Il 25 novembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999. La data è stata scelta per commemorare Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, tre sorelle, tre attiviste politiche torturate e uccise proprio in questo giorno del 1960 nella Repubblica Dominicana dai sicari del generale Trujilo.
In questi giorni, in Italia, parlare di violenza sulle donne, fisica e psicologica, è purtroppo di strettissima attualità: la morte delle giovane Giulia Cecchettin, uccisa brutalmente a 22 anni dall'ex fidanzato, ha portato il numero dei femminicidi, nel nostro Paese, a 107 dall'inizio dell'anno. Numeri inaccettabili, a cui si aggiungono tutti quei casi di violenza che vengono quotidianamente denunciati e tutte quelle vittime che, per paura, per vergogna, restano invisibili.
Un fenomeno che ha assunto le proporzioni di una vera emergenza sociale - non soltanto in Italia - che anche il cinema, negli anni, ha sentito la necessità di mostrare nella sua bestialità, su cui ha sentito la necessità di riflettere in maniera variamente articolata.
In questa giornata particolare, Infinity+ ha realizzato una collection di film (ne abbiamo selezionati cinque da suggerirvi) tutti disponibili in streaming, che raccontato storie di abusi e di coraggiosi riscatti.
Velluto blu (1986)
Nel 1986 David Lynch si cimenta con quello che poi resterà il suo genere prediletto, il noir. E si confronta, di conseguenza, con il cinema classico hollywoodiano, che di indagini, corruzione e donne fatali da salvare ha fatto alcune delle sue colonne portanti. Il cuore di Velluto Blu, però, insieme alla canzone che dà il titolo e all'immagine di una parte staccata dal corpo d'appartenenza, è un fatto biografico e surreale: da bambino il regista giocava in giardino quando comparve una donna nuda e malconcia che chiedeva aiuto, forse vittima di violenza sessuale.
Erano gli anni '50, l'epoca delle case con gli steccati immacolati e con i giardini in fiore (ed è proprio così che si apre il film). Ma erano anche gli anni in cui la società americana, in preda all'euforia post-bellica, si costruiva e si determinava su un modello machista, moralista e patriarcale. Tutto a svantaggio delle donne, ridotte a oggetto da ammirare, bersagli immobili di un desiderio sessuale che si fa spesso violenza e controllo.
Quando il passato deteriore irrompe nella contemporaneità della fine degli anni '80 in Blue Velvet si materializza nella figura di Frank Booth (interpretato da Dennis Hopper), sociopatico malavitoso, e di Frank Gordon, detective corrotto della polizia locale. Entrambi tengono sotto scacco la bella Dorothy Vallens (Isabella Rossellini), cantante in un night club piegata alle perverse manie sessuali del boss con il ricatto e la prepotenza (Frank ha fatto rapire suo marito e suo figlio).
È in questo scenario che il buon Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan) vive il suo spaventoso percorso di formazione da ragazzo del suo tempo che si trova però ad abitare un'epoca non dissimile da quella di suo padre (ed è proprio nel suo perfetto giardino che Jeffrey trova lo "scheletro" nascosto, l'orecchio). Se le promesse di ieri si sono trasformate negli incubi di oggi, Jeffrey dovrà decidere che tipo di uomo vuole diventare.
Memorie di un assassino (2003)
Bong Joon-ho basa il suo film su una storia vera, quella del primo serial killer della Corea del Sud (almeno il primo che sia stato individuato), Lee Choon-jae, che tra il 1986 e il 1991 ha ucciso 14 donne in un paese di provincia. Memorie di un assassino - Memories of Murder comincia quando, in un canale di scolo, viene ritrovato il corpo di una giovane donna. La polizia locale indaga ottusamente, affidandosi a metodi spiccioli e alle intuizioni del detective Park Du-man (interpretato dal bravissimo Song Kang-ho, che diventerà da qui uno degli attori feticcio di Bong Joon-ho. Sarà lui a intepretare il padre della famiglia che vive di espedienti in Parasite).
Nell'indagine si "intromette" però l'investigatore Seo Tae-yun, arrivato da Seoul, più metodico e preciso, ed è lui a capire, al secondo omicidio in pochi giorni, che potrebbe trattarsi sempre dello stesso killer. Le indagini vanno avanti e si cerca un modo per incastrare il balordo, si arriva anche a usare una collega poliziotta come esca. E sarà proprio grazie alla sua arguzia se si arriverà vicinissimi alla risoluzione del caso, riuscendo però solo a sfiorarla.
Nella realtà Lee Choon-jae è stato riconosciuto colpevole di 14 delitti solo nel 2019, inchiodato da nuovi esami del DNA, quando si trovava già in carcere da anni per lo stupro e l'assassinio della cognata.
Una donna, una storia vera (1985)
Quando si parla di violenza contro le donne non si intende soltanto quella fisica. Calunnie, insinuazioni, vere e proprie campagne denigratorie, giocate sempre sui triti stereotipi della donna "fuori di testa" o "poco di buono", possono portare a conseguenze non meno gravi. La storia di Marie Ragghianti, vera anche in questo caso, ne è un esempio. Quello scelto dal regista Roger Donaldson - e prima ancora da Peter Maas, autore del romanzo - è però anche un racconto di reazione, e di riscatto.
Negli anni '70 Marie (interpretata da Sissy Spacek in Una donna, una storia vera) lascia un marito ubriacone e manesco e parte per il Tennesee con i suoi tre bambini. Grazie a un vecchio compagno di scuola (intepretato da Jeff Daniels) riesce a trovare lavoro presso l'ufficio del Governatore dello stato. L'ascesa verso cariche più importanti è rapidissima: nel giro di un solo anno Marie viene messa a capo di una commissione. Capisce però ben presto che qualcosa non va.
La giovane donna capisce che l'amico Eddie e il Governatore hanno solo trovato in lei un'esecutrice acquiescente delle proprie macchinazioni, volte a favorire questo o quello al di là della legge. Marie non ci sta: nonostante si ritrovi da sola con tre figli a carico, decide di denunciare tutto all'F.B.I.
Ma è proprio qui che prende il via la campagna denigratoria contro di lei, maldicenze messe in campo solo per piegare la sua volontà e farla apparire agli occhi degli inquirenti come poco affidabile.
Se le accuse di Marie non vengono archiviate è solo perchè, con il caso ormai giunto in tribunale, alcuni giurati si convincono che il Governatore abbia abusato di lei. L'F.B.I. riprende le sue indagini, che si concludono, nel 1979, con l'arresto del Governatore Ray Blanton.
Una donna promettente (2020)
La regista Emerald Fennel (qui al suo esordio) e Carey Mulligan (interprete della protagonista Cassie) riscrivono il genere rape and revenge con Una donna promettente, un film, un thriller con accenti da commedia (premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale), che è figlio del movimento #MeToo. Una patina zuccherosa, quella sotto cui si cela Una donna promettente, che non risparmia critiche e giudizi feroci verso il perbenismo della società - in questo caso americana -, intrisa di maschilismo e pronta a giustificare la cultura dello stupro.
Cassie è una donna di circa 30 anni che lavora come cameriera in una caffetteria. Un impiego semplice che la soddisfa ma che lascia interdetti i suoi genitori e chiunque la conosca, perchè solo pochi anni prima il futuro a cui stava andando incontro pareva ben diverso. Era infatti una brillante studentessa di medicina, una di quelle che, chiunque ci avrebbe giurato, nella vita sarebbe riuscita a fare qualsiasi cosa e sempre al meglio delle proprie possbilità.
A invertire la rotta è stato un evento traumatico: ai tempi dell'università la sua migliore amica Nina fu stuprata, mentre era ubriaca, da un collega di università. Nessuno, se non Cassie, fu poi disposto a credere alla sua versione dei fatti, cosa che fece sprofondare Nina in un profondo stato depressivo che la portò al suicidio.
Da quel momento Cassie ha deciso che lo scopo della sua vita sarà vendicare l'amica. Come una specie di supereroina femminista, di notte si trasforma: "indossato" il suo aspetto più provocante, gira per locali fingendosi ubriaca e facendo credere agli uomini che le si avvicinano di potersi approfittare facilmente di lei. Ma è a questo punto che la vendicatrice agisce sulle ignare vittime con punizioni che non potranno più dimenticare.
Il dolore ancora bruciante per quello stupro spinge Cassie a rivivere volta per volta la stessa rabbia e a voler assicurare alla sua giustizia anche chi, pur non avendo compiuto materialmente l'atto, ha contribuito a spingere l'amica in un baratro. Come la rettrice Elizabeth Walker (interpretata da Connie Britton), che non aveva mai preso provvedimenti contro quel crimine sessuale per non rovinare la carriera futura a quelli che in fondo erano bravi ragazzi e per non infangare il buon nome della facoltà.
Solo l'incontro con Ryan, un chirurgo pediatrico che è in realtà una vecchia conoscenza dai tempi dell'università, sembra placare i suoi istinti vendicativi. Ma proprio quanto scoprirà solo in seguito su di lui la spingerà a mettere in atto un piano con conseguenze inimmaginabili.
Elle (2016)
Si apre con uno stupro Elle, il film diretto da Paul Verhoeven nel 2016 con una superba Isabelle Huppert protagonista. Una violenza brutale che viene però a noi "testimoniata" da un gatto e filmata con inatteso distacco. Ancora più strano è ciò che segue perchè Michèle, questo il nome della protagonista, non sembra particolarmente sconvolta dall'accaduto. Subito dopo sistema la cucina, fa un bagno, decide di raccontare lei stessa l'accaduto a suo figlio, al suo ex marito, agli amici, ma è anche chiara nel dire che non denuncerà il fatto alla polizia.
Un atteggiamento che le deriva da un'altra violenza, non fisica, subita anni prima per colpa di un altro uomo, suo padre, un patriarca cattolico pluriomicida che sta scontando la sua pena per aver massacrato un gruppo di persone quando lei aveva solo 10 anni. Oltre a quella propria del crimine, il padre ha la colpa di aver coinvolto sua figlia in quella scena raccapricciante e di averla data in pasto alle indagini della polizia e alle attenzioni morbose della stampa (è la stessa Michèle a mostrare la foto di sè bambina, quasi nuda, ritratta dagli inquirenti come "la piccola psicopatica a fianco del padre").
Lo stupratore tornerà, sotto forma di flashback, di fantasia, in carne e ossa, e sarà la stessa Michèle a seguirlo e ad attirarlo nella sua "indagine" per scoprirne la reale identità. Ma Elle non è un rape and revenge movie, o almeno non soltanto. E in effetti la protagonista non cerca nemmeno vendetta quanto la possibilità di affermare la propria resistenza a un evento traumatico. Michèle, una donna potente a capo di un'azienda che produce videogiochi, sa che non vuole essere vittima, di un uomo, chiunque egli sia, e delle circostanze, per quanto possano essere avverse.