Saverio Costanzo potrebbe aver fatto il suo capolavoro, inteso come compimento della propria estetica e cifra stilistica? Con questa domanda mentre iniziamo a scrivere la recensione di Finalmente l'alba, il nuovo film dell'autore presentato in concorso all'edizione 2023 della Mostra del Cinema di Venezia, ancora travolti dalla storia, i personaggi e gli spunti di un racconto che si muove agile sullo sfondo di un'Italia del dopoguerra e di una Roma che si illumina del magico riflesso del grande cinema del passato. Una produzione maestosa che Costanzo guida con solida sicurezza ma non senza emozione, dedicandola con commozione a suo padre e confermando un'autorialità che si era già intuita in precedenza.
Finalmente l'alba e una trama che cattura e sorprende
Non vi diciamo molto della trama di Finalmente L'alba, perché una delle forze del film di Saverio Costanzo è di trascinare lo spettatore nello stesso turbinio di eventi che travolge la protagonista. Siamo, però, a Roma, negli anni '50. In città il cinema è protagonista grazie a Cinecittà e in tanti fanno la fila per provare a ritagliarsi un posticino in questo magico mondo del grande schermo. Tra questi c'è Mimosa, la nostra protagonista, lì per accompagnare la sorella e catapultata quasi per caso in un vortice di eventi che la accompagnerà per una notte fuori dal comune, in un viaggio che sarà rito di passaggio e percorso per crescere e diventare donna.
Un gran cast attorno a una giovane promessa
Al centro di questo vortice di eventi ed emozioni c'è la giovanissima Rebecca Antonaci, intensa interprete di Mimosa, perfetta nel portare su schermo la crescita di consapevolezza di sé e del mondo che il suo personaggio attraversa e ottiene nel corso di questa folle notte al confine del magico mondo del cinema. Un lavoro ancor più apprezzabile se si considera il valore e del cast che le ruota attorno, ricco di figure di spicco del cinema, sia italiano che internazionale: Antonaci regge la scena insieme a Lily James, Joe Keery e il solito magnifico Willem Dafoe, si confronta alla pari con Alba Rohrwacher e si rende protagonista di un paio di sequenze che resta impresse nella memoria.
La Mimosa di Rebecca Antonaci entra in punta di piedi in una Cinecittà popolata di volti autentici, concreti, reali (le classiche facce da cinema che riempivano il grande schermo di quegli anni), ma è evidente la presa di coscienza del mondo che la circonda e delle persone con cui ha a che fare, in un percorso che è costante confronto e continua sorpresa e mette lo spettatore nella condizione di non sapere cosa aspettarsi dalla sequenza successiva, creando empatia e immedesimazione tra il pubblico e la magnetica semplicità della protagonista.
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Un progetto ambizioso
Finalmente l'alba di Saverio Costanzo è un progetto ambizioso, sia dal punto di vista pratico che di spinta artistica: un budget corposo, evidente e presente su schermo nella (ri)costruzione di Cinecittà di quegli anni, di scenografie e costumi, un investimento importante per il nostro cinema che è solo sostegno per una visione autoriale sempre più a fuoco e capace di usare storia e personaggi per comunicare temi importanti sul riscatto dei semplici e puri. Il mondo del cinema in cui Mimosa si trova a muoversi suo malgrado diventa specchio di una realtà pericolosa e meschina, che ci tiene in gabbia e che è necessario imparare a conoscere per raggiungere la propria libertà. Un'esperienza alla volta, un incontro dopo l'altro, alla ricerca di se stessi e di un necessario riscatto.
Conclusioni
Arriviamo alle battute finali della recensione di Finalmente l’alba, di nuovo emozionati dopo aver ripercorso il film, i suoi spunti, le sue tematiche nel commentarlo e parlarvene. Vi abbiamo parlato di un progetto ambizioso, di un budget importante sfruttato per reggere una visione autoriale concreta, di un cast in parte e di una protagonista sorprendente. E parola dopo parola, concetto dopo concetto, i dubbi si sono irrimediabilmente sciolti, spazzando via l'esitazione e lasciandoci con una concreta certezza: sì, con Finalmente l’alba Saverio Costanzo ha realizzato il suo miglior film fino a ora.
Perché ci piace
- La protagonista Rebecca Antonaci, un’intensa Mimosa con cui è semplice empatizzare.
- Il cast che accompagna la protagonista e completa lo spaccato di realtà che Saverio Costanzo mette in scena.
- Scenografie, costumi e tutta la ricostruzione degli anni '50, che sfrutta alla perfezione il corposo budget a disposizione del regista.
- Una storia che rapisce e sorprende, tenendoci incollati con la sensazione di non sapere cosa aspettarci nella sequenza successiva.
Cosa non va
- Un paio di sequenze meno a fuoco o ridondanti e un unico elemento in CGI da rivedere.