Luglio 2012: il folle progetto cinematografico della Marvel Studios è sulla bocca di tutti, grazie al successo strepitoso e inatteso di The Avengers, l'apice della Fase Uno del Marvel Cinematic Universe e, in quel periodo, il terzo maggiore incasso di sempre a livello mondiale con oltre un miliardo e mezzo di dollari (cifra che ha poi portato il film a superare due colossi attesissimi come Il cavaliere oscuro - Il ritorno e Lo Hobbit: un viaggio inaspettato come maggiore successo commerciale dell'anno).
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Il consueto panel della Casa delle Idee al Comic-Con di San Diego è quindi un appuntamento ancora più appetibile del solito, poiché conterrà i primi indizi sul futuro dei vari personaggi che il pubblico ha imparato a conoscere a partire dal 2008. In tale occasione viene proiettato uno spezzone di Iron Man 3, che è già in post-produzione, e vengono confermati i titoli di altri due sequel, Thor: The Dark World e Captain America: The Winter Soldier. Viene ufficializzato anche Ant-Man, all'epoca ancora affidato al regista Edgar Wright che svela al pubblico presente in sala il test footage che rende l'idea del tono del film. E poi c'è un annuncio che tra i neofiti - ma non solo loro - desta qualche perplessità: Guardiani della Galassia. Un progetto di cui si vociferava dal 2009, e che abbiamo voluto rivisitare in vista dell'imminente uscita del sequel, Guardiani della Galassia Vol. 2. Com'è nato, dunque, il lato cosmico dell'universo cinematografico della Marvel?
Titolo di nicchia
Anche per i conoscitori della Marvel fumettistica i Guardiani erano, all'epoca dell'annuncio, dei personaggi semisconosciuti, protagonisti di un mensile cancellato circa due anni prima del Comic-Con in questione, dopo appena 25 numeri. E quello si trattava di un rilancio, poiché il Guardians of the Galaxy a cura di Dan Abnett e Andy Lanning, un sequel della miniserie Annihilation: Conquest, non parlava del team originale. Quest'ultimo, creato nel 1969 da Arnold Drake e Gene Colan, era composto da membri come Vance Astro (un mutante con poteri psicocinetici) e Yondu Udonta (un guerriero capace di controllare le proprie frecce tramite le onde sonore), l'unico personaggio ad essere apparso, con qualche modifica, nella versione cinematografica. Inoltre, questa squadra esisteva nel futuro, in una realtà alternativa e non nell'universo Marvel classico (tradizionalmente noto come Terra-616). Un secondo Yondu, più simile al personaggio interpretato da Michael Rooker, è stato successivamente introdotto nei fumetti.
Questi Guardiani hanno avuto diritto alla loro testata personale nel 1990, ma quell'avventura si è conclusa dopo 62 fascicoli. Per il revival Abnett e Lanning hanno deciso di creare un team-up usando altri personaggi, tutti provenienti da titoli cosmici della Casa delle Idee: il principe alieno Star-Lord, nato dall'unione fra una donna umana e il sovrano del pianeta Spartax; Gamora, figlia adottiva del folle Thanos; Phyla-Vell, "figlia" del primo Captain Marvel e dotata di vari poteri cosmici; Rocket Raccoon, un procione geneticamente manipolato per acquisire tratti antropomorfi; Drax il Distruttore, un umano trasformato in un essere teoricamente capace di sconfiggere Thanos; Adam Warlock, superuomo creato da un gruppo di scienziati noto come Enclave; e Groot, un albero senziente la cui lingua è incomprensibile ai più, poiché all'orecchio impreparato risulta che lui continui a ripetere "Io sono Groot". È facile capire il scetticismo di alcuni, in particolare chi considerava il "procione parlante" la conferma definitiva del presunto zampino della nuova proprietaria Disney nelle produzioni Marvel.
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Il suo nome è Gunn, James Gunn
La prima stesura del copione è stato un lavoro da freelance della sceneggiatrice Nicole Perlman, aderente ad un'iniziativa della Marvel che consentiva agli interessati di adattare titoli meno noti in vista di un eventuale sfruttamento cinematografico. Lei, basandosi appunto sul lavoro di Abnett e Lanning, ha convinto il produttore Kevin Feige a considerare Guardiani della Galassia un progetto valido, in attesa del regista giusto. Tra i papabili c'era anche Peyton Reed, successivamente reclutato per Ant-Man dopo la defezione di Wright, ma a spuntarla è stato James Gunn, cineasta cult con un certo feeling per le situazioni folli e la comicità bislacca. Nelle sue mani la sceneggiatura diventa un concentrato di azione, musica vintage, ironia e grandi interazioni fra i personaggi, con dei ruoli tutt'altro che banali - sulla carta - per i bistrattati Rocket e Groot. Persino Joss Whedon, regista di The Avengers e tra coloro che dubitavano del potenziale del progetto, si è ricreduto una volta fatto il nome di Gunn.
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I Guardiani del Multiplex
Una volta trovato il regista, rimaneva comunque il problema del film in quanto entità per lo più scollegata dal resto del Marvel Cinematic Universe che esisteva allora (e stando a Gunn l'unico legame esplicito a livello di personaggi - l'apparizione di Thanos - era tra le cose che Kevin Feige proponeva di togliere). E nemmeno il brand della Marvel era esattamente una garanzia di successo quando fu annunciato Guardiani della Galassia: tolto il fenomeno Avengers, solo due dei cinque film precedenti - Iron Man e Iron Man 2 - avevano superato la soglia dei 500 milioni di dollari al box office mondiale, una specie di traguardo minimo accettabile per il genere supereroistico ai giorni nostri. E non potendo contare su Robert Downey Jr., il cui contratto era in attesa di rinnovo per Avengers: Age of Ultron, fu necessario puntare sugli attori perfetti per rendere appetibili questi eroi altamente improbabili. E qui persino Gunn rischiò di commettere un errore, poiché inizialmente non ne voleva sapere di provinare Chris Pratt - noto allora come comprimario sovrappeso in varie commedie, tra cui la serie TV Parks and Recreation - per il ruolo di Star-Lord. Per fortuna ci ripensò, e Pratt poté inaugurare una nuova fase carrieristica come star d'azione.
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Marketing irriverente
Per vendere il film al pubblico pagante è stata fondamentale una campagna pubblicitaria basata proprio sulla scarsa convenzionalità dei personaggi e del lungometraggio (ricordiamo la scoperta, in sala, del post-credits con protagonista il famigerato Howard the Duck), a cominciare dal mitico primo teaser, girato per il Comic-Con 2013 e poi parzialmente integrato nel film stesso, dove i Guardiani vengono apertamente definiti "un mucchio di stronzi". Aggiungendo a questo una colonna sonora molto orecchiabile, l'assenza di una concorrenza molto forte nel periodo di uscita a parte Tartarughe Ninja e l'arma segreta che era Vin Diesel nei "panni" di Groot, non sorprende più di tanto che gli spettatori si siano lasciati conquistare da un prodotto riconoscibile ma al contempo nuovo, appartenente alla famiglia Marvel ma anche - palesemente - un parto creativo del suo regista. Ed è in quel momento che abbiamo capito che conveniva fidarsi della Casa delle Idee: più ancora di The Winter Soldier, uscito lo stesso anno e capace di incassare quasi il doppio del precedente Captain America: il primo vendicatore, Guardiani della Galassia dimostrava che The Avengers non fu un caso isolato, e che la Marvel poteva puntare su progetti più desueti per differenziarsi nel mercato del blockbuster. Una differenziazione che sembra valere anche per il sequel: mentre scriviamo queste righe mancano due settimane all'uscita europea, e sappiamo poco o nulla della trama. Un fenomeno piuttosto raro in ambiente hollywoodiano.
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