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Ci sono film in grado di mostrare uno spaccato di vita assai circoscritto nel tempo in modo emozionante, semplice e genuino, concentrandosi su momenti quotidiani apparentemente banali ma in realtà molto significativi, senza mai ricorrere alla retorica o a inutili prolissità. Non è affatto semplice trovare il giusto equilibrio narrativo per riuscire in questa sottile operazione e il fatto che la trentaduenne Carla Simón ci sia riuscita al suo esordio le fa particolarmente onore.
Attraverso poche, rapide ma intense pennellate, la regista e sceneggiatrice spagnola narra la sua stessa vita di bambina divenuta all'improvviso orfana e lo fa con un tatto, un'asciuttezza e un'intensità davvero notevoli. Presentato in anteprima mondiale lo scorso anno al Festival di Berlino, dove è stato unanimemente accolto in maniera assai positiva e ha ottenuto il premio come migliore opera prima, Estate 1993 ha rappresentato la Spagna agli ultimi Oscar e a partire dal 5 luglio finalmente arriva al cinema anche in Italia.
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Il dramma di Frida
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Il film si apre con la piccola Frida (Laia Artigas) che gioca insieme ad alcuni amici a Un, due, tre, stella!. La bimba perde dopo essersi mossa con il capo per ammirare alcuni fuochi d'artificio che esplodono nel cielo. Il suo volto, però, è impassibile ed evidentemente triste. Frida ha sei anni, ha perso da pochi giorni la madre dopo che in passato l'aveva già lasciata anche il padre e proprio in questa serata sta per abbandonare Barcellona per andare a vivere con lo zio Esteve (David Verdaguer) e la compagna Marga (Bruna Cusí), che d'ora in avanti si prenderanno cura di lei. Nella campagna catalana dove è diretta, la sua esistenza cambierà completamente e Frida dovrà pian piano fare i conti con l'assenza della madre, che ancora spera in qualche modo di poter rivedere, e abituarsi a un differente contesto familiare e di vita.
Il talento di Laia Artigas
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Carla Simón, oltre che regista anche unica sceneggiatrice dell'opera, racconta i mesi estivi di Frida nella nuova casa con tono lieve e sguardo sincero, assumendo completamente il punto di vista della piccola. Anche quando seguiamo gli zii discutere sul modo migliore e meno traumatico per educarla e includerla nella vita familiare, lo facciamo attraverso gli occhi e le orecchie della bimba, interpretata in maniera eccezionale da Laia Artigas. Per la prima volta davanti alla macchina da presa, la giovanissima attrice è infatti dotata di una notevole espressività che le permette di rendere al meglio il complesso di inquietudini e incertezze che inevitabilmente dominano il suo personaggio.
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
Un'ottima opera prima
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Giocando abilmente con il non detto per quanto riguarda il travagliato passato della madre e del padre di Frida e le diverse vedute interne alla famiglia di nonni e zii, che ci vengono solo parzialmente suggeriti, Estate 1993 racconta in maniera appassionante e anche molto toccante il doloroso percorso di crescita di una bambina costretta a sei anni, con tutte le sue fragilità, ad affrontare il mondo come fosse un'adulta. E Carla Simón, autrice di un debutto cinematografico potente e maturo, si rivela una regista e una sceneggiatrice di talento, da tenere d'occhio nei prossimi anni.
Movieplayer.it
4.0/5