Un drammatico incidente, un uomo intrappolato, un difficile salvataggio. Questo il cuore narrativo de Gli elefanti, il corto diretto da Antonio Maria Castaldo e realizzato nell'ambito dell'attività del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, ma sarebbe riduttivo limitare il lavoro al solo intervento per salvare il malcapitato Andrea da parte di una squadra operativa: attorno a questo singolo atto c'è uno spaccato dell'attività del corpo e dei suoi esponenti, c'è l'aspetto umano che va di pari passo con le competenze tecniche. Aspetti che Castaldo riesce a far emergere con calore nei 13 minuti del suo Gli elefanti, un lavoro presentato con buon riscontro e in presenza delle istituzioni nell'ambito della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro che si è tenuta dal 14 al 22 giugno.
Gli elefanti: un corto per Pesaro
Il corto è stato realizzato proprio in vista di Pesaro, Capitale italiana della cultura 2024, ed è nato lo scorso febbraio, quando hanno chiesto ad Antonio Maria Castaldo se avesse una storia da raccontare per l'occasione. "Questa storia me l'aveva raccontata un collega di Arezzo e appena sentita mi ero detto che si sarebbe prestata benissimo per il cinema. Allora l'ho tenuta da parte e quando si è presentata questa occasione l'ho ripresa e insieme a un collega, Gianluca Grazini, l'abbiamo scritta. Poi tutto è successo rapidamente, tra marzo, aprile e maggio. In tre mesi abbiamo fatto tutto." Perché così nascono le storie sentite come quella che Castaldo racconta ne Gli elefanti, realizzata grazie al supporto e la disponibilità dei Vigili del Fuoco: "Ci siamo riusciti perché c'è stato un grandissimo supporto proprio dei Vigili del Fuoco, quanto a macchinari, mezzi, attrezzature, che ci ha permesso di mettere insieme gente ci cinema e del corpo dei Vigili del Fuoco."
Non solo attrezzature, infatti, perché ben quattro quinti delle persone coinvolte fanno parte del corpo dei Vigili: "La persona soccorsa è un attore teatrale professionista" ci ha spiegato Castaldo, ma non sfigurano accanto a lui gli altri co-protagonisti che fanno parte dei Vigili del Fuoco, anche perché sono persone che hanno la passione del cinema, che hanno fatto film nel loro passato. "Non ruoli da protagonisti, non tutti almeno" specifica il regista, "ma il set l'hanno vissuto." Pensiamo a Marco Aceti, che ha lavorato per esempio a Notte prima degli esami e tanti altri lavori, in alcuni casi anche da protagonista, o Gianluca Grazini che ha diverse produzioni alle spalle, ma "è la prima volta che interpretano un ruolo che svolgono tutti i giorni nella vita" che portano quindi su schermo la loro quotidianità.
Unione di passioni
"È stato facilissimo raccontare quel tipo di emozioni. Chi meglio di loro poteva farlo?" Ci dice il regista. "Nessuno si può calare in una situazione simile meglio di chi da vent'anni fa questo lavoro." Per questo anche i tempi di lavorazione sono stati rapidi, perché tutto è stato naturale, "perché lo fanno nella vita vera." Ma c'è un altro aspetto interessante che sottolinea Castaldo: "penso per esempio a Marco Aceti, che ha fatto molti film ma non aveva mai unito i due mondi, per la prima volta si trova a unire il lavoro che fa da 18 anni e quello di attore che è una sua passione, interpretando se stesso." Un'unione di passione che ha portato all'emozione vissuta a Pesaro, che Castaldo ci ha raccontato: "mi ha detto che per la prima volta ha unito questi due mondi che erano paralleli e non si erano mai toccati. Non si aspettava di emozionarsi tanto, perché fa un lavoro che è già importante per la società ed è riuscito a unirlo all'altra sua passione, che per lui è altrettanto vitale."
C'è però il rischio di sottovalutare qualcosa che per loro, che quel mondo lo vivono dall'interno, è scontato mentre per lo spettatore potrebbe non esserlo? Secondo Castaldo non c'è questo rischio, perché "chi fa cinema racconta sentimenti umani. È vero che chi non vive il nostro mondo può far più fatica a cogliere dei dettagli e delle sfumature che possiamo conoscere solo noi, ma raccontiamo l'empatia, il contagio emotivo, è la chiave di lettura che abbiamo dato io e Gianluca a questa storia: usare qualcosa di accaduto per raccontare sentimenti universali."
L'attesa e l'umanità
Tra i dettagli de Gli elefanti che ci ha spiegato Antonio Maria Castaldo c'è l'attesa, quell'incipit con i protagonisti che guardano la televisione di sera: "i Vigili del Fuoco non sono un'istituzione che produce qualcosa, devono stare lì, in attesa. Nel corto è sera, è il turno di notte, e ci si può permettere il lusso di guardare la televisione, ma nel corso delle giornate questa attesa è scandita da addestramenti, dal prepararsi." Di sera è diverso, c'è una stasi da cui trapela il rapporto tra i personaggi, tra sguardi e dettagli che fanno capire come sia importante che si formi una squadra, che si sia squadra, per poter operare al meglio nel momento della necessità. Perché è fondamentale anche l'aspetto umano, conoscersi, empatizzare, convivere. "Conoscersi come si conosce un familiare, una moglie, un'amica. È questa la differenza che c'è rispetto ad altri tipi di lavoro." È la stessa umanità che emerge quando la squadra si trova a operare per salvare Andrea, interpretato da Totò Onnis.
La realizzazione tecnica e la collaborazione
Colpisce anche l'aspetto tecnico-artistico de Gli elefanti, in particolare nella fotografia curata da Giuseppe Pignone, che illumina splendidamente le sequenze notturne del salvataggio del protagonista. "Io e Giuseppe abbiamo avuto diversi incontri, ci siamo confrontati molto in maniera molto sincera e devo dire che ha fatto un lavoro strepitoso, ha illuminato le scene come solo un occhio attento può fare." Ci tiene però a sottolineare l'aspetto della collaborazione anche in questo campo: "ricordo che ci voleva una luce dall'alto, da una ventina di metri, e abbiamo preso un'autoscala dei pompieri per posizionarla. C'è stata grande collaborazione tra mondo esterno, mondo del cinema e mondo dei pompieri." D'altra parte, ci dice, "entrambi i lavori sono fatti di attrezzature, esseri umani e preparazione delle persone."
Un mondo che Antonio Maria Castaldo vorrebbe continuare a raccontare in futuro, perché si presterebbe benissimo a una serie, che secondo lui in Italia manca. Una serie che potrebbe avere spettacolo, ma anche azione e sentimenti, per un mondo che è stato già raccontato bene in alcune produzioni europee, soprattutto francesi, ma che potrebbe trovare spazio anche nel nostro paese.