Fabio De Luigi, Edoardo Leo e Giampaolo Morelli ci hanno fatto spesso sorridere, ridere, divertire. Ne Gli uomini d'oro, il film di Vincenzo Alfieri nelle nostre sale dal 7 novembre, per la prima volta, Fabio De Luigi non fa ridere affatto, Edoardo Leo è un personaggio nero come la pece, e Giampaolo Morelli è un uomo vanesio che si butta sul crimine, senza forse essere pronto per farlo.
Il film, di cui abbiamo parlato nella recensione de Gli uomini d'oro, crime all'italiana, ma con un taglio internazionale, molto più duro e drammatico di quello che ci potremmo aspettare, è la storia - ispirata a un fatto di cronaca avvenuto a Torino nel 1996 - di tre uomini qualunque che, d'un tratto, si sono dati al crimine e hanno deciso di fare un colpo alle Poste. La storia è raccontata con un tono più dark rispetto ai canoni del nostro cinema: è un'operazione coraggiosa, in cui i tre attori si sono gettati a capofitto, senza rete. Nella video intervista abbiamo chiesto come hanno fatto, e chi sono i loro personaggi.
Fabio De Luigi: sono partito dall'accento
"Sono partito prima di tutto dalla cosa che mi preoccupava di più" ci ha risposto Fabio De Luigi, che, fra tutti, fornisce l'interpretazione più sorprendente, e più lontana dalle sue abituali corde. "Quella di riprodurre un accento che fosse quantomeno accettabile, anche se non pretendevo di fare proprio il torinese. E poi su tutto il resto, su come si poteva muovere, sulle ragioni che spingono questo personaggio, che di base si farebbe gli affari suoi, ad accettare di fare un colpo con queste persone".
Edoardo Leo: ci siamo convinti a vicenda
Diventato famoso con le commedie, Edoardo Leo è l'attore simbolo di una generazione, il bravo ragazzo, il precario che si riscatta. "La commedia è il nostro datore di lavoro, ma in fondo siamo interpreti" riflette Leo. "Questa scelta è stata particolare. Ci siamo sentiti, ci conosciamo e tra noi corre una discreta stima, ci siamo mandati dei messaggi, e ci siamo convinti a vicenda". Giampaolo Morelli, che sul piccolo schermo è l'ispettore Coliandro, ne Gli uomini d'oro è passato dall'altra parte, al Lato Oscuro. "Sono partito dalla motivazione del mio personaggio" ci spiega. "Anche se si mette in testa di compiere un atto criminale, comunque è un uomo che si vede un sogno infranto a pochi mesi dalla sua realizzazione. Ai tempi si poteva andare in pensione a quarant'anni: sognava di cambiare vita. A tre mesi dalla pensione la legge cambia e si trova a... scontare altri trent'anni alle poste..."
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