Attenzione, l'articolo contiene spoiler sul quinto e sesto episodio della seconda stagione di Gomorra! Mentre per noi spettatori la morte di Salvatore Conte (Marco Palvetti), il boss degli Scissionisti tornato dall'esilio iberico per prendere il posto di Pietro Savastano (Fortunato Cerlino), rimane un boccone amaro da mandare giù a distanza di una settimana da quel terzo episodio capace di mostrare, ancora una volta, le machiavelliche abilità e la sete di potere di Ciro Di Marzio (Marco D'Amore), l'universo narrativo di Gomorra guarda avanti, proiettato verso un futuro che scalpita nell'attesa di prendere forma, come dimostrano il quinto e sesto episodio della serie cult targata Sky Italia.
Giunti all'esatta metà di questa seconda stagione che, come sottolineato dal suo stesso supervisore artistico nonché regista di alcuni episodi di entrambi i capitoli, Stefano Sollima, ha dimostrato di non temere l'azzardo o le aspettative del suo vasto pubblico, ecco che Gomorra - La Serie arriva al suo giro di boa, il punto esatto che precede il cuore pulsante del suo secondo capitolo. Ampliando i confini geografici (Roma, Honduras, Germania), mettendo da parte i protagonisti principali a favore di nuovi personaggi narrativamente potenti, giocando con le attese e i coupe de théàtre, gli autori, stanno dimostrando come il rischio ripaghi. Se il peso delle assenze di Donna Imma (Maria Pia Calzone) e Salvatore Conte - rimane l'amarezza per non poter vedere approfondito un personaggio così sfaccettato - è innegabile, bisogna però ammettere come le vorticose dinamiche all'interno dei due clan rivali e gli ulteriori scontri interni, come una sorta di matrioska di conflitti, insieme all'approfondimento di figure come Scianel (Cristina Donadio) e Patrizia (Cristiana Dell'Anna) regalino alla serie una pluralità di spunti e opportunità di sottotrame considerevoli.
Tre padri a confronto
Diretto da Claudio Cupellini il quinto episodio riprende le redini narrative del precedente, mostrando Ciro determinato a prendere il comando di Scampia e Secondigliano siglando la pace con i Savastano, rappresentati da Gennaro (Salvatore Esposito), il nuovo che avanza, e non da Don Pietro Savastano, leone in gabbia che scalpita per tornare a ruggire e mostrare la sua maestosità, umiliato da quei "figli" che sente debitori. Affidandosi a Don Aniello come intermediario per evitare la guerra tra i due clan opposti che non gioverebbe agli affari, Ciro, riesce ad organizzare l'atteso faccia a faccia con il suo ex migliore amico, quel Genny che aveva svezzato a suon di proiettili per poi tradirlo in puro stile Di Marzio, in una Trieste territorio neutrale nel quale siglare l'accordo. Ma, sebbene Don Pietro sia rinchiuso nel suo appartamento bunker vista Vele, la sua mano, le sue parole e una pistola 3D per uccidere Ciro, grazie a Patrizia, arrivano fino al figlio, sempre più proiettato in una Roma che, grazie al socio Giuseppe Avitabile, trasforma in palazzine i soldi sporchi della droga che vende. Nel barocco appartamento dell'EUR che condivide con Azzurra, la figlia di Avitabile, Genny soffre del controllo e della mancanza di fiducia paterni, lui che è riuscito a crearsi una sua posizione e vorrebbe prendere definitivamente il posto dell'ex boss di Scampia per essere finalmente Gennaro Savastano e non più "il figlio di".
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Dopo oltre un anno dallo scontro a fuoco dell'ultimo episodio della prima stagione di Gomorra, i due ex alleati si ritrovano nuovamente uno davanti l'altro in una lussuosa camera d'albergo triestina, per quel regolamento di conti che Don Pietro vorrebbe mortale ma che Gennaro tramuta in altro. Quel figlio sofferente che ha perso l'amata madre per mano amica risparmia il nemico in virtù di una punizione ben più grande, un convivere con se stesso e il proprio buio, proprio lui che, assetato di potere, è riuscito ad uccidere, per sua stessa, liberatoria, ammissione, anche la madre di sua figlia, ostacolo alla sua ascesa. Ciro l'Immortale porta nel nome la sua condanna, la vendetta di Gennaro è così compiuta, nell'attesa di tempi più maturi per premere il grilletto. Gennarino l'inetto è ormai un uomo, emancipato dal padre, pronto a diventare padre.
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Un'alleanza precaria
Tra le condizioni dettate da Ciro accolte da Gennaro per siglare la pace, una consiste nel comprare la droga poi venduta dall'Alleanza direttamente dal giovane Savastano, la seconda è che Don Pietro e tutti i suoi uomini siano limitati nei movimenti esclusivamente nel loro rione. Una vera e propria detenzione domiciliare dal respiro vagamente ampio sfruttata da l'Immortale per creare disordine all'interno del clan rivale. Il sesto episodio di Gomorra 2 (sempre diretto da Claudio Cupellini) continua, infatti, lo scontro padre/figlio sulla gestione degli affari, e mostra tutto lo scontento di ciò che resta degli ex paranzini di Genny che continuano a sognare l'indipendenza dalla vecchia guardia. Ma se Patrizia rappresenta gli occhi e le orecchie di Don Pietro, Malamore (Fabio De Caro) è il braccio del boss che cerca di contenere le bravate della manovalanza dei più giovani mentre Gennaro è a Roma e l'ex boss in latitanza. Lo scontro tra le due fazioni interne porta così al "golpe" guidato da O'Track (Carmine Monaco) e Capaebomba (Giovanni Buselli) che si prendono i vicoli dello spaccio degli "anziani" dando vita ad una guerra interna che vede Genny costretto a tornare a Napoli nel tentativo di mediare.
Quello che si trova davanti però molto probabilmente rappresenta la svolta narrativa che darà inizio alla seconda parte di Gomorra 2, portandolo nuovamente tra le strade di Scampia e Secondigliano, con un padre sempre più lontano e deluso dalla sua gestione considerata troppo "soft", un nutrito numero di nemici, vecchi e nuovi, con i quali confrontarsi e un'alleanza segreta, quella con Gabriele O' Principe (Antonio Folletto), da non sottovalutare. Ciò che rimane di questi due nuovi episodi è la consapevolezza di come Gomorra riesca a dosare gli ingredienti a sua disposizione, bilanciando la suspense con il dramma, il colore con la teatralità nel costruire i suoi personaggi e le scenografie che fanno da sfondo alle loro storie, affiancandosi di diritto alle più riuscite produzioni pensate per il piccolo schermo, mantenendo sempre un respiro ed un taglio del tutto personali.
Movieplayer.it
3.5/5