
Mentre scriviamo la recensione di Formula 1: Drive to Survive 3, la nuova stagione dell'acclamata docuserie di Netflix, è inevitabile ritornare con la mente a un anno fa, quando debuttava la seconda annata e proprio in quei giorni (parliamo di fine febbraio 2020) si cominciava a temere che il Coronavirus potesse fare danni seri a livello mondiale. Ed è una realtà che la serie è costretta ad affrontare di petto, per ovvie ragioni contenutistiche: la stagione 2020 del campionato di Formula Uno, prevista tra marzo e dicembre, è stata posticipata al mese di luglio, con alcune corse effettuate senza pubblico e altre con misure di sicurezza dettate dall'emergenza sanitaria. Una realtà drammatica, ma che a suo modo, complice uno scherzo del destino, ha giovato allo show: dato che il suo scopo primigenio è quello di mostrare i retroscena del campionato, senza particolari censure (solo la prima annata fu leggermente penalizzata dal rifiuto di partecipazione da parte di Ferrari e Mercedes), una svolta epocale come questa è linfa vitale sul piano drammaturgico. N.B. La recensione si basa sulla visione in anteprima della stagione completa.
La giusta distanza

La terza stagione di Formula 1: Drive to Survive mantiene il contatto ravvicinato con i protagonisti della Formula Uno, seppure nei limiti concessi dal COVID-19: dopo un primo episodio che racconta i primi indizi di ciò che sta per abbattersi sul campionato, già il secondo inizia ad affrontare l'argomento con serietà mista a occasionale ironia, con l'incipit che mostra Christian Horner in viaggio e con la battuta pronta: "Buongiorno, Netflix! Mi raccomando, due metri di distanza." Il pericolo è dietro l'angolo, l'intero campionato a rischio, e le telecamere sono sempre pronte a catturare i momenti di vulnerabilità, pur non rinunciando alla missione primaria di documentare, senza toni prevalentemente agiografici da un lato o accusatori dall'altro, l'epopea di uno degli eventi sportivi più amati e seguiti nel mondo. Un'epopea costretta a reinventarsi radicalmente alla luce dei drammatici eventi che hanno travolto l'Europa e il resto del pianeta nel corso del 2020, cambiando la nostra concezione di ciò che significa essere un animale sociale, per dirla come Aristotele.
Una formula che si evolve in continuazione

Come l'evento che copre, anche la serie deve adattarsi in continuazione, a volte a un ritmo sfrenato, come accaduto lo scorso anno quando è stato necessario raccontare un lutto nel mondo delle corse automobilistiche. Quest'anno la situazione è ancora più complessa, e ne fuoriesce la stagione più interessante sul piano teorico, poiché in questo caso la sovrapposizione tra l'argomento e il documentario è totale, dovendosi entrambi abituare a un mondo che non ammette più certe cose che si davano per scontate. Il drive to survive (magnifico doppio senso che allude alla guida ma anche all'istinto di sopravvivenza) è particolarmente evidente in questi dieci episodi, con entrambe le parti che devono giustificare la loro esistenza in un contesto pandemico che ha capovolto tutto, sport e intrattenimento compresi.

È una lotta dura ma anche divertente (lo humour autoironico dello show, particolarmente accentuato lo scorso anno con diverse frecciatine nei confronti di Netflix, è presente anche in questa sede, per sdrammatizzare), e vederla sullo schermo restituisce un ritratto mirato ma al contempo universale di un mondo che è cambiato profondamente negli ultimi mesi. E alla fine si intuisce che nulla potrà fermare queste squadre, già pronte a tornare in pista per un'annata "normale" (condizioni sanitarie permettendo, il campionato 2021 inizierà tra pochi giorni, il 28 marzo, e il numero previsto di gare è pari a quello di un anno senza problemi). E Netflix sarà nuovamente lì per documentare il tutto, a debita distanza.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Formula 1: Drive to Survive 3, la terza stagione che trasforma la docuserie di Netflix in ritratto avvincente di un mondo trasformato dalla pandemia. Humour, pathos e suspense sono nuovamente parte del menù, per raccontare un'annata fuori dal comune per i grandi nomi della Formula Uno.
Perché ci piace
- La fattura tecnica rimane ineccepibile, anche con le restrizioni legate alla pandemia.
- La realtà del 2020 aggiunge un che di particolarmente drammatico.
- Le personalità coinvolte sono sempre interessanti.
Cosa non va
- Sconsigliato a chi preferisce dimenticare il 2020.