Se dieci anni fa qualcuno ci avesse detto che una serie teen dedicata al football americano, e ambientata in un paesino immaginario del Texas, sarebbe in breve tempo diventata una delle nostre preferite, beh, gli avremmo probabilmente riso in faccia. E se non l'abbiamo fatto all'epoca è solo perché a nessuno è mai venuto in mente di dire una cosa del genere; perché nessuno, probabilmente nemmeno il creatore Peter Berg, avrebbe scommesso su una tale riuscita per Friday Night Lights.
La serie NBC (conosciuta inizialmente in Italia con l'orripilante titolo High School Team) debuttò esattamente 10 anni fa, il 3 ottobre del 2006, con i favori della critica ma non ebbe mai vita facile: i ratings non furono mai altissimi, nemmeno nei primissimi episodi, e la serie fu da sempre sull'orlo della cancellazione, ma a salvarla, per la prima volta, furono pochi ma pervicaci fan, le lettere inviate alla NBC e le ottime recensioni ricevute per tutto il primo anno. Durante la seconda stagione, però, così come tante altre serie USA, subì il duro colpo dello sciopero degli sceneggiatori e così al suo secondo anno lo show si trovò orfano di sette episodi, incompleto e inconcluso. Nonostante fosse una beniamina della critica e nonostante si cominciasse a creare una discreta fanbase intorno alla serie, Friday Night Lights sembrava spacciata.
Se Cenerentola fosse una serie TV sarebbe Friday Nights Lights
Finito lo sciopero e con tanti problemi da risolvere, la NBC non sembrava avere alcun intenzione di rinnovare uno show che non aveva mai veramente ingranato dal punto di vista degli ascolti: in un primo momento alcuni canali come TNT, CW e addirittura E! Network sembravano interessati a subentrare, ma ben presto anche queste voci risultarono infondate. Quando ormai nessuno ci sperava più, a partire dagli attori pronti a cercarsi nuovi ruoli, ecco l'annuncio a sorpresa: la NBC si accordò con DirecTV (società che possiede una moltitudine di canali regionali USA, in particolari dedicati a sport e football) per produrre insieme lo show e dividere a metà le spese; in cambio DirecTV avrebbe trasmesso gli episodi in anteprima durante l'autunno (durante i veri campionati liceali di football) mentre la NBC li avrebbe riproposti più tardi, in inverno e in primavera.
La "fatina" DirectTV mantenne le sue promesse e nonostante gli ascolti mai stellari annunciò di voler produrre anche altre due stagioni, la quarta e la quinta. Ma il bello (anzi il ballo con tanto di carrozza e principe) ancora doveva venire: perché se è vero che, come avevamo già detto, il supporto della critica non era mai mancato e che anche l'American Film Institute per ben tre volte aveva selezionato FNL come una delle 10 migliori serie dell'anno, per confermare che davvero i sogni sono desideri mancava ancora una cosa: l'attenzione degli Emmy.
Quando la zucca si trasformò in un Emmy
Nel primo anno solo Peter Berg aveva ricevuto una meritata nomination come Miglior regista per il pilot, poi il nulla. Dopo la quarta stagione, invece, lo cose magicamente cambiarono con tre nomination principali - per i due protagonisti Kyle Chandler e Connie Britton e per la sceneggiatura dell'episodio The Son (Il figlio), più giù parleremo più approfonditamente di tutto - ma nessuna vittoria. L'ultima stagione però fu un trionfo: nomination come Migliore serie, altra nomination per la magnifica Connie Britton e ben due Emmy vinti assolutamente a sorpresa, uno per la migliore sceneggiatura (per l'ultimo episodio, Always) e l'altro per l'impareggiabile Kyle Chandler che vinse come Miglior attore protagonista nonostante avversari di primissima scelta quali Steve Buscemi per Boardwalk Empire, Michael C. Hall per Dexter, Hugh Laurie per House e Jon Hamm per Mad Men!
La cosa strana è che mentre i vincitori salivano sul palco e la gente in sala applaudiva, noi non abbiamo sentito nessuno cantare "Bibbidi-Bobbidi-Bu" e quindi forse magia e fatine non c'entrano proprio nulla, ma i meriti di questa miracolosa storia di giustizia e grande televisione vanno ricercati altrove, per esempio nell'incredibile capacità di emozionare che Friday Night Lights conserva anche a distanza di anni. Come dimostra per esempio questo video speciale realizzato proprio per celebrare gli Emmy e che, dopo 5 anni, continua a far venire i brividi e a qualsiasi altro fan e spettatore della serie. Se invece spettatori e fan ancora non lo siete, ecco 10 motivi per cui cominciare subito.
1. Dal libro al film, dal film alla serie
Tutto nasce da un romanzo del 1990: ancora oggi considerato tra i migliori romanzi mai scritti a tema sportivo, Friday Night Lights: A Town, a Team, and a Dream del premio Pulitzer Buzz Bissinger ispirò dapprima la misconosciuta miniserie Against the Grain (memorabile solo per un giovanissimo Ben Affleck) e poi il film del 2004, diretto dallo stesso Peter Berg e con protagonista Billy Bob Thornton, che fu un discreto successo al botteghino.
La vera forza della serie NBC viene innanzitutto da qui: nonostante abbia due illustri predecessori (peraltro il film e la serie condividono alcuni membri del cast), lo show di Peter Berg riesce a prenderne le distanze fin da subito e a diventare un qualcosa di diverso, qualcosa di unico. I soli veri elementi in comune tra le tre opere sono il football e l'utilizzo che ne viene fatto, quasi fosse una scusa per indagare in realtà sulla vita di una cittadina di provincia.
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2. Texas forever
L'ambientazione per un qualsiasi show è fondamentale, ma per i teen drama lo è ancora di più: provate per esempio ad immaginare un po' una qualsiasi tra Beverly Hills, 90210, The O.C., Una mamma per amica o Dawson's Creek trasportate in un altro luogo e capirete di cosa stiamo parlando. Lo stesso vale per FNL, e forse anche di più, se consideriamo che in fondo la fittizia Dillon è la vera grande protagonista di uno show così corale, l'unica che non cambia mai, ma rimane fedele e immutabile, sempre uguale a se stessa dalla prima all'ultima stagione. E per di più Dillon è in Texas e, come diceva Steinbeck, "Il Texas è uno stato d'animo. Il Texas è un'ossessione. Ma soprattutto, il Texas è una nazione in ogni senso della parola". E non c'è un singolo momento dello show in cui non si percepisce tutto questo, ovvero la consapevolezza che Dillon, e più in generale tutto il Texas di provincia che ci viene mostrato, sia qualcosa di completamente diverso da quello a cui noi spettatori siamo abituati. E di come questa sostanziale differenza influisca in modo decisivo sui personaggi e sui temi dello show.
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3. Esplosioni musicali
Nonostante la colonna sonora della serie sia ricca e variegata e contenga al suo interno anche nomi importanti quali Adele, The Killers, Stereophonics o Sufjan Stevens, la musica di Friday Night Lights sarà sempre ed inevitabilmente associata a quella della band texana Explosions in the Sky che aveva già lavorato con Peter Berg al film del 2004 (la splendida Your Hand in Mine arriva proprio da lì) e che per la serie si è occupata dalla prima all'ultima stagione di tutta la musica strumentale e di background segnando in questo modo l'intero mood dello show con le loro atipiche ma suggestive sonorità. È bene notare che l'altrettanto significativa e splendida sigla iniziale non è opera della rock band (sebbene sia evidentemente ispirata alla loro musica) ma di un vero e proprio esperto del settore: il compositore W.G. Snuffy Walden, nominato agli Emmy per ben 12 volte e vincitore di una sola statuetta proprio per una sigla musicale, quella di West Wing.
4. Teenager autentici e mai statici
Veniamo ad un altro punto di forza dello show: i personaggi. Friday Night Lights è una serie corale, che ruota attorno ad un liceo e alla sua squadra di football; va da sé che gran parte dei suoi protagonisti siano adolescenti, spesso problematici come vuole la migliore delle tradizioni legate ai teen drama. Quello che li rende diversi dalla gran parte dei teenager degli altri show è l'autenticità: i loro problemi sono reali così come le loro vite, i loro sogni e le loro ambizioni; talmente reali che, a differenza della maggior parte degli altri show, arrivati alla fine di una stagione concludono la scuola e partono per altri lidi, spesso lasciando la serie definitivamente. Scordatevi quindi quei licei che durano all'infinito e quelle scelte, a volte davvero patetiche, di inserire forzatamente i personaggi anche quando ormai non ci sarebbe nessun motivo della loro continuata presenza.
Questo vuol dire che non proprio ogni anno, ma quasi, lo show è stato costretto a rinnovarsi, introdurre nuovi protagonisti e nuove dinamiche, e soprattutto farci innamorare nuovamente di personalità mai facili, mai banali. Non ci sono mai personaggi che sono chiaramente inseriti per piacere, ma anzi sono quasi sempre spigolosi. e se durante la vostra prima visione di FNL vi capiterà di pensare "questo (nuovo) personaggio proprio non lo sopporto" sappiate che è normale. Ma sappiate pure che basteranno pochi episodi per farvi cambiare totalmente idea. Perché è questa la grande forza dello show, l'autenticità; a Dillon non troverete mai un personaggio perfetto, un personaggio che vi farà pensare "come vorrei essere così", ma soltanto personaggi reali, di quelli che si fanno amare ma che ti fanno anche soffrire.
5. Mariti e mogli, madri e padri
Ma i protagonisti di FNL non sono solo i ragazzi ma anche i loro genitori, reali e putativi. Per loro vale lo stesso discorso fatto per i più giovani, ed è così che abbiamo dei personaggi adulti complessi e tridimensionali e non solo delle mere e simboliche presenze come avviene in altri show dedicati ai teenager. Le esistenze di questi adulti sono spesso problematiche e caotiche quanto quelle dei loro figli, e altrettanto condizionate dall'ambiente in cui vivono: per farla breve, scordatevi i ricconi di Beverly Hills o Orange County, qui al massimo troverete un concessionario d'auto un po' traffichino.
Un vero e proprio raggio di luce è rappresentato però dalla coppia formata dal Coach Eric Taylor e da sua moglie Tami, rispettivamente allenatore della squadra di football e consulente (e poi preside) della Dillon High School, il liceo locale. Non solo i due personaggi rappresentano un punto fermo attorno a cui ruotano tutti gli altri personaggi dello show, ma anche quella che potremmo definire senza alcun dubbio la "coppia ideale", dentro e fuori la TV. Il rapporto tra i due, non certamente povero di difficoltà e ostacoli, è tra i più profondi ed emozionanti mai portati sullo schermo (piccolo e grande), ed un qualcosa a cui qualsiasi coppia reale può e deve ambire: imperfetto e sincero, un "vero" matrimonio fatto di sacrifici ma anche da tanto rispetto e lealtà.
6. Una fucina di talenti
Le vere star dello show infatti sono proprio loro: Kyle Chandler e Connie Britton, entrambi pluripremiati e adorati dalla critica, entrambi arrivati a questi magnifici ruoli dopo tanta gavetta ed entrambi assolutamente meritevoli delle grandi e prestigiose opportunità ricevute negli anni successivi. Ma oltre a quelli dei due adulti sono tanti i nomi che si sono fatti notare in quelle cinque stagioni: Gaius Charles, Minka Kelly, Scott Porter, Aimee Teegarden, Jurnee Smollett, Matt Lauria, Madison Burge e molti altri sono tutti volti giovani e belli che da tempo popolano il piccolo e grande schermo con discreto successo.
Un discorso a parte lo merita l'affascinante Taylor Kitsch che nella serie interpreta Tim Riggins, uno dei personaggi più amati e iconici dello show: il giovane attore è ben presto diventato un vero e proprio feticcio del regista Peter Berg che l'ha voluto anche in Battleship e Lone Survivor, ma ha partecipato a tantissime importanti produzioni, spesso da protagonista, come John Carter, X-Men - Le origini: Wolverine, Le belve e anche la seconda stagione di True Detective. Di certo il carisma che riusciva a sfoderare in Friday Night Lights non l'ha ancora fatto rivedere, ma le opportunità non gli mancheranno.
Si è fatta notare grazie al suo fascino, ma non solo, anche Adrianne Palicki che è diventata una beniamina dei film (G.I. Joe: La vendetta, John Wick) e delle serie di azione (ma il suo Wonder Woman fu cancellato prematuramente), e adesso fa parte anche del Marvel Cinematic Universe con il personaggio di Barbara "Bobbi" Morse nella serie Agents of S.H.I.E.L.D.. Un po' a sorpresa però è il suo caro amico Jesse Plemons ad aver conquistato la maggior popolarità e il plauso della critica grazie ad alcuni film davvero prestigiosi (The Master, The Homesman, Black Mass - L'ultimo gangster e Il ponte delle spie) e la partecipazione a veri e propri gioielli del piccolo schermo quali Breaking Bad, Olive Kitteridge e la seconda stagione di Fargo.
Chiudiamo (o quasi) il discorso relativo agli attori con il talento purissimo di Michael B. Jordan: new entry della quarta stagione, il suo Vince Howard è uno dei personaggi più belli e complessi dell'intero show e l'attore (che già ci aveva commosso e convinto da bambino in The Wire) è perfetto nell'interpretarlo. Jordan ormai è una vera e propria star nonostante abbia recitato nel flop Fantastic 4 - I Fantastici Quattro, ed è già andato molto vicino alla nomination all'Oscar per ben due volte con Prossima fermata: Fruitvale Station e Creed - Nato per combattere, entrambi diretti da Ryan Coogler che l'ha giustamente voluto di nuovo con sé (come cattivo?) nel cinecomic Marvel Black Panther.
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7. Matt Saracen, MVP
I più attenti avranno notato una nostra grave dimenticanza tra i principali attori ed è quella imperdonabile di Zach Gilford. Ma se l'abbiamo fatto è perché abbiamo voluto dedicare a lui e al suo personaggio un apposito spazio. Il suo timido ma combattivo Matt Saracen è, a nostro parere, il cuore pulsante dell'intero show: ne rappresenta proprio l'anima umile ma coraggiosa, quell'apparente povertà e semplicità che però nascondono una ricchezza incredibile. Non è un caso che alcuni dei momenti più memorabili e toccanti di FNL siano proprio quelli che lo riguardano così come non è un caso che quello che è forse l'episodio più bello (e devastante) in assoluto dello show, e tra i più potenti di tutto l'ultimo decennio seriale, sia tutto suo: The Son (nominato all'Emmy per la miglior sceneggiatura) è un esempio perfetto di eccellenza televisiva. Ed anche il senso ultimo del celebre motto della serie.
8. Clear Eyes...
Se siamo arrivati qui sotto senza aver ancora mai gridato nemmeno una volta (o forse ce lo siamo detti da soli mentre scrivevamo? Non lo saprete mai...) "Clear Eyes, Full Hearts, Can't Lose!" è solo perché volevamo tenerlo per il gran finale. La frase motivazionale per eccellenza del Coach Taylor è infatti diventata un simbolo dello show e non solo, tanto che sono stati in tanti (perfino politici) a tentare di appropriarsene.
Lo stesso facciamo anche noi, per questi ultimi tre punti, a partire dagli "occhi limpidi" dello show, ovvero dallo sguardo "sporco" ma lucido di Peter Berg che con questo stile vicino al documentario (ottenuto con macchine da presa e angolazioni multiple) scelto fin dal pilot ha garantito quella genuinità che finora abbiamo tanto celebrato. Uno stile che ha fatto scuola ma che non è solo frutto di singole scelte di regia e montaggio ma di una vera e propria filosofia che privilegia la libertà e l'improvvisazione alle prove. Lo stesso produttore esecutivo Jeffrey Reiner ha più volte evidenziato l'importanza di questo metodo definendolo semplicemente come "niente prove, niente posizioni fisse, solo tre telecamere e noi giriamo".
9. Full Hearts ...
L'abbiamo già detto tante volte e lo ribadiamo, Friday Night Lights è una serie emozionante come poche. Ma non perché sia strappalacrime o smielata o perché al centro della trama vi siano improbabili e tormentate storie d'amore, malattie incurabili o chissà cos'altro, ma semplicemente perché le famose tre telecamere di cui sopra non mollano mai gli attori e così facendo ne catturano in pieno tutte le emozioni e le sfumature. Il risultato in alcuni momenti è quanto di più vicino al cinema d'autore e quanto più lontano da quella sensazione di finzione che a volte traspare in alcuni prodotti fin troppo costruiti a tavolino. FNL è invece una serie dal "cuore traboccante" di sentimenti che non risulta mai stucchevole.
10. Can't Lose!
Ed infine arriviamo al tanto temuto aspetto sportivo dello show, quello che sulla carta potrebbe allontanare moltissimi potenziali spettatori non avvezzi al football americano o comunque non interessati al mondo dello sport. Se l'abbiamo tenuto come ultimo punto è proprio perché la stessa cosa vale anche per noi: il tema sportivo è assolutamente secondario e non è quello che ci fa amare questa serie. Ma nonostante questo niente ci vieta di ammettere che per 5 anni anche noi abbiamo fatto il tifo per i Dillon Panthers (e non solo, ma non vi diciamo di più...), per il Coach Taylor e per tutti quei ragazzi che sul campo spesso infangato hanno dato tutto quello che avevano.
Sapevamo molto poco di football e praticamente nulla di quello studentesco e ora ne sappiamo qualcosa, anzi abbastanza di più. Ora sappiamo che è uno sport emozionante e bellissimo, uno sport di squadra vero che è perfetto per amplificare i temi e le emozioni già potentissime del resto dello show. E sappiamo che quei motivational speech di Eric Taylor che in qualsiasi altra occasione potrebbero sembrare pura retorica, ci hanno toccato nel profondo quanto e come i protagonisti dello show. Protagonisti che abbiamo lasciato da 5 anni ma sono e saranno sempre con noi; semplicemente non "possiamo perderli".