Molti film coincidono con il loro protagonista, quando è un personaggio forte e originale. Altri vi si sovrappongono come una velina, e ne restituiscono purtroppo un'immagine più sbiadita. Franny rientra fra questi, perché il suo protagonista ci ha convinti, il film un po' meno.

Un personaggio a cui ci si affeziona
Al personaggio, a dire il vero, vogliamo bene sin dalle prime scene, quando lo vediamo aggirarsi per una stanza d'albergo con una vestaglia blu elettrico, o tagliarsi con la forbicetta i peli della barba sussurrando alla sua immagine nello specchio quanto sia incantevole. Scegliere un foulard adatto al suo buon umore e pescarne uno che unisce le sfumature del rosso alla fantasia leopardata, mentre notiamo che tale civetteria stride con gli occhiali aggiustati con lo scotch o con i capelli bianchi lasciati crescere fino alle spalle.
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Così l'aspetto di Franny è quello di un vanitoso barbone, nonostante sia miliardario, possieda un ospedale dove fa spesso visita a un bimbo malato parlandogli quasi fosse suo pari, e a Philadelphia sia noto come un filantropo ricco e goliardico. Perché Franny sa essere divertentissimo, e generoso: canta My Girl in piazza con tanto d'orchestra, per far ballare la sua piccola "Poodle" dopo anni che non la vede; le regala la casa in cui era cresciuta; procura al marito un lavoro da medico e sana i suoi debiti senza avvertirlo.
Passato e sensi di colpa
Ma Poodle in realtà si chiama Olivia (Dakota Fanning), ha un bimbo in grembo e uno sguardo triste, perché cinque anni prima i suoi genitori sono morti in un incidente stradale e lei, in procinto di crearsi una nuova famiglia, deve ancora raccogliere i frammenti della vecchia. Non vede Franny, il migliore amico dei suoi, da allora: ha preferito lasciarsi alle spalle sia i ricordi sia quello che considerava uno strampalato zio acquisito, a cui poter confidare tutto. Anche Franny era in macchina durante l'incidente, e finge di dover ancora alleviare le sofferenze fisiche con gli antidolorifici per lenirne altre, ben più insopportabili, insieme a quei sensi di colpa che lo rendono ‒ verso Olivia e il marito ‒ generoso al punto da risultare terribilmente invadente, a tratti minaccioso. S'intrecciano dunque sensi di colpa diversi: quelli di Olivia, che lo ha abbandonato per elaborare il lutto da sola, e quelli di Franny, che cerca di comprare una redenzione con regali secondo lui mai sufficienti. Franny sembra quindi custodire un segreto.
Flashback atipici
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La particolarità della sceneggiatura è, da questo punto di vista, la trasparenza: noi assistiamo alla scena dell'incidente dopo pochi minuti dall'inizio del film. Quando Franny era ancora sbarbato, e sembrava bastargli l'amicizia dei suoi due amici e l'affetto di Poodle per sentirsi parte di una famiglia. I flashback dell'incidente, che punteggiano il film come dolorosi promemoria, non aggiungono dettagli alla versione che ci viene fornita all'inizio, e in questo senso spiazzano. Ci aspetteremmo più materiale per rimpolpare e ricostruire gli eventi: prevediamo, e da spettatori mal abituati quasi desideriamo, flashback in fondo più didascalici. Mentre di didascalico ci sono la redenzione finale, o la scena in cui Franny ‒ bofonchiando nel sonno ‒ rivela sprazzi del suo rimorso. Per il resto, Franny sembra arrivato al punto in cui è perché le persone non reagiscono secondo una nitidissima linea di cause-effetti, ma prima di tutto secondo la loro natura, e Franny è così. Vitale e adorabile, depresso e irascibile, da cinque anni dipendente dalla morfina, che lo fa restare a galla e in superficie, a vacillare sul filo di una vita sopra le righe dove se affondi il piede affoghi.
Le ragioni di ognuno
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Le ragioni di ogni personaggio sono diverse, e sarebbe stato interessante scavarle più a fondo. Il bisogno di Olivia di ricrearsi una famiglia non macchiata da tragedie, e parallelamente la sua malinconica volontà di riallacciare un legame col passato. La curiosità che il marito Luke (Theo James) sente verso Franny, così sregolato e diverso da lui, e i suoi sforzi per mantenere un'integrità e un'indipendenza, cessati nel momento stesso in cui Franny inconsapevolmente ha deciso di replicare con la giovane coppia il suo vecchio trio di amici. Ma le sottili dinamiche che muovono i personaggi vengono offuscate dall'ingombrante personalità di Franny, e da un Richard Gere che lo interpreta alla perfezione, con sensibilità e ardore. A discapito, purtroppo, di un insieme armonico e realmente commovente. E così l'opera prima di Andrew Renzi, comunque godibile, rimane schiacciata dall'unico personaggio davvero incisivo, e presenta lacune laddove avremmo gradito approfondimenti e spiegazioni nei punti in cui le parole risultano ridondanti.
Movieplayer.it
3.0/5