Scrivere la recensione di Generazione 56k è lasciarsi andare all'onda di ricordi che comporta una storia come quella della serie Netflix in collaborazione con i The Jackal, così abilmente divisa tra passato e presente per raccontare chi è cresciuto a cavallo dell'arrivo di Internet, dei primi passi di una tecnologia ancora non così radicata nelle nostre vite. Una commedia romantica fresca e piacevole, che ha il regista storico del gruppo, Francesco Ebbasta, alla guida, alcuni dei membri abituali come Gianluca Fru e Fabio Balsamo come efficaci comprimari, ma si affida a una coppia di giovani interpreti, Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, che ci hanno convinti ed emozionati per l'alchimia che riescono a creare.
Da Procida a Napoli, tra passato e presente
La storia ideata da Francesco Ebbasta per Generazione 56K, scritta con Costanza Durante, Laura Grimaldi e Davide Orsini, ci accoglie in due location campane e due tempi diversi, tra Procida e Napoli, tra il 1998 e il presente, per presentarci Daniel e Matilda. Ragazzi alla soglia dell'adolescenza negli anni '90 e alla scoperta di internet sulla piccola isola su cui erano cresciuti, si rincontrano nel presente a Napoli, dove lei è una restauratrice di mobili e lui si occupa di progettazione di app insieme agli amici di sempre, Luca e Sandro. Un nuovo incontro che fa riemergere il passato e rivoluziona le loro vite, facendo i conti con quella parte più autentica di loro stessi che la frenesia della vita quotidiana aveva messo da parte.
Due protagonisti affiatati
Non possiamo che partire dai protagonisti nel sottolineare i pregi della nuova serie Italiana di Netflix, perché sono essenziali nella riuscita di una commedia romantica e nel racconto di una storia d'amore: funzionano Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli nel mettere in scena Daniel e Matilda (ma sono ugualmente efficaci e diretti Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone che interpretano le loro versioni anni '90), per spontaneità, freschezza e un'alchimia indispensabile per rendere credibili gli eventi che si scatenano dopo il loro fortuito incontro. I due attori sono punto di riferimento di un cast costruito attorno a loro con altrettanta cura, sia per la porzione di storia del presente che per la controparte anni '90.
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Ritroviamo Claudia Tranchese nei panni di Ines, la migliore amica di Matilda, volto già noto al pubblico di Netflix per la partecipazione a Sotto il sole di Riccione, mentre Biagio Forestieri è Bruno e Sebastiano Kiniger tratteggia Enea, fidanzato di Matilda che strizza l'occhio a Massimo Troisi e al suo Pensavo fosse amore invece era un calesse (e non è l'unica suggestione che rimanda al compianto autore partenopeo). Ci sono poi i The Jackal, o almeno due di loro: Gianluca Fru e Fabio Balsamo, perfetti nel tratteggiare i tic di Luca e Sandro, amici e colleghi di Daniel, e nel sostenere la componente più propriamente di commedia della storia (con menzione speciale per Gennaro Filippone, un piccolo, adorabile Fru, capace di richiamare il surreale atteggiamento senza filtri del personaggio adulto) senza prendere il sopravvento sui protagonisti della storia d'amore.
Il tocco dei The Jackal
Ma non è solo nei loro ruoli che si evidenzia il valore aggiunto del celebre gruppo partenopeo. Già diversi anni fa avevamo riflettuto sulla loro capacità di adattarsi al mezzo espressivo usato, nel passare con fluidità dai video web a un vero e proprio corto come 30 anni, al film. Se Addio fottuti musi verdi ci aveva dato torto, almeno in parte, Generazione 56k ha invece conferma la nostra idea: Francesco Ebbasta e il resto del team hanno affrontato l'esperienza produttiva di una serie con dedizione e umiltà, dimostrando di aver fatto proprie peculiarità e tempi di un racconto episodico, realizzando un'opera ben confezionata, fresca e capace di veicolare personaggi convincenti, una storia che emoziona e una riflessione interessante su come sia cambiato il mondo con la diffusione capillare di internet.
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Alla vigilia di una rivoluzione tecnologica
Si gioca con la nostalgia, per chi quei tempi li ha vissuti, dall'inconfondibile suono del modem 56k a tanti dettagli di un mondo che ai ragazzi di oggi sembrerà distante e incomprensibile. Si tratta di richiami funzionali al messaggio che fa da sfondo alla storia e all'evoluzione dei protagonisti e il passaggio continuo tra le due epoche ci permette infatti di confrontarle, seppur sommariamente e con rapide pennellate. Abbastanza per riflettere su come siano cambiati e stiano cambiando i rapporti tra gli individui e la gestione dei tempi interpersonali ed emotivi. Per ripensare a un passato diverso, anche se non così lontano, al quale attingere per ritrovare la forza di rallentare e ritrovare un piccolo spazio per noi stessi. Disconnessi e sereni.
Conclusioni
Chiudiamo questa recensione di Generazione 56k piacevolmente soddisfatti dalla visione della serie Netflix in collaborazione con i The Jackal, per un prodotto confezionato con cura e freschezza che sa raccontare una storia d’amore alternando due piani narrativi, due diversi punti di vista e due momenti diversi di quel rapporto interpersonale che i due protagonisti Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli riescono a mettere in scena con credibilità. Prezioso lo spazio ritagliato per i due comprimari di casa The Jackal, Gianluca Fru e Fabio Balsamo, che assicurano sorrisi e leggerezza, confermando quei tempi comici che i loro video su web avevano abbondantemente evidenziato.
Perché ci piace
- I due protagonisti, credibili come coppia e capaci di sostenere la componente romantica della storia.
- Fru e Fabio. Due conferme assolute che arricchiscono l’elemento _comedy_ della serie.
- La continuità di messa in scena tra passato (con una palette dai colori pastello) e presente, con passaggi fluidi e capaci di valorizzarsi a vicenda dal punto di vista narrativo.
- La riflessione sul cambiamento della quotidianità e delle relazioni interpersonali con la diffusione di internet...
Cosa non va
- … che però resta a tratti implicita e sottile, per non snaturare la leggerezza del racconto.
- Alcuni passaggi dell’intreccio sono un po’ frettolosi e avrebbero giovato di un maggiore spazio.