Flaminia, recensione del film di Michela Giraud: un esordio con tanto cuore

La recensione di Flaminia, esordio da regista di Michela Giraud, in parte ispirato alla storia vera di sua sorella. Come direbbe lei: "un film che fa ridere ma anche riflettere".

Flaminia, recensione del film di Michela Giraud: un esordio con tanto cuore

Tra i tormentoni di Michela Giraud c'è la frase: "fa ridere, ma fa anche riflettere". Di solito da lei usato per sottolineare come una certa tipologia umana, snob e poco a contatto con la realtà, si senta moralmente superiore a tutto ciò che è divertente e quindi culturalmente basso. Stavolta però è proprio la comica ad aver usato questa combinazione per la scrittura del suo film d'esordio come regista. Seguendo l'insegnamento di Martin Scorsese, "racconta ciò che conosci", Giraud ha deciso di mettere su schermo una storia ispirata alla sua vita personale e in particolare al rapporto con la sorella Cristina, che è nello spettro autistico. Può l'urgenza di raccontare un fatto personale sostenere un'intera pellicola? Scopriamolo nella recensione di Flaminia, dall'11 aprile in sala.

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Michela Giraud è Flamina De Angelis

Di sua sorella Michela Giraud ha parlato pubblicamente la prima volta nello speciale di Netflix  La verità, lo giuro!. È una tendenza degli ultimi anni quella di raccontare attraverso il linguaggio della stand-up i propri problemi personali. A livello internazionale, comici come Daniel Sloss e Hannah Gadsby lo hanno fatto, ottenendo grande successo: questo è un umorismo in evoluzione, che non parte più dal generale per arrivare a dimostrare un punto, ma dall'autore stesso, che si mette a nudo anche in modo feroce, per creare una vera connessione con il pubblico.

In Flaminia Giraud riprende esattamente da lì: certo, i nomi delle protagoniste non sono Michela e Cristina ma Flaminia, appunto, e Ludovica, la prima non fa l'artista ma ha studiato legge e soprattutto non è della Roma ma della Lazio. Però i sentimenti e i temi di fondo sono esattamente quelli. No, tranquilli, questo non è l'ennesimo film sul "Vietnam a Roma Nord" e ricchi che piangono. È soprattutto la storia di due sorelle che si vogliono bene, appartenenti a una generazione che, come dice spesso l'autrice, è stata fregata: tra i sessantenni che non ci pensano proprio a mollare la poltrona e i ventenni che sono molto più consapevoli, i trenta-quarantenni devono trovare la forza di far sentire la propria voce. E Flaminia, tra una dieta e un appuntamento dal parrucchiere, ci prova.

La trama di Flaminia

La trama di Flaminia è semplice: la figlia di una coppia arricchita sta per sposare il rampollo di una famiglia borghese prestigiosa ma decaduta economicamente. A pochi giorni dalle nozze arriva però a casa Ludovica (Rita Abela, molto brava): scappata dalla comunità in cui risiede dopo aver appiccato un incendio, la sorella di Flaminia ha la sindrome di Asperger e mette in difficoltà non solo la preparazione del matrimonio, ma anche la vita sociale della stessa protagonista. Le persone che circondano la protagonista sono infatti spietate: le sue amiche, tutte bionde e magrissime, sono praticamente l'equivalente delle tre ragazze tutte uguali di La bella e la bestia, il classico Disney, che si contendono Gaston. Non ammettono sgarri alla dieta e la loro arma preferita è il gossip velenoso.

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La stessa madre di Flaminia (Lucrezia Lante della Rovere, che si prende molto in giro) è la sua aguzzina principale: la tiene sempre a dieta, la critica, la umilia. L'unico con un po' di cuore è il padre (Antonello Fassari): sarà anche un cafone arricchito, ma su certe cose non si scherza. Ed è proprio lui a costringere la figlia a confrontarsi con Ludovica. Trentenne in sovrappeso e senza alcuna prospettiva di "matrimonio di convenienza", rappresenta tutto ciò che a Flaminia è stato detto di temere. Eppure è lei ad avere molto da insegnare a tutte queste persone che si preoccupano soltanto di cosa penseranno gli altri di loro.

Michela Giraud e sua sorella

Qualche eco di Le finte bionde dei fratelli Vanzina c'è (in comune i film hanno anche Fassari): l'ipocrisia di Roma Nord, la parte bene della capitale, è sempre la stessa. Come dicevamo però Flaminia nasce da un'urgenza personale ed è per questo che, dopo una prima parte più esplicitamente comica, il film diventa sempre più amaro, senza però mai perdere la leggerezza. Giraud mette infatti su schermo la doppia difficoltà di vivere in un mondo in cui già è difficile muoversi per se stessi, figuriamoci se si deve anche lottare per due. Ed è proprio nel rapporto tra le due sorelle che il film trova la sua forza: si potrebbe infatti pensare che sia soltanto Flaminia a sostenere Ludovica, ma non è così. Anzi. È spesso Ludovica a spiazzare la sorella, costringendola a mettere in discussione non solo se stessa, ma tutte le scelte che ha fatto. Il suo essere senza filtri le fa infatti dire quello che tutti gli altri fanno finta di ignorare. Flaminia e Ludovica diventano quindi due facce della stessa persona.

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Rita Abela è Ludovica

A rendere vera e memorabile questa coppia di personaggi sono le loro interpreti: Abela sostiene tutto il film, mentre Giraud può finalmente dimostrare di essere un'interprete a 360 gradi, brava anche quando il tono diventa più drammatico. Scritto dalla stessa Giraud insieme a Francesco Marioni, Greta Scicchitano e Marco Vicari, Flaminia non brilla per la regia, ma non è l'estetica formale il punto centrale. Il film fa davvero "ridere e anche riflettere" e questo basta a farne un'opera prima sincera e con tanto cuore. Anche se probabilmente non lo ammetereste mai, potreste anche ritrovarvi con gli occhi lucidi in più di un'occasione. Per chi ama e segue la stand-up comedy italiana, ci sono anche diversi camei di colleghi e amici di Michela Giraud: Saverio Raimondo, Stefano Rapone, Daniele Tinti e Fabrizio Colica.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Flaminia, l'esordio alla regia di Michela Giraud è liberamente ispirato alla sua vita personale e al rapporto con la sorella. Tra umorismo e toni più seri, il film parla del rapporto tra due sorelle che, grazie anche allo scontro tra loro, riescono a capire cosa sia davvero importante nella vita.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Il cuore che Michela Giraud ha messo nella storia.
  • La bravura di Rita Abela.
  • Il talento di Giraud come attrice drammatica.
  • I camei di tanti comici di stand-up.

Cosa non va

  • La regia non brilla particolarmente.
  • Chi si aspetta un film solamente comico potrebbe rimanere spiazzato.