Cara nipotina, dopo Akira forse avrai sentito nominare un altro titolo che, per i "vecchi" appassionati, è un vero e proprio mito: Gundam. E magari su Crunchyroll avrai anche già visto la prima parte dell'ultima serie anime uscita in Giappone: The Witch from Mercury. Dico forse perché quest'ultima serie ha avuto un buon successo di critica e di pubblico, perché le protagoniste sono due ragazze e perché è diventato uno degli anime con più meme su internet (l'ultima scena dell'ultima puntata andata in onda, in particolare). Certo, è un "anime coi robottoni" e quindi potresti aver storto un po' il naso, ma lascia che ti racconti una storia...
L'invasione dei robottoni
Per quanto ti possa sembrare strano, c'è stata un'epoca in cui non esistevano anime alla televisione o manga in fumetteria.
Del Giappone si sapeva poco o nulla e i cartoni animati erano quelli allegri e divertenti dagli Stati Uniti: i Disney, Looney Toons, Hanna & Barbera...
Poi arrivò Goldrake, e cambiò tutto.
Nel 1978 Rai 2 trasmise questo nuovissimo cartone animato, una cosa mai vista prima. C'era un ragazzo che si trasformava in una specie di super-eroe con una tuta fichissima, poi saltava in un disco volante e partiva a combattere contro gli alieni cattivi. Nel pieno della battaglia, dal disco volante usciva un gigantesco e coloratissimo robot che sbaragliava i nemici a colpi di magli perforanti e alabarde spaziali.
Sorrido perché, se lo vedessi tu adesso, sono quasi sicuro che probabilmente ti sembrerebbe tutto un po'... vecchio. A voler essere gentili. Ma, agli occhi di un ragazzino di quell'epoca (come me, appunto), quello era oro puro. Era tutto così bello: l'azione, i personaggi, i robot, le musiche...
Fu l'inizio di una vera invasione aliena, dove gli "alieni" erano questi cartoni animati realizzati dall'altra parte del mondo, da persone con una cultura completamente diversa dalla nostra.
E noi ci facemmo invadere, con gioia. Non tutti: ci fu chi, allora come oggi, era terribilmente preoccupato dalle nefaste influenze che questi strani prodotti potessero avere sull deboli, fragili e vulnerabili menti dei piccoli telespettatori.. ma questo è un altro discorso.
Funzionò talmente bene che iniziarono a essere trasmessi cartoni animati giapponesi a getto continuo.
Per un certo periodo sembrava che in televisione ci fossero solo robot giganti e orfani (le storie con orfanelli/e andavano fortissimo, da Remì a Candy Candy...).
E il genere "super robot che combatte i cattivi invasori" era quello che andava per la maggiore.
Era un'epoca diversa: la scienza era la risposta a tutte le paure della società, e veniva facile affezionarsi all'eroica figura di una grandiosa meraviglia della tecnica, capace di incarnare ideali di eroismo e potenza. Poco importa che lo schema delle storie fosse molto infantile, ripetitivo e banalotto o che la realizzazione tecnica fosse molto altalenante (di nuovo: cerco di essere gentile). Erano appassionanti, agli occhi di un ragazzino, e tanto bastava.
Poi nel 1980 su Telemontecarlo venne trasmesso il primo episodio di quella che sembrava l'ennesima serie di robot.
Sulle note della sigla cantata da Mario Balducci, in Italia fa la sua comparsa Gundam.
Akira spiegato alla mia nipotina: quando gli anime sono diventati grandi!
Nessuno ce la fa contro Gundam (a parte la TV italiana)
Mobile Suit Gundam è una serie... strana. Il design dei personaggi (realizzato da Yoshikazu Yasuhiko) è molto diverso da quello che si era visto fino a quel momento. E anche il robot protagonista, il Gundam RX-78, ha un aspetto molto diverso dai vari Mazinga, Goldrake e altri super robot. Ma quello che colpì più di ogni altro elemento fu la storia: non ci sono mostruosi invasori alieni, ma una guerra in seno all'umanità. Una delle colonie spaziali che orbitano attorno alla Terra, Side-3, si è proclamata indipendente e, col nome di Principato di Zeon, ha intrapreso una campagna militare contro il governo federale terrestre, sfruttando la potenza dei Mobile Suit, mezzi da combattimento antropomorfi (in pratica: robot giganti). Un gruppo di civili rimane coinvolto nel mezzo di questa guerra ed è costretto a salire su una base mobile della Federazione in fuga. Uno di loro, un ragazzo di nome Amuro Rei (che in Italia era stato ribattezzato Peter Rei... era un'epoca oscura in cui si pensava di poter impunemente ribattezzare i personaggi o addirittura censurare in vari modi le opere... lasciamo perdere), si trova quasi per caso a bordo del prototipo di un Mobile Suit della Federazione e, da quel momento, suo malgrado diventa un soldato obbligato a prendere parte al conflitto.
Conflitto che viene descritto in tutta la sua drammaticità, in cui non ci sono "buoni e cattivi" nel senso classico e manicheo del termine, ma ci sono persone con motivazioni diverse, capaci di slanci di generosità come di bieco opportunismo da una parte e dall'altra.
La storia progredisce puntata dopo puntata, tra intrighi politici, colpi di scena, morti tragiche...
Insomma: Gundam sembra una serie molto più per "grandi" che per ragazzini.
Il che, almeno in parte, è vero. Ma per capire bene questo passaggio devo prima raccontarti del principale creatore dietro Gundam: Yoshiyuki Tomino, soprannominato "Tomino il macellaio" (poi ti spiego).
Tomino è un regista, scrittore e sceneggiatore. si è formato alla scuola di Osamu Tezuka e Hayao Miyazaki. Da loro, oltre alla tecnica, ha imparato una lezione importante: l'animazione si può usare per raccontare storie dalle tematiche adulte e complesse.
E Tomino è un autore che vuole raccontare storie profonde, con messaggi importanti. Già in precedenza un suo anime robotico, L'invincibile Zambot 3, si era fatto notare per un tono molto drammatico: a partire da argomenti complessi come razzismo e discriminazione, passando per innocenti civili usati come bombe umane, per finire con il sacrificio di praticamente tutti i protagonisti, nel finale.
È vero che determinate tematiche che fino a quel momento erano considerate tabù per i più piccoli, come la violenza, il dramma e il dolore, nei cartoni giapponesi venivano invece raccontate senza particolari edulcorazioni (il che, penso, fu ed è ancora uno dei motivi del loro successo).
Ma Tomino vuole fare un ulteriore passo avanti, supportato da tutto lo studio d'animazione Sunrise (con lo pseudonimo comune di Hajime Yatate).
Per cui in Gundam racconta una guerra. Senza ammantarla di eroismo o epica, ma solo come un conflitto in cui ci sono biechi interessi e innumerevoli vittime, in cui l'incapacità degli esseri umani di comunicare tra loro provoca solo tragedie e disperazione.
E i robot giganti non sono invincibili armature che trasformano il pilota in un eroe: sono veicoli, mezzi militari che vengono privati di ogni componente mitica e diventano, semplicemente, degli strumenti di morte sul campo di battaglia, uno spunto ripreso da un romanzo di fantascienza, scritto da Robert A. Heinlein, intitolato Fanteria dello spazio (tanto che una traduzione abbastanza letterale del titolo originale giapponese, Kidou Senshi Gundam, è "Fante Mobile Gundam").
Paradossalmente, è proprio il Gundam protagonista della serie ad avere l'aspetto più "giocattoloso" e i colori più sgargianti. Sia i mezzi alleati che quelli nemici, invece, sembrano effettivamente il prodotto di un'industria bellica avanzata e non della fantasia di qualche scienziato pazzo alieno o di qualche produttore di giocattoli. Chiunque abbia visto Gundam in quegli anni lo ricorda proprio perché era qualcosa di profondamente diverso dai "soliti" cartoni con i robot giganti. Era più realistico, più complesso e drammatico. E divenne uno dei programmi più ammirati e apprezzati. Per poi scomparire. Infatti, dopo un primo passaggio su diverse TV private, a un certo punto Gundam sparì completamente dai palinsesti. Cosa sia successo effettivamente è ancora oggi motivo di discussione. Alcuni dicono che ci fossero stati problemi nell'acquisizione o nel pagamento dei diritti dal Giappone, altri che furono proprio i vari produttori giapponesi a voler limitare l'esportazione del franchise all'estero, visto che in Giappone era diventato un successo clamoroso. Già, perché mentre in Italia Gundam a un certo punto praticamente scompare, in Giappone le cose stavano andando molto diversamente.
10 migliori anime per adulti da vedere in streaming
Da robot a mito
La prima trasmissione di Gundam in Giappone non ebbe un grandissimo successo, tanto che gli autori riuscirono quasi a stento a portare la serie a compimento. Poi un produttore di giocattoli, Bandai, acquisì il marchio e cambiò completamente l'approccio commerciale con un'intuizione geniale: il merchandising della serie non è adatto ai bambini, ma un pubblico più adulto, quello dei modellisti appassionati di mezzi militari, magari potrebbe essere interessato...
"Interessato" non rende l'idea: nel momento in cui vennero messi in commercio i modelli in scatola di montaggio dei robot e dei mezzi della serie, le vendite letteralmente esplosero. I modelli in plastica montabili di Gundam (ribattezzati GunPla) andarono letteralmente a ruba.
Il pubblico ne voleva di più.
Molti di più.
E qui le cose iniziano a diventare interessanti.
Perché, nell'idea di Tomino, Gundam doveva essere una storia di condanna del militarismo, in cui il robot gigante doveva essere smitizzato, riportato a un livello più realistico e perfino banale.
La cosa importante, per Tomino, non era quanto il robot gigante fosse figo, ma che fosse chiaro che era solo una macchina da guerra, e che la guerra, che è una cosa orrenda, nasce dall'incapacità delle persone di comprendersi e comunicare.
Aveva già scritto la sua personale versione della storia nei romanzi in cui, per esempio, il suo Amuro muore nella battaglia finale (al contrario di quanto succede nell'anime).
Per non parlare del fatto che il suo personaggio più controverso, l'antagonista Char Aznable, era diventato un vero e proprio beniamino degli spettatori.
Inoltre il pubblico aveva iniziato perfino a idolatrare i modellini dei mezzi militari, a collezionarli e a chiederne varianti sempre più avanzate, dettagliate e complesse.
Ma i produttori insistono, e lui realizza il primo sequel di Gundam, che si intitola Z Gundam.
Bellissimo, sì, ma che è ancora più drammatico, complesso e cupo della prima serie (il protagonista di Z Gundam, Camille Bidan, fa una fine orribile...).
Ma, anche se Tomino conserva la parziale proprietà intellettuale della sua creazione, il marchio è ormai completamente al di fuori del suo controllo.
I produttori dei GunPla e lo studio d'animazione sanno di aver trovato, letteralmente, la gallina dalle uova d'oro, e Gundam diventa quello che è, probabilmente, il brand più di successo della storia dei prodotti legati all'animazione giapponese.
Vengono realizzate decine di serie nuove, sia collegate agli eventi del primo Gundam e ambientati nello Universal Century, sia in differenti linee temporali (o forse universi alternativi... anche su questo la critica è divisa).
E alcune di queste sono anche obiettivamente molto belle (una su tutte: lo struggente e drammatico War in the Pocket, recuperala se puoi).
Altre invece sono esperimenti, più o meno riusciti, di adattare il titolo a temi diversi seguendo il gusto del mercato di quel momento, una caratteristica che ha contribuito sì al successo del marchio, ma che spesso ha prodotto risultati... discutibili (Mobile Fighter G Gundam).
Accanto a queste, il mercato dei GunPla e di tutto il merchandising collegato prospera e cresce in maniera vertiginosa, con cifre da capogiro e modelli sempre più sofisticati.
Almeno fino al 1995, però, Gundam rimane saldamente in Giappone.
Ma è un limite destinato a essere superato: i mercati internazionali sono sempre più attraenti per i produttori giapponesi e, appunto nel 1995, viene relizzata una nuova serie che sancirà il ritorno di Gundam in tutto il mondo: Gundam Wing.
Poteva andare meglio, diciamo.
Wing è ricordata più per la formazione da boy band dei protagonisti che per l'effettiva qualità, ma ormai la diga è infranta e il Mobile Suit Bianco, sull'onda della nostalgia dei vecchi spettatori e della curiosità dei nuovi, ritorna prepotentemente sugli schermi e nell'immaginario collettivo, tanto da essere citato perfino da Steven Spielberg nel suo Ready Player One e con un attesissimo live action in fase di produzione.
Per ogni - nuovo - Gundam
E Tomino?
Eh, Tomino... non la prese bene.
Consapevole del fatto che il suo messaggio era stato completamente ignorato, se non frainteso del tutto, attraversò momenti di profonda depressione, alternando serie più leggere ad altre in cui il pessimismo prendeva il sopravvento, conducendo a veri e propri massacri dei vari protagonisti, senza risparmiare nessuno... da cui il soprannome "Tomino il macellaio".
Ciclicamente Tomino ritornava alla sua opera più famosa aggiungendo tasselli o modificandone altri. Dopo aver dato la "sua" conclusione alla faida tra Amuro Rei e il suo rivale Char Aznable ne Il contrattacco di Char, Tomino crea diversi altri Gundam, di cui il più importante è probabilmente il Turn A Gundam, in cui cerca di far convergere tutte le varie versioni esistenti fino a quel momento del Mobile Suit Bianco e di dare una conclusione alla sua idea iniziale.
Ma Gundam vive ormai di vita propria: quella dei GunPla è diventata un'industria di successo planetario con migliaia di appassionati e, sul fronte dell'animazione, al fianco delle serie dal taglio più adulto, esistono decine di prodotti destinati principalmente ai più giovani, dagli esilaranti Super Deformed Gundam fino all'ultimo e promettente brand della serie, Build, in cui -in un meraviglioso gioco metatestuale e postmoderno- i protagonisti sono i modellini dei vari robot, che vengono "animati" e fatti scontrare in arene virtuali, e su cui Bandai sta scommettendo molto.
Ma il successo di Gundam, appunto, è stato determinato anche dal saper mantenere l'equilibrio tra la nostalgia e il ritorno in vari modi alla prima, mitica serie da un lato (dalla rivisitazione di Origin agli sviluppi di Hathaway's Flash, entrambi disponibili in streaming) e i tentativi di proporre qualcosa di nuovo seguendo anche gusti e tendenze del pubblico dall'altro.
Dopo lo straziante ma meraviglioso Iron Blooded Orphan (recupera anche questo!), l'ultimo in ordine di tempo, appunto, The Witch from Mercury, che vede per la prima volta protagoniste delle ragazzine e in cui l'ambientazione, almeno inizialmente, è una scuola spaziale, sullo sfondo di un conflitto tra scienza ed etica, tra finanza e libertà individuale.
Il tutto provando a non rinunciare agli elementi che hanno contraddistinto Gundam fin dalla sua prima apparizione rendendolo il precursore del genere "Real Robot": personaggi ben tratteggiati, storie complesse e temi profondi, anche se ci sono i robot giganti.