Ci sono storie che è sempre importante ricordare. Una di queste è sicuramente quella sulla Resistenza d'Italia, soprattutto quest'anno che ricorrono 80 anni dalla Liberazione del nostro Paese. Nasce così Fuochi d'artificio, prima romanzo di Andrea Bouchard e ora miniserie in tre serate prodotte da Fandango-Matrioska in collaborazione con Rai Fiction, in onda sulla rete ammiraglia il 15, 22 e 25 aprile.

Siamo nel 1944 tra le Alpi piemontesi. Marta, Davide, Sara e Marco sono quattro amici tra i 12 e 13 anni che sognano la fine della guerra e il momento in cui potranno riabbracciare i genitori e i fratelli maggiori. Quando scoprono per caso che la loro età consente di evitare sospetti e perquisizioni, decidono di aiutare in segreto i partigiani con l'identità del fantomatico ribelle "Sandokan".
Fuochi d'artificio: intervista al cast adulto
Francesco Centorame è un po' il capo scout della serie Rai: "Solitamente lascio quel ruolo ai registi e io mi limito a mettermi a disposizione. È stato molto bello poter lavorare con ragazzi così giovani, così puri, anche dal punto di vista dell'istinto, della curiosità, dell'approccio al lavoro".

Ma come si gestiscono così tanti ragazzi e ragazze sul set? Dice la regista Susanna Nicchiarelli: "Sono ragazzi tra i 12 e i 14 anni, era mia intenzione realizzare un prodotto con loro e per loro, ma non solo. Ci sono tanti livelli di lettura e può essere vista a tutte le età. Quando ho letto il libro coi miei bambini, piangevo e ridevo con loro. È una storia d'amore, d'amicizia e d'avventura ma ci sono anche momenti molto drammatici e valori molto importanti. I ragazzi erano molto lucidi e consapevoli di ciò che facevamo sul set. Si rendevano conto dell'importanza del messaggio che portavamo, che è la lotta per la libertà".

Carla Signoris è la nonna di Marta e Davide. "Io non vedo l'ora di diventare nonna nella vita reale ma è ancora presto" - scherza l'attrice e poi aggiunge - "Apparentemente molto dura e molto rigida perché è stata segnata e ferita dai nazifascisti, le hanno ammazzato un figlio. Questo dolore ha paura di doverlo rivivere. I bambini sono sfollati in campagna e mi hanno ricordato i racconti dei miei genitori. Quindi vuole proteggere i nipoti ed è molto autoritaria ma quando si renderà conto di ciò che stanno facendo i ragazzi deciderà di seguirli perché è una combattente. È stato forse un po' catartico interpretare questo personaggio però credo siano percorsi importanti da ricordare alle nuove generazioni. Non dobbiamo dimenticare da dove veniamo e che queste persone sono morte affinché noi potessimo parlare, oggi, magari anche dicendo delle stupidaggini. Un concetto che va ripetuto costantemente: sono passati 80 anni ma, dati i tempi, sembra ieri".
Fare la guerra per fare la pace
Vittorio, il personaggio di Centorame, ha un'affinità con Marta per il loro bisogno di pace, pur ritrovandosi a combattere: "Vittorio mi ha insegnato che la violenza si può combattere in tanti modi, ovvero la guerra si può fare anche senza essere violenti. In questo caso lui ad esempio è come un piccolo chimico, utilizza la scienza".

Ci dice Signoris: "Io dovevo essere presente ma lasciando spazio a loro che sono i veri protagonisti, il racconto è dal loro punto di vista. Soffrono il fatto di essere trattati da bambini ma presto scoprono l'altro lato della medaglia e che essere piccoli è un vantaggio perché possono fare ciò che agli adulti non è consentito. Al giorno d'oggi per noi è impensabile che un bambino faccia qualcosa di così pericoloso. Luce Romoli aveva solo 12 anni all'epoca: una fucilata nella schiena l'ha rischiata praticamente tutti i giorni. Non stiamo raccontando un fantasy anche se i ragazzini ricordano quelli di E.T. L'Extraterrestre con la bicicletta".
Parlare alla contemporaneità
Che cosa può dire questa serie all'Italia di oggi? Afferma Centorame: "Che è sempre tempo di Resistenza, perché come è stata fatta si può ancora fare. Vittorio insegna che ci sono tanti modi per farla. Diciamo che la memoria si perde facilmente, bisognerebbe allenarla".

Ci racconta Nicchiarelli: _"La celebrazione della Resistenza ha un valore di memoria: dobbiamo ricordarci ciò che per cui hanno combattuto 80 anni fa uomini e donne, per darci la libertà, la pace, la democrazia. Ma dobbiamo anche celebrarli in assoluto. La Resistenza ha anche un valore simbolico non solo storico quindi andrebbe celebrata sempre, ogni giorno. Quando partecipo ad un progetto d'epoca non lo faccio solo per raccontare il passato ma soprattutto per parlare al presente.
Aggiunge Signoris: "Il nostro è un Paese di anziani, io mi sento ancora giovane proprio per questo, soprattutto abitando a Genova (ride). Questa serie può riunire davanti alla tv diverse generazioni: quelli che c'erano o se la ricordano dal vivo, i figli che l'hanno sentita e i nipoti che devono continuare ad udirla. Non dobbiamo mai abbassare la guardia, di questi tempi".
Cambiare il punto di vista

Marta è molto infastidita dall'essere considerata solo una bambina ma questo poi si rivela una risorsa. I ragazzi non venivano perquisititi e potevano banalmente passare nei pertugi e anfratti più piccoli e stretti. "Perché papà mi ha messo in pericolo?" chiede al fratello dopo che il padre le ha infilato nella schiena una busta gialla davanti ai tedeschi. Ben presto però capisce che era tutto il contrario ed è così che il fratello ha l'idea e loro fanno dei lavori e possono portare provviste e messaggi come Sandokan in montagna, fingendosi un partigiano adulto perché altrimenti non l'avrebbero mai potuto fare.