Lido di Venezia, un giorno di inizio settembre. È il giorno della presentazione di Finalmente l'alba alla Mostra del Cinema, ma anche l'occasione per quattro chiacchiere con Michele Bravi, che nel film di Saverio Costanzo ha un meritato spazio, un ruolo piccolo ma che resta impresso, per come è legato alla (e valorizzato dalla) sua professione e abilità di cantante. Uno spazio in cui l'artista, così attento alla teatralità e la messa in scena, si è trovato a suo agio e che gli ha permesso di farsi notare in un cast che non si affidava solo alla bravissima emergente Rebecca Antonaci, ma anche grandi star del calibro di di Lily James, Joe Keery e Willem Defoe.
Da Venezia... a Venezia
La prima curiosità è stata riguardo alla partecipazione di Michele Bravi a Finalmente l'alba, su come sia nata questa collaborazione: "Ero venuto a Venezia anche lo scorso anno, in Orizzonti con Amanda di Carolina Cavalli che era una bella scommessa, e tornarci con il film di Saverio Costanzo è stato fantastico. Costanzo era uno dei sogni nel cassetto, abbiamo un po' di amici in comune ma non avevo mai voluto avvicinarmi, un po' per timore reverenziale. Quando ha scritto questo personaggio, che è un cameo ma apre le porte a tutta la sequenza che porterà all'alba della protagonista, ha pensato a me."
Ed è stato subito l'inizio della collaborazione, della costruzione del personaggio e della chiave che Costanzo voleva. "È stato tutto molto naturale" ci ha spiegato Bravi, "ma stupendo perché sono alle prime armi e trovarmi su un set con Lily James, Willem Dafoe e tutti gli altri è stata una lezione incredibile. Poter guardare come gli altri lavorano, prendere la loro."
Il set di Finalmente l'alba
Un aspetto importante di Finalmente l'alba è relativo alla ricostruzione storica, all'importanza dei set, ai costumi e tutto il contesto in cui la storia di muove. Come è stato entrare in quegli ambienti ricostruiti? "Incredibile!" Ci ha detto convinto e felice dell'esperienza, "ricreare quegli anni, quella Roma, e tutto il lavoro sui personaggi. Per me era una novità, non avevo mai visto dei set di questo tipo, qualcosa di così enorme. Sai quando entri in un posto e dici 'questo è il cinema', quello che tutti noi immaginiamo della settima arte."
Questo perché, come ci dice Michele Bravi, "questo è il cinema classico, il cinema del passato. Questo ha in qualche modo riprodotto Saverio Costanzo in questo film, a cominciare dall'inizio con la sequenza in bianco e nero." E questo è stato importantissimo per Bravi, perché per lui il cinema è "evocare con le immagini un grandissimo immaginario, dei grandissimi messaggi. Saverio in questo film fa una cosa importantissima: racconta il cinema con il cinema. E con questa scusa racconta anche l'identità delle persone, fa un'indagine umana utilizzando la narrativa del cinema. Il cinema è questo: riuscirsi a vedere in storie lontanissime dalle tue."
Finalmente l'alba di Saverio Costanzo, se un festival rimonta un film (già) straordinario
Michele Bravi, dalla musica al cinema
Una cosa che ci ha colpito parlando con Michele Bravi è come si definisca alle prime armi parlando del cinema. È un cammino che intende continuare? "Mi piacerebbe, perché è bello quando registi di questo calibro ti chiedono di essere nel loro progetto. Ho un grande rispetto per i creativi e Saverio è grandissimo da questo punto di vista. Se dovessero capitare altre occasioni, mi piacerebbe coglierle." Anche perché in ambito musicale Bravi non è affatto un esordiente, nonostante il lavoro si diverso rispetto al set: "la musica evoca le immagini, il cinema le racconta ed evoca molte altre cose. Per me parla fin modo diversi, con diversi vocabolari, ma delle stesse cose."
Punti di contatto coerenti con l'approccio allo spettacolo di Michele Bravi: "se si prova un minimo di sofferenza, per me è mano al petto, luna piena, seta". La grande teatralità del "linguaggio recitativo" che a lui piace molto, per trasmettere "l'immersività di chi sta performando per il pubblico", perché "la musica non la vedi, ma ti fa vedere. E quindi è importante comunicare, concentrare, aiutare a colorare sempre di più queste immagini che puoi trasmettere col suono."
Il cinema è però anche "un grande esercizio di empatia. Nella musica sono abituato a scrivere le canzoni, cantare in prima persona, gestirmi, autodirigermi. Nel cinema invece è importante seguire la direzione di chi sta facendo il film, è un lavoro di squadra e mi aiuta a capire come si può vivere con tanti punti di vista differenti." Ed è un esercizio che torna utile anche in musica, perché permette di "entrare in un personaggio e nella testa di chi ascolta, scrivere in modo che capisca cosa io intenda."
Continuare il cammino al cinema
Nella nostra chiacchierata con Michele Bravi è stata chiara la stima per Saverio Costanzo, ma con quali altri autori italiani vorrebbe lavorare per proseguire questo cammino? "Mi piacerebbe tantissimo lavorare con Garrone. Ma ce ne sono tanti, per esempio vedo una grande affinità con Luca Guadagnino, ho sempre trovato i suoi film di una raffinatezza e una poetica molto forte. Proprio a Venezia ha presentato Bones and All che ho trovato magnetico. Ha una descrittività dell'immagine potente e moderna allo stesso tempo." Per Bravi Guadagnino ha "una mano evidente, una firma estetica importante, e quella cosa mi affascina tantissimo" e ci sembra coerente con il percorso artistico di un cantante che nel suo ambito è altrettanto personale e riconoscibile.