invecchiando, è incredibilmente vanitoso e odiato da tutti. Abbiamo pensato a te". Un altro collega avrebbe potuto prendersela a morte, ma non lui: si è fatto una risata e ha detto sì. E questo è fondamentale: molti attori (qualcuno ha detto Will Smith?!) hanno il terrore di accettare parti controverse o di non interpretare l'eroe. E si perdono un sacco di personaggi interessantissimi.

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La fisicità

The Regime Hugh Grant
Hugh Grant in The Regime

Un'altra caratteristica di Hugh Grant che lo rende perfetto per essere il cattivo è la sua fisicità: non è esplosiva, né troppo esile. È una persona normale. E, per questo, imprevedibile. Nei film scritti in modo grossolano i personaggi spesso hanno un aspetto che, già visivamente, dichiara i loro intenti: l'eroe è bello in modo rassicurante, il cattivo è imponente, o ha un look strano, non convenzionale. Da uno con la presenza scenica di Grant, invece, ci si può aspettare qualsiasi cosa: potrebbe essere diabolico, come invece romantico, oppure pronto a ballare in modo scatenato come il Primo Ministro di Love Actually - L'amore davvero. Una qualità, questa, che esalta anche le abilità dell'interprete: la recitazione, la voce, i movimenti impercettibili del volto diventano centrali.

Tutto è cambiato con Bridget Jones

Quindi, una volta spiegato perché, su carta, Hugh Grant abbia tutte le caratteristiche perfette per essere un grandissimo villain, capiamo come sia arrivato in questa fase della sua carriera in cui è diventato uno dei migliori cattivi a Hollywood. Come dicevamo, tutto è cominciato con Il diario di Bridget Jones, uscito nel 2001. Dieci anni prima Grant sarebbe stato un perfetto Mr. Darcy, ruolo andato invece a Colin Firth. Gli autori invece hanno avuto la saggia intuizione di fargli interpretare Daniel Cleaver, l'altro interesse amoroso della protagonista. Il classico "cattivo ragazzo": donnaiolo, egocentrico, indelicatissimo, la classica faccia da schiaffi. E, ovviamente, irresistibile.

Renèe Zellweger con Hugh Grant in una scena di Che pasticcio, Bridget Jones!
Renée Zellweger e Hugh Grant in Il diario di Bridget Jones

Questa versione "simpatica canaglia" è stata un successo: Grant l'ha ripresa anche in About a boy - Un ragazzo, in cui prende in giro perfino un bambino (un allora giovanissimo Nicholas Hoult), e in Scrivimi una canzone, in cui è il cantautore Alex Fletcher.

Il sodalizio con Guy Ritchie

Uno scatto ritrae Hugh Grant
Hugh Grant in Operazione U.N.C.L.E.

Dalla commedia, al classico villain da film gangster: a intuire le potenzialità di Grant come cattivo anche in film più d'azione è stato Guy Ritchie. Dal ruolo di Waverly, agente dell'MI6, in Operazione U.N.C.L.E. (2015), il regista inglese si è divertito a rendere sempre più spregevole e diabolico il suo connazionale: in The Gentlemen e Operation Fortune l'ha reso un boss criminale in piena regola.

Paddington 2 e Unfrosted: esorcizzare la carriera d'attore

Hugh Grant Tigre
Hugh Grant in Unfrosted

Come anticipato, Grant ha accettato con divertimento il ruolo dell'attore fallito in Paddington 2. Deve essergli piaciuto così tanto scherzare sulla sua stessa professione, che ha ripetuto l'esperimento anche nel film di Jerry Seinfeld Unfrosted - Storia di uno snack americano. Nonostante il racconto della storia dell'origine delle Pop-Tarts non sia molto riuscito, il suo ruolo è la cosa più divertente del film: è un altro attore frustrato, Thurl Ravenscroft, che sogna di interpretare Shakespeare in teatro e invece indossa il costume della tigre Tony, mascotte dei cereali Frosties, prodotti dalla Kellogg's. La cattiveria con cui risponde sembra proprio quella di molte interviste di Grant.

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Wonka: l'Umpa Lumpa scorretto di Hugh Grant

Insieme a quello con Richard Curtis e Guy Ritchie, anche il sodalizio con Paul King è molto interessante. Dopo avergli offerto il ruolo da villain in Paddington 2, il regista lo ha voluto anche come Umpa Lumpa nel suo Wonka, versione musical di La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, con protagonista Timothée Chalamet nel ruolo del giovane Willy Wonka. Inutile dire che questa versione di Grant è cattivissima: dimenticate le simpatiche spalle del film con Gene Wilder, o quelle stralunate (interpretate tutte da Deep Roy) di quello di Tim Burton. L'attore inglese è cattivissimo: ne dice di ogni al giovane Wonka, cercando di eliminarlo e di contrastare il suo lavoro in tutti i modi.

Wonka Umpa Lumpa Hugh Grant
L'Umpa Lumpa di Hugh Grant

Ruba talmente tanto la scena che, nella nostra intervista, Paul King ci ha detto che vorrebbe fare uno spin-off dedicato a questo personaggio.

In ogni caso, appare chiaro che Grant si diverta molto a spargere un po' di follia in film destinati principalmente a un pubblico di famiglie e a bambini: essere una specie di agente del caos gli si addice.

The Undoing: il primo ruolo da villain puro

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Hugh Grant in The Undoing

La svolta decisiva è arrivata però nel 2020, con il ruolo di Jonathan Fraser nella miniserie The Undoing - Le verità non dette, scritta da David E. Kelley e diretta da Susanne Bier. Se infatti in tutte le prove precedenti il suo personaggio aveva un'attenuante (pensiamo a un'altra serie, A Very English Scandal di Stephen Frears , che racconta la storia vera di Jeremy Thorpe, schiacciato dalle pressioni della società per il suo vero orientamento sessuale), questo invece non ha scuse. E la sua prova è talmente convincente e differente dalle altre, da lasciare spiazzati: Jonathan è talmente manipolatore, narcisista e abile a nascondere le proprie tracce che Grant, mai così diabolico prima, è quasi irriconoscibile.

Heretic: Grant mai così malvagio

E arriviamo quindi al film che consacra l'attore inglese come miglior villain del momento: in Heretic è il sig. Reed, appassionato di religioni che offre ospitalità, e una torta ai mirtilli appena sformata, a due ragazze, Sorella Paxton e Sorella Barnes, interpretate rispettivamente da Chloe East e Sophie Thatcher (in sala anche con Companion), missionarie mormoni che divulgano la propria fede andando a parlare con le persone porta a porta. Chi non accetterebbe un dolce da Hugh Grant, con quel sorriso e i modi gentili?

Heretic Hugh Grant Ospiti
Hugh Grant in Heretic

Ecco: tutto ciò che abbiamo detto fino a ora, nel film di Scott Beck e Bryan Woods, anche sceneggiatori oltre che registi (hanno scritto anche A Quiet Place - Un posto tranquillo), raggiunge l'apoteosi. Grazie a questo personaggio Grant può fare sfoggio di tutto il proprio carisma, del senso dell'umorismo, della sua bravura e di quel lato più imprevedibile, sadico e luciferino che ogni tanto trapela dai suoi occhi. Non fatevi ingannare: anche se porta un rassicurante maglione a scacchi da nonno, il sig. Reed non è come sembra. Le sue argomentazioni, e la lucida follia, popoleranno i vostri incubi.