L'abbiamo scoperta nei panni della perfetta mogliettina dell'America degli anni Sessanta in Mad Men. E la sua Trudy Campbell era senz'altro uno dei personaggi più interessanti e controversi di quel magnifico capolavoro televisivo. Ma la carriera di Alison Brie non si è certo ridotta al riflettersi in un ruolo icononico. Ancora molta televisione di qualità, a partire da Community, e cinema, soprattutto commedia, da Duri si diventa al fianco di Will Ferrell al gustoso e poco fortunato Sleeping With Other People con un ottimo Jason Sudeikis.
Il presente ha il sapore di cult per questa splendida trentacinquenne che offre la sua voce alla protagonista del geniale BoJack Horseman, e immola il suo corpo alla nobile arte del wrestling in GLOW. E proprio per parlare della serie Netflix l'abbiamo incontrata a Londra.
Leggi anche: Mad Men, il lungo addio: l'ultimo sorriso di Don Draper
Da Mad Men a Mad Woman
Miss Brie, Glow è un po' la storia della sua vita. Non le volevano fare neanche il provino...
Esatto, pensavano che non sarei stata adatta per quel ruolo. L'anno scorso ho ricevuto il maggior numero di proposte per pilot in tutta la mia carriera, ma l'unico che volevo davvero fare me lo sono dovuto sudare. Ho fatto chiamare il mio agente non so quante volte, ho mandato dei provini. Ho fatto quattro audizioni, due per il ruolo di Betty Gilpin, ed è stato molto stimolante. Sempre senza trucco, con i capelli legati, ed è stato bello scoprire nuovi aspetti di me che non conoscevo e che mi hanno fatto identificare molto con un personaggio che si sente sottostimato e che invece vuole affermarsi.
Cosa le è piaciuto così tanto nella sceneggiatura da spingerla a perseverare così tanto per avere la parte?
La scrittura stessa, così sfaccettata e molto simile a Mad Men, in cui niente è telefonato, ma che anzi sfida il pubblico alla riflessione e a trarre le sue conclusioni. Mi piacciono i personaggi, il fatto che sia una commedia che ha anche molti momenti drammatici ed emotivamente importanti. E mi piaceva il wrestling, il poter affrontare un ruolo che fosse una sfida anche fisicamente, era qualcosa che cercavo da tanto tempo. Non è facile trovare un prodotto televisivo dove ci sia così tanta azione e l'unicità che gli dava l'ambientazione temporale e il wrestling stesso erano tutti fattori che mi stimolavano e che andavano a riempire tutte le caselle di un'immaginaria check list di desideri. Era davvero oltre ogni mio più roseo desiderio, il ruolo di una vita.
In cosa si è identificata di più con la sua Ruth Wilder?
Senz'altro il fatto che sia un'attrice sottovalutata e a cui pensano solo per ruoli banali e senza picchi, e avendo fatto anch'io l'accademia teatrale mi identifico perfettamente in questa frustrazione. Ma anche perché nonostante sia sin troppo confidente dei suoi mezzi e delle sue qualità, spesso finisce con l'essere insicura, cosa che le fa commettere errori tremendi, come vediamo nel primo episodio. Sono due facce della stessa medaglia che ho amato molto e che sento essere un po' mie.
Leggi anche: GLOW: l'ironia al femminile approda sul ring grazie al nuovo cult di Netflix
A League of their Own
Ci sono molte storie cinematografiche sportive al femminile, da Ragazze vincenti a Whip It, la prima regia di Drew Barrymore. Ci sono film che vi hanno in qualche modo ispirate durante le riprese?
L'ispirazione maggiore è stata il GLOW originale, qualcosa di assolutamente unico, e ne abbiamo visionati molti episodi, oltre che specifici incontri che abbiamo trovato su YouTube. Ma per quanto ci siamo sforzate, è stato comunque impossibile raggiungere lo stesso livello di oltraggiosa libertà delle vere pioniere del wrestling. E poi abbiamo guardato tanti film degli anni Ottanta, ma sempre relazionandoci ai nostri personaggi. Quindi piuttosto che i film di John Hughes, mi sono dedicata a opere candidate agli Oscar in quegli anni, come Voglia di tenerezza, che è il tipo di film che avrebbe voluto interpretare Ruth.
Prima delle riprese vi siete allenate per molte settimane. Qual è la prima cosa che vi hanno insegnato?
L'equilibrio e la posizione dei piedi. È fondamentale per poter mantenere il tuo corpo sempre in una posizione di vantaggio rispetto all'avversario. Per quanto riguarda tutto il resto, siamo andate a piccoli passi per imparare le mosse e soprattutto per imparare l'esecuzione in totale sicurezza di ogni movimento. Gli sceneggiatori erano quasi sempre presenti ai nostri allenamenti, per poter adattare le scene a ciò che tutti eravamo certi non avrebbe nuociuto alla nostra incolumità.
Ci sono stati infortuni durante le riprese?
No, per fortuna no, anche perché tutte abbiamo seguito la prima regola del wrestling, ovvero tenere sempre il mento attaccato al petto. In questa posizione si prevengono gli infortuni alla schiena e soprattutto al collo, che sono i più pericolosi. Il problema maggiore era il dover girare otto, dieci ore al giorno scene di wrestling, e questo era davvero stancante, perché anche durante l'allenamento non facevamo più di tre ore. Quindi ci veniva sempre chiesto se ce la sentissimo di girare, e anche se nella maggior parte dei casi dicevamo di sì, talvolta facevamo anche ricorso alle controfigure.
Le manca il wrestling?
Tantissimo, a tutte noi manca. Sul gruppo Whatsapp che abbiamo creato per restare in contatto ci mandiamo continuamente link di incontri su YouTube commentandoli e dandoci degli obiettivi più alti per la prossima stagione. Soprattutto ci serve per mantenere vivo nella testa uno dei meccanismi fondamentali del wrestling. È vietato esitare, non si possono fare mezzi movimenti o ripensamenti, è quello il momento in cui rischi di farti male sul serio. E quando non sbagli niente, allora ti rendi conto di avere davvero le palle e provi un senso di onnipotenza meraviglioso.
Leggi anche: Betty Gilpin: GLOW e il wrestling come lotta femminista
Wrestilng is the new Black
D'altronde il messaggio femminista più potente è proprio questo.
Esatto, GLOW è una serie che esalta il corpo femminile non più come oggetto sessuale, ma come macchina perfetta capace di fare cose fuori del comune e, allo stesso tempo, essere anche estremamente erotico. Ma la cosa che davvero importa è la consapevolezza che noi abbiamo avuto durante le riprese e che abbiamo spero trasmesso anche alle donne che stanno guardando lo show. Ed è stato importante anche per noi tutte, io stessa ho una diversa visione del mio corpo oggi, perché per mesi l'ho allenato come farebbe un'atleta, e oggi lo sento diverso e migliore. È la ragione per cui non abbiamo mai usato make up, il massimo che hanno fatto su di me è stato infoltirmi le sopracciglia per renderle più anni Ottanta. E poi naturalmente la permanente per i capelli. Ma la cosa incredibile è che mi sentivo bene e libera, e soprattutto non dovevo arrivare sul set tre ore prima. Potevo svegliarmi anche mezz'ora prima di girare, come fanno i maschi.
Quindi Wrestling is the New Black, e a dire il vero Ruth come Piper è un personaggio tutt'altro che positivo.
Non sono d'accordo, non penso che Ruth sia un personaggio negativo.
È andata a letto con il marito della sua migliore amica...
Ok, sì, quella è una brutta cosa. Ma è da quell'errore che riesce a risalire la china della sua vita, a essere di supporto con il gruppo di donne in cui si viene a trovare, a capirle, a condividere gioie e dolori. Sono d'accordo, è come Piper, e in una serie come questa è necessario un personaggio principale che possa entrare in contatto con le vite di tutti per introdurre lo spettatore in un mondo tutto nuovo.
Comunque era un complimento, I personaggi negativi sono molto più interessanti.
Mark Maron, quando affida a Ruth il personaggio della cattiva sul ring, le dice che avrà le battute migliori. Ma ciò nonostante non riesco a pensare a Ruth come a un personaggio negativo.