Per capire la portata del fenomeno Hunger Games sarebbe bastato capitare dalle parti dell'Auditorium a Roma lo scorso anno durante il Festival Internazionale del Film, il giorno dell'anteprima del secondo capitolo Hunger Games: la ragazza di fuoco. Perché per quanto uno ne sia cosciente, toccarlo con mano e vederlo di persona ha sempre l'effetto di una rivelazione. Arrivando di buon'ora per una delle solite proiezioni mattutine, si notava già da lontano un insolito movimento: centinaia di ragazzine asserragliate fuori dai cancelli, molte accampate già dalla notte precedente, con la speranza di guadagnarsi un posto in prima linea davanti alle transenne per poter vedere e magari sfiorare soprattutto lei, la loro eroina Katniss Everdeen, di lì a poche ore sul red carpet insieme ovviamente ai suoi pretendenti Peeta e Gale.
Un'attesa da concerto rock allo stadio. E col passare delle ore, le ghiandaie imitatrici sono diventate migliaia, con le loro spille, fischiando con le due dita al cielo e sventolando i loro striscioni: "I volunteer for the cave scene", che è anche il nome di una fan page non ufficiale di facebook da oltre 17mila mi piace. Al di là delle scene di panico da cotta adolescenziale per i due rivali in amore Liam Hemsworth e Josh Hutcherson, la vera star, la diva che tutti quanti attendono, è la ragazza di fuoco Jennifer Lawrence, la giovane eroina in cui tutte le adolescenti si identificano. In effetti, a conti fatti è proprio la ventiquattrenne attrice del Kentucky, l'asso nella manica di Hunger Games, la ragione per cui improvvisamente le badass girls, le ragazze toste dello schermo, sono diventate un vero e proprio fenomeno mainstream.
Jennifer è il modello ideale verso il quale qualsiasi teen ager tra i 13 e 19 anni, età che circoscrive il target di pubblico young adult, può estendere la proiezione ideale di se stessa e delle su fantasie: Jennifer la ragazza di provincia, che non ha studiato recitazione e se ne frega delle diete, sboccata e irriverente, che vive ancora in affitto e inciampa sui tacchi in mondovisione alla notte degli Oscar.
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E' lei la vera ragazza della porta accanto, requisito fondamentale per trasformare un successo in un fenomeno di massa. Jennifer è una persona vera, e renda vera la sua Katniss: anche nello scenario fantascientifico di un futuro distopico, è una che potresti sempre essere tu. Katniss è il Peter Parker delle ragazzine di tutto il mondo: perché l'Uomo Ragno è il più amato dei supereroi da generazioni di boy scout? Perché è quello con cui è più facile identificarsi. E' tutto lì, è soprattutto una questione di identificazione, che può dipendere da come è tratteggiato il personaggio o da quanto riesce ad essere credibile chi lo interpreta. D'altronde la fenomenologia young adult, che rappresenta oggi il filone di prodotti culturali col maggior riscontro di pubblico, è quella che a prescindere dal contesto, che sia sci-fiction, urban o paranormal fantasy, mette al centro della storia la figura di un adolescente che affronta le tematiche legate alla crescita nel più classico percorso di formazione, attraverso tappe ripercorribili nel quotidiano da qualsiasi spettatore che abbia l'età del protagonista.
E allora boom! Hunger Games diventa uno dei maggiori incassi di sempre, un successo che suscita clamore ancor più perché si tratta di un film d'azione la cui protagonista è una giovane eroina, sdoganando definitivamente un tipo di figura femminile che fino ad allora poteva considerarsi una rarità. Nel senso che prima di Katniss, l'eroe d'azione che picchia duro, lotta e combatte, con o senza superpoteri, è sempre stato per lo più maschio e appannaggio dei ragazzi. Mentre invece c'era una generazione intera di hit girls in attesa evidentemente di trovare il simulacro giusto in cui trasferire la loro indole ribelle e bellicosa. Di giovani e toste fighters in realtà ne troviamo diverse anche nelle generazioni precedenti, soprattutto in televisione e poi anche al cinema: eroine più o meno super, capaci tanto di menare le mani quanto di maneggiare le armi, così pericolose e letali nella lotta, quanto fragili e vulnerabili nei sentimenti, come una qualunque delle loro affezionate spettatrici. In occasione dell'uscita della prima parte del terzo capitolo della saga di Hunger Games: Il Canto della Rivolta - Parte 1, vogliamo fare un excursus su quelle che possono essere considerate antesignane di Katniss, e magari su quelle che si preparano a raccoglierne l'eredità. Perché alla fine volendo cercare anche tra le precorritrici delle giovani eroine, ci si rende conto che la cosa che sempre abbiamo amato di più in fondo, dietro la grinta, le arti marziali, le armi o i superpoteri, e che potevano sempre essere una di noi.
In principio fu Buffy l'ammazzavampiri
In principio fu la la televisione, dove il fenomeno della serialità era agli albori nella forma e nelle dimensioni che ha assunto oggi, ma già allora il talento creativo innovatore e visionario di talenti come Joss Whedon, J.J. Abrams e lo stesso James Cameron tra gli altri, trovava nel piccolo schermo e nella continuità di una serie a puntate, la libertà e la possibilità di sperimentare, innovare e cavalcare intuizioni che potevano essere anche solo pionieristiche scommesse. Potremmo considerare la whedoniana Buffy - L'ammazzavampiri come la progenitrice di tutte, avendo fatto la sua comparsa nel 1997, la prima eroina d'azione al femminile protagonista di una serie tutta sua e soprattutto di un così grande successo: la cacciatrice di vampiri di Sarah Michelle Gellar rimane uno dei personaggi di maggior successo del piccolo schermo, in termini di audience sul canale tv della WB che ha trasmesso le puntate è ancora seconda solo a fenomeni come Star Trek e X-Files, tanto per capirci.
Intanto la novità della componente paranormale ed esoterica, con vampiri e licantropi che da lì a poco con Twilight sarebbero diventati anch'essi nuovo fenomeno di costume imprescindibile per il successo di qualsiasi saga fantasy. Ma se ci pensiamo bene la pioniera Buffy, a parte il fatto di passare il suo tempo libero a piantare paletti nel cuore dei vampiri, maneggiare spade e pugnali e tirare calci e pugni come un ossesso, era in fondo anche e soprattutto una ragazza normale. La tipica ragazza della provincia americana, alla prese con la scuola, gli amici e le schermaglie amorose: il suo campo di battaglia era il liceo, un luogo familiare a qualsiasi spettatore, e i rapporti tra i banchi di scuola e le mura di casa sono a volte anche più complicati delle notti trascorse in giro a cacciare i demoni.
Così come una studentessa di college era anche la Sydney Bristow di Alias nelle serie di J.J. Abrams. Un furbacchione J.J., che non si dimentica la lezione tre anni più tardi, inserendo in mezzo al cast corale di Lost, col quale cambia per sempre il concetto di serie televisiva, un'altra giovanotta coi fiocchi, la tostissima Kate "Freckles" Austin, nei cui jeans sdruciti si infila Evangeline Lilly (l'elfa Tauriel de Lo Hobbit: la desolazione di Smaug, a proposito di personaggi combattivi). Intanto con Alias, dal 2001 cinque stagioni di successi per l'agente segreto della SD-6 interpretato dall'atletica Jennifer Garner, con cui si afferma anche prepotentemente il lato sexy delle giovani eroine, componente dalla quale raramente faranno più a meno da allora in avanti. La futura signora Affleck è una sorta die Ethan Hunt al femminile, tanto sensuale quanto letale: compaiono le canottiere che scoprono la spalla tornita, i latex e i vestiti aderenti, complici i tanti travestimenti a cui si sottopone. Da urlo! Anche i maschietti cominciano ad appassionarsi ai suoi calci volanti e alle giravolte su tacco dodici. Eppure anche lei, micidiale macchina da combattimento, anche nel più improbabile degli intrecci, colpisce al cuore soprattutto per la sua emotività: quello che la fa piangere più spesso è il dover mentire agli amici, ancora più delle torture subite dal villain di turno. Le semplici serate coi coinquilini davanti allo Scarabeo e a un bicchiere di vino per lei sono più eccitanti di qualsiasi missione in incognito.
Ragazze in fuga, ragazze speciali che si nascondono tra i normali; ed è proprio la ricerca della normalità e il non riuscire spesso a viverla la parte più difficile e complicata della loro esistenza. Come per Max Guevara, la guerriera geneticamente modificata creata da James Cameron che, sempre negli stessi anni, ha lanciato la carriera di Jessica Alba e ha sdoganato il black leather e la canottiera come look di riferimento per qualsiasi picchiatrice degna di questo nome. La Vedova Nera di Scarlett Johansson ancora oggi gli deve le royalties. Per la sexy vendicatrice degli Avengers si è spesso parlato di uno spin off tutto suo (ma finora mai annunciato ufficialmente), a confermare la tendenza che vuole le eroine sempre più protagoniste.
Dal piccolo al grande schermo
Anche il cinema inevitabilmente si accorge di questo nuovo potenziale girl power. Con Katniss Everdeen e l'uscita del primo Hunger Games nel 2012 le giovani e toste ragazze hanno conquistato da protagoniste oltre che gli schermi anche i botteghini, confermando una tendenza già iniziata solo un paio di anni prima al cinema con la micidiale Hit Girl di Chloe Moretz e la glaciale assassina Hanna di Saoirse Ronan. In Kick-Ass, la Moretz ruba letteralmente la scena ad Aaron Taylor-Johnson ed incarna ancor meglio di lui l'ideale del supereroe che c'è in ognuno di noi anche senza i superpoteri: la scena del corridoio dove fa fuori l'intera banda di scagnozzi sulle note di Bad Reputation fa di lei la vera kickass di riferimento per tutte le eroine. Ancora di più nel seguito Kick-Ass 2 i cui è la vera protagonista; anche lei alla ricerca di una difficoltosa normalità, alle prese con i primi turbamenti adolescenziali, scopre che i bulli maschi e femmine che popolano la scuola possono essere più infidi e temibili di qualsiasi super cattivo.
Quella normalità alla quale aspira crescendo anche Hanna, orfana di madre e allevata come un soldato dal padre Eric Bana: lei è forse la più letale di tutte, e sorprende soprattutto per il suo modo meccanico di combattere e reagire ai pericoli, una perfetta assassina la cui chirurgica freddezza nell'uccidere contrasta con il naturale desiderio di uscire dall'isolamento e trovare un po' di calore umano. Lei sarebbe stata perfetta in effetti per i giochi di Hunger Games, col suo look da cacciatrice, esperta di armi e di combattimento, educata alla resistenza e alla sopravvivenza nelle terre ostili e selvagge della Finlandia.
Fanciulla indifesa a chi?
Oramai i tempi sono maturi per le ragazze toste di prendere il potere: infatti nel 2012, lo stesso anno del primo Hunger Games, i produttori sfruttano l'onda lunga dell'effetto Twilight trasformando Kristen Stewartt in una Biancaneve guerriera e combattiva nella versione dark fantasy della favola Disney. Mantello, spada e scudo, Kristen (che comunque dopo la trasformazione vampiresca nell'ultimo episodio di Twilight era già diventata una discreta picchiatrice) combatte in Biancaneve e il cacciatore come un guerriero medievale armata e fino ai denti, incontrando ancora una volta i gusti delle fan, che la preferiscono decisamente alla versione più mite di Lily Collins nel competitor Biancaneve uscito nello stesso anno diretto da Tarsem Singh. Segno che sullo schermo non è più tempo di fidanzatine d'america, ma le ragazze si identificano nelle kickass, che ad un sorriso o a un battito di ciglia all'occorrenza sanno sopperire con un destro in bocca, una freccia in fronte o una mazzata bene assestate.
Le ragazze toste che picchiano forte piacciono: sono passati dieci anni dalla Alice di Resident Evil, con Milla Jovovich riferimento per eccellenza del prototipo cinematografico della badass girl. Ma laddove l'eroina rappresentava un rarità, ora costituisce quasi una garanzia e una costante. Ne è una conferma il successo di Lucy con Scarlett Johansson (ancora lei) che questa estate diretta da Luc Besson (uno che con le ragazze toste ha sempre avuto un certo feeling dai tempi di Nikita) ha demolito anche i botteghini, insieme ai malavitosi che l'hanno imbottita di droga e trasformata in una macchina mortale.
Il "clone" di Katniss
Il fenomeno è quanto mai in auge, e per cavalcare l'onda i produttori, quando ancora mancano due episodi cinematografici alla conclusione della saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins, sono già in cerca di una soluzione che garantisca continuità e hanno già rilanciato, mettendo in campo il clone Divergent e la nuova eroina Tris, interpretata dalla lanciatissima Shailene Woodley. Anche Tris è inguainata di pelle come Katniss, e anche lei vive in un futuro distopico. Potrebbe starsene tranquilla e fare una vita paciosa da Abnegante o da Erudita, e invece sceglie di essere un'Intrepida: cioè una che corre sui tetti, prende e si butta dai treni al volo e a cui soprattutto piace menare le mani. Si addestra al combattimento e all'uso delle armi, prende un sacco di botte ma la guerriera che è in lei alla fine esce fuori. Proteggere la popolazione rischiando l'osso del collo tutti i giorni, questo vogliono le ragazze, altro che cinema e pizza. Shailene sembra avere le carte in regola per prendere l'eredità di Katniss, e infatti sono già in arrivo i seguiti Insurgent e Allegiant: part 1.
L'eredità: le paladine de Il trono di spade
Il cerchio si apre e si chiude con le serie TV per quanto ci riguarda, perché il punto di arrivo di questa crescita e questa evoluzione delle giovani eroine è rappresentato in ordine di tempo ancora dal piccolo schermo e in particolare dal fenomeno Il trono di spade, dove all'interno di un cast corale ed eterogeneo, riescono comunque a distinguersi figure di ragazze agguerrite sulla cui indole battagliera confidiamo molto per il futuro. Danenerys Targaryen, "Nata dalla tempesta", la madre dei draghi... non lo so, conoscete qualcuna con un nome che spacca di più? Tipico esempio di vittima predestinata che non ci sta, sacrificata dal fratello come merce di scambio ai Dothraki, si ribella alla sua sorte, doma il suo Khal Drogo, che da maschio dominante diventa suo amante e alleato, e si prepara a marciare con il suo esercito alla riconquista di Westeros. Emilia Clarke evidentemente ha saputo incarnare talmente bene questo mix di sensualità, autorevolezza e spirito combattivo che l'ha spuntata per il ruolo della giovane Sarah Connor, grintosa e picchiatrice (e stando alle prime foto dal set anche lei piuttosto di neropellata), nel nuovo Terminator: Genisys.
Una sorta di curioso passaggio di testimone visto che in Game of Thrones la splendida Lena Headey era stata a sua volta Sarah Connor in Terminator: The Sarah Connor Chronicles nella serie TV del 2008, canottierata e bellicosa anche lei, sicuramente meno perfida di Cersei Lannister.
Ma è soprattutto nella ancor più giovane Arya Stark, che noi riponiamo oggi le maggiori speranze, lei è quella che più di tutte rappresenta il futuro prossimo delle giovani eroine: la sua indole ribelle, la sua determinazione e la sua crescita rappresentano una delle storyline più affascinanti dell'intera serie e fanno di lei la nostra giovane eroina 2.0. Da subito ha incarnato lo spirito dissidente e sovversivo in cui si identifica qualsiasi adolescente che abbia anche solo per una volta rifiutato le etichette: per natura preferisce la spada e l'arco al ricamo e all'uncinetto; mentre le donzelle a corte prendono lezioni di galateo su come stare sedute a tavola o compiacere il proprio accompagnatore, lei studia la scherma e non ne vuole sapere di piegarsi alle convenzioni bigotte e ipocrite del mondo che la circonda. C'è un potenziale in lei che non vede l'ora di esplodere. La sua apparente fragilità di fronte alla durezza e alla barbarie dell'universo violento e misogino in cui si muove, rendono ancora più emozionante la sua lotta per la sopravvivenza grazie alla sua combattività e alla sua indole bellicosa, che quando si manifesta regala lampi di pura emozione. Anche lei, ultima in ordine delle nostre piccole eroine, crescerà e avrà la sua vendetta. E noi siamo qui ad aspettarla.